Crolla un viadotto sulla Palermo-Catania
La Sicilia divisa in due da giorni
Le istituzioni borghesi se ne infischiano della sicurezza delle masse popolari siciliane e danno luogo a un vergognoso scaricabarile
Crocetta e Renzi corresponsabili
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Un pilone ha ceduto sulla A19, la Palermo-Catania, la più importante e trafficata bretella autostradale della Sicilia. Nel pomeriggio del 10 aprile si è spezzato alla base e la carreggiata si è appoggiata su quella accanto per decine di metri. Soltanto per un caso al momento del crollo nessun mezzo stava transitando.
Genera indignazione nelle masse popolari scoprire che le istituzioni borghesi e le autorità preposte sapevano che quel tratto era investito da una frana in movimento dal 2005, dieci anni(!). Il pilone dovrà essere rimosso e i lavori di ripristino dureranno anni, con immenso danno all'economia e al diritto alla mobilità nella regione. Saranno necessari almeno 300 milioni di euro per gli interventi. Se le istituzioni borghesi ci avessero pensato in tempo ne sarebbero stati sufficienti 30. Questo intanto è il risultato della pressoché totale mancanza di manutenzione e ammodernamento della A19 dal 1975, anno di inaugurazione, ad oggi.
La sensazione, seguendo i telegiornali e i giornali borghesi, è che non si voglia dire chiaramente quali sono le enormi conseguenze di quanto è successo.
La Sicilia è spezzata a metà da giorni. Chiusa l'unica arteria che mette in collegamento la parte occidentale con quella orientale, sono rimaste tagliate fuori dalle comunicazioni anche le province centrali. Dopo la frana, per arrivare da Palermo a Caltanissetta sono necessarie 4 ore, per cento chilometri (!), percorrendo le strade statali, spesso non illuminate e franate. I trasporti pubblici sono bloccati. Migliaia di lavoratori pendolari sono impossibilitati a spostarsi per raggiungere i luoghi di servizio. Sono ferme le reti di distribuzione commerciale, colpite le reti sanitarie, che ormai hanno i poli centrali nei due grandi capoluoghi, i turisti sono fermi negli alberghi. Nemmeno il treno garantisce collegamenti efficienti. Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana aggiungeranno entro la fine di aprile solo due treni in più quel tratto e certamente è impraticabile da un punto di vista di massa anche l'ipotesi di collegare con un ponte aereo Palermo e Catania.
ll cedimento della Palermo-Catania è l’ultimo tassello di un disastroso mosaico di crolli che ha coinvolto negli ultimi due anni le strade e le autostrade siciliane, persino con feriti.
Come al solito è iniziato lo scaricabarile. L'incapace governatore Rosario Crocetta. PD, se ne tira fuori dichiarando di aver ereditato problemi del passato, ma dimentica di dire che non ha fatto nulla in questi anni per mettere un argine al problema. D’Angelis, coordinatore della struttura di missione del governo Renzi “Italiasicura” attacca il governo siciliano, che non ha messo in sicurezza il tratto, ma dimentica di dire che il governo Renzi non ha certo stanziato fondi necessari a coprire le necessità della manutenzione ordinaria e straordinaria. L'Anas dal canto suo dichiara di non avere "alcuna competenza sul versante franato" e di non avere "mai ricevuto né direttive né fondi per la risoluzione del dissesto”.
L'ennesima verifica, se ce ne fosse bisogno, che le istituzioni borghesi sono completamente nel pallone quando si tratta di risolvere problemi concreti e fingono di non conoscere neanche le proprie e le altrui competenze. Forse è vero, se si considera il fatto che le istituzioni borghesi considerano come loro principale lavoro non il prendersi cura delle masse, ma lo stornare fondi a destra e a manca per finanziare a loro piacimento i propri favoriti.
E poi c'è il radicato sistema della corruzione nell'appalto delle opere “pubbliche” che appesta l'Italia da Nord a Sud. E' talmente clamoroso il crollo della principale arteria siciliana, seguito lunedì 13 dal crollo dell’asfalto della statale 554, in Sardegna, e preceduto qualche settimana fa dal crollo sulla Salerno-Reggio Calabria, che persino il governo Renzi, che vive su questo sistema marcio, è costretto a prendere un provvedimento, seppur di facciata, sperando di salvarsi dalle critiche.
Il supemanager, da nove anni, di Anas Ciucci, gradito ai governi di tutti i colori, viene dimesso il 13 aprile. E' indagato per abuso d’ufficio per la costruzione della statale 275 Maglie-Leuca, per la quale viene richiesta a suo carico la condanna per danno erariale. Ma rimane intatto ed efficiente il sistema che ha generato il disastro siciliano e della rete autostradale di buona parte del Mezzogiono. Quel criminale sistema basato sulla proliferazione di contratti di tipo privato, sullo stornamento di fondi nei mostruosi progetti di grandi opere, la noncuranza verso il dissesto idrogeologico, la mancanza di fondi per il monitoraggio, la cura e la manutenzione ordinaria e straordinaria del nostro territorio, la disorganizzazione.
Crocetta e Renzi ne sono i principali responsabili. Crocetta lo è, non fosse altro che per l'assenza di un monitoraggio di tutte le opere pubbliche siciliane che stanno cadendo a pezzi, da ospedali a viadotti a scuole, quando sa benissimo che l’uso di materiali scadenti per la costruzione di opere pubbliche è un metodo consolidato nella regione. E Renzi è colpevole in quanto foraggia ai massimi livelli questo corrotto sistema e lo copre, garantendo che non venga alzato neanche un velo per scoprire la verità che sta dietro alla corruzione e ai progetti delle “grandi opere” che assorbono come un buco nero tutti i fondi, mettendo in ginocchio la viabilità nel resto del territorio italiano.
15 aprile 2015