Da Milano a Catania
Il 25 Aprile celebrato nelle piazze
Oltre cinquantamila antifascisti, tra cui i metalmeccanici della Fiom, sfilano a Milano, dove sono stati contestati la “Brigata ebraica” e il PD. Tantissimi ragazze e ragazzi. Mattarella celebra la Resistenza in chiave democristiana
I marxisti-leninisti con indosso la maglietta rossa del PMLI indicano in Renzi il nuovo Mussolini che va abbattuto
Lo straordinario legame delle masse popolari italiane alla Resistenza e alla sua più significativa data, il 25 Aprile, è ancora vivo e ricco di contenuti storici e attuali. Lo hanno dimostrato le decine di vivaci e combattive manifestazioni popolari di piazza, che hanno rispedito alle istituzioni borghesi in camicia nera il tentativo di cancellare dalla memoria storica del nostro popolo il significato di questa giornata e di farla diventare una celebrazione grigia e ingessata, subordinata agli interessi del regime capitalista e neofascista.
Da Milano a Catania, da Nord a Sud in decine di migliaia, tra cui moltissimi ragazze e ragazzi, gli antifascisti hanno infatti ribadito, a fianco dei partigiani dell'Anpi, il senso storico del 25 Aprile, giorno della vittoria del proletariato e delle masse popolari italiane sulla dittatura terroristica aperta di Mussolini e sull'invasione nazista, e hanno anche saputo attualizzare la celebrazione in funzione antigovernativa, denunciando e criticando le controriforme istituzionali e costituzionali, il Jobs Act, la “Buona Scuola” di Renzi. Le piazze erano animate da una miriade di lotte, da quelle operaie, rappresentati a Milano dalla FIOM, a quelle studentesche, a quelle per il diritto alla casa, a quelle contro le mostruose opere, come il TAV, o gli strumenti di guerra imperialista, come il MUOS, a quelle dei profughi per il diritto d'asilo, a quella del popolo palestinese, massacrato dai sionisti. In molte piazze si è tenuto un minuto di silenzio per i 950 migranti inghiottiti dal mare a causa delle scellerate politiche dell'UE imperialista.
Le manifestazioni di massa
Le celebrazioni di massa si sono svolte non certo in un clima di unità con le istituzioni borghesi. Si sono piuttosto svolte nonostante le istituzioni borghesi che hanno messo a punto un diffuso boicottaggio strisciante o aperto. In più parti d'Italia, infatti, i lavoratori antifascisti hanno dovuto lottare per strappare alle istituzioni borghesi, che intanto ipocritamente deponevano corone tricolori qua e là, il diritto a celebrare questo importante giorno per le masse popolari. Obbligati a recarsi al lavoro, in centinaia, in testa le lavoratrici del commercio, hanno protestato, celebrando il 25 Aprile con sit-in davanti ai centri commerciali, come all'Auchan di Lodi, alla Coop di Livorno, al Superconti di Civita Castellana (Viterbo).
A Milano
la manifestazione nazionale, cui hanno aderito anche i sindacati, dalla CGIL alla FIOM, ha raccolto oltre 50 mila antifascisti da tutta Italia, in un imponente corteo. In testa con gli stendardi dell'Anpi, i partigiani che hanno sfilato fianco a fianco con gli operai della FIOM, i moltissimi giovani del movimento studentesco, le delegazioni dei comitati di lotta da ogni parte d'Italia, i migranti. Tutti ad intonare all'unisono e a più riprese Bella Ciao
.
Moltissimi striscioni, cartelli con le foto della gloriosa brigata Garibaldi, le bandiere rosse della CGIL e della FIOM, gli striscioni sindacali, le bandiere palestinesi.
Giustamente i vertici del PD, sono stati ricoperti da una valanga di fischi e insulti per aver consentito l'insostenibile presenza, per giunta in testa al corteo, dietro gli stendardi dell'Anpi, dei sionisti con le bandiere della “Brigata ebraica”, lo striscione “Anche loro, 5000 sionisti, liberarono l'Italia” e quello dell'“Associazione amici di Israele”. Centinaia di manifestanti indignati hanno urlato “vergogna” all'indirizzo dei dirigenti PD e “Assassini, fuori i sionisti dal corteo" ai filo-israeliani.
A Roma
si è svolto il comizio dell'Anpi a Porta San Paolo. In prima fila oltre a migliaia di antifascisti, anche la comunità palestinese che l'anno scorso era stata aggredita dalla “Brigata ebraica”. Quest'anno la tracotante formazione sionista è rimasta a casa. In piazza invece lo striscione della “Rete Ebrei contro l'occupazione”. Conclusi gli interventi, un combattivo e partecipato corteo ha raggiunto Ponte di Ferro, per rendere omaggio alla lapide che ricorda dieci donne romane mitragliate dai nazifascisti.
La combattività e lo spirito antifascista sono radicati nel cuore delle masse popolari italiane da Sud a Nord, come hanno dimostrato gli antifascisti meridionali, che hanno rispedito al nazifascista Salvini l'antistorico tentativo di porre fuori il Sud da questo straordinario momento della storia popolare italiana, con l'obbiettivo di spaccare il proletariato italiano. “La Resistenza fu solo al Nord” ha affermato il falsificatore segretario della Lega, insultando le masse meridionali: “Non avevano le palle di combattere. Sono da sempre dei vigliacchi”. E invece proprio al Sud, dal 27 al 30 settembre del '43, se lo segni Salvini, si ebbe addirittura il primo grande successo della Resistenza italiana, dopo gli scioperi di marzo, quando il popolo napoletano liberò la città dall'occupazione nazifascista.
Per il settantesimo, a Napoli
, alcune migliaia di antifascisti sono scesi in piazza in un combattivo corteo. Presenti l'Anpi e uno striscione portato dai migranti per le migliaia di vittime annegate nel Mediterraneo. Tante manifestazioni anche in Sicilia che diede alla Resistenza un altissimo tributo di sangue con 5 mila partigiani morti per liberare il Nord.
Le celebrazioni delle istituzioni borghesi
A Roma, il democristiano presidente della Repubblica doc Mattarella, che poi si è spostato a Milano per parlare della “festa di tutti” davanti a una platea selezionata e supina, il nuovo Mussolini, Renzi, il presidente del Senato, Pietro Grasso, il ministro della Difesa, la Rambo del PD, Roberta Pinotti, con uno omaggio all’Altare della Patria imperialista, hanno tentato di insozzare in chiave nazionalista e patriottarda il 25 Aprile.
In una lunga intervista concessa da Mattarella ad Ezio Mauro direttore de La Repubblica,
emerge a chiare lettere il tentativo delle massime istituzioni borghesi di depotenziare la carica antifascista e popolare della Resistenza. Con un'operazione teorica di stampo democristiano, la massima istituzione boghese ripropone e sposa tutti i temi cari al revisionismo storico. Spazia dal tentativo di dare un ruolo marginale alla lotta partigiana, che diventa un “contributo” all'accelerazione dell'avanzata alleata, alla rivalutazione del “ruolo fondamentale che le forze armate italiane ebbero nella Liberazione”, dalle insinuazioni sui presunti momenti oscuri della Resistenza alle denuncia delle presunte barbarie, come la citata esposizione del corpo di Mussolini a Piazzale Loreto, dalla svalutazione del ruolo predominante svolto dalle Brigate Garibaldi di ispirazione comunista, all'enfatizzazione delle componenti minoritarie rappresentate da quelle di ispirazione cattolica e democristiana o azionista.
E' poi certamente falso il discorso di Mattarella sulla Costituzione borghese, che sarebbe stata portatrice di “un periodo di pace, di sviluppo e di benessere senza precedenti” di valori “condivisi dall'intero Paese".
In primo luogo perché, checché ne dica Mattarella, la Costituzione borghese non è mai stata e non sarà mai “momento fondante di una storia e di una memoria condivisa”, in quanto sancisce la proprietà privata e la dittatura della borghesia, e non ha certo garantito il benessere della stragrande maggioranza degli italiani, a partire dalla classe operaia, costretta ad una condizione di terribile sfruttamento. In secondo luogo, oggi è in atto un processo di controriforme istituzionali e costituzionali di stampo fascista e piduista che sta annullando del tutto i principi teorici di democrazia e giustizia sociale affermati, anche se mai realizzati, sulla carta costituzionale borghese del '48, di fatto sostituita da una Costituzione neofascista, presidenzialista e interventista.
Bisogna invece prendere coscienza che siamo di fronte ad nuovo fascismo, impersonato dal governo neofascista, piduista, liberista e interventista di Renzi. Bisogna far rivivere lo spirito della Resistenza, indirizzando la lotta contro il nuovo Mussolini, che va cacciato via.
Il proletariato soprattutto deve far rivivere lo spirito della Resistenza, prendersi sulle spalle e guidarla fino alla vittoria, questa cruciale battaglia antifascista con lo stesso spirito e la stessa combattività che animarono le partigiane e i partigiani, nella la coscienza che la lotta non può esaurirsi con l'abbattimento di questo governo, ma deve proseguire con la prospettiva strategica anticapitalista e rivoluzionaria della conquista del socialismo.
A Torino,
medaglia d'oro della Resistenza,
il sindaco Piero Fassino, PD, ha consegnato all'arcivescovo le piazze per la “notte bianca della fede”, tra il 24 e il 25, e il giorno della Liberazione allo shopping clericale con l'esposizione in ogni negozio del feticcio medievale della sindone. Il corteo è stato anticipato alla sera del 23. Il tentativo di Fassino di ridurlo a una silenziosa fiaccolata è stato giustamente fatto fallire dai movimenti, in testa i No TAV, che hanno intonato a più riprese Bella ciao,
mentre il sindaco parlava e nonostante le fanfare militari provassero a coprirli con l'Inno di Mameli. Il 25 Aprile un corteo con moltissimi giovani, scandendo le parole d'ordine “I fasci nei quartieri unici stranieri” ha sfilato per il centro, rendendo omaggio alle lapidi di diverse vittime del nazifascismo.
Il PMLI
I marxisti-leninisti si sono mossi come pesci rossi nell'acqua, amalgamandosi con le piazze di Milano, Modena, Catania, Biella, Varese, Forlì, Firenze, Fucecchio, Civitavecchia, Napoli, Lecce, Teramo, Ravenna, Rimini, Gabicce Mare. Ovunque, le compagne e i compagni, indossando le magliette rosse con il simbolo del PMLI, hanno riscosso un incoraggiante successo, sono stati la parte più avanzata e combattiva dei cortei, hanno fatto rivivere orgogliosamente lo spirito della Resistenza, esponendo i vessilli dei Maestri, del PMLI e i cartelli che dicevano a chiare lettere che il nuovo Mussolini è Renzi, diffondendo il volantino ad hoc che invitava a spazzarlo via, come i partigiani fecero con Mussolini.
Molti manifestanti si sono avvicinati al PMLI, scattando foto, condividendone e appoggiandone il messaggio politico e strategico e chiedendo informazioni sul Partito. A Modena una manifestante ha chiesto di poter partecipare alle riunioni di studio rivoluzionarie del PMLI con la figlia sedicenne, per farla crescere come una vera comunista.
A Catania le compagne e i compagni hanno svolto nel corso del corteo apprezzati interventi al megafono, nei quali è stata ribadita la necessità di unirsi per lottare contro il nuovo fascismo che ha il volto di Matteo Renzi.
Ovunque l'atteggiamento degli antifascisti è stato di apertura, confermando come il Partito è capace di cogliere i sentimenti e le aspirazioni più profondi ed attuali del proletariato e delle masse popolari italiane, come si evince dai servizi relativi che pubblichiamo a parte.
29 aprile 2015