Da Aosta a Catania per lo sciopero promosso dai sindacati confederali e “di base”
Grandi cortei contro la “Buona scuola” di Renzi e Giannini
In piazza insegnanti, lavoratori Ata e studenti. Oltre 100mila a Roma. Dal palco cantata “Bella Ciao”. 40 mila a Palermo, 35mila a Milano, 25mila a Bari. Decine di migliaia in tutta Italia. In minoranza i crumiri, tra cui la moglie di Renzi, contestato a Bolzano
Per il PMLI la scuola deve essere governata dalle studentesse e dagli studenti
Ben cinque le sigle sindacali CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, che hanno promosso, per la prima volta dopo 8 anni, lo sciopero generale unitario della scuola, scegliendo come data il 5 maggio, giornata in cui i Cobas avevano già indetto la mobilitazione per boicottare i test Invalsi nella scuola primaria. La richiesta unitaria è: ritiro del Disegno di Legge (DdL) sulla “Buona Scuola”, il “No a modelli di gestione autoritaria che stravolgono i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità”, un immediato “Piano di assunzioni che assicuri la stabilità del lavoro per tutto il personale docente e ATA” precario; “Organici adeguati al fabbisogno”; “Il rinnovo del contratto scaduto da sette anni”; “forti investimenti su istruzione e formazione”. Tutti d'accordo anche sul “No a incursioni per legge su materie soggette a disciplina contrattuale”.
In appoggio allo sciopero, si è mobilitata una vastissima rete sindacale, che ha visto varie categorie aderire ai cortei, in testa la FIOM, che ha invitato tutte le strutture locali “a promuovere la partecipazione assieme a tutti i lavoratori della scuola, agli studenti, ai lavoratori e ai cittadini alle manifestazioni” nazionali. Tra le adesioni anche quelle della Filcams-CGIL e del Slc-CGIL. Tra le associazioni e organizzazioni che si sono mobilitate per contribuire a generare un terreno fertile allo sciopero generale, l'Arci nazionale e l'UDS. Queste si sono appellate ai docenti affinché “tutte le scuole possano essere chiuse il 5 maggio per lo sciopero generale”. A sostegno si sono schierate anche le organizzazioni universitarie in tutte le loro componenti, le associazioni di genitori, i giovani medici in piazza a fianco della scuola perché il MIUR “ha fallito nel suo compito di garantire la formazione pubblica, libera e democratica”.
Lo sciopero e le manifestazioni
Non ci sono ancora i dati definitivi sull'adesione allo sciopero, in corso mentre scriviamo, ma le percentuali che attualmente oscillano tra l'80 e il 100% nei singoli istituti, città e regioni, raccontano da sole di uno straordinario successo. In molte città italiane, la quasi totalità delle scuole è rimasta chiusa. Pochissimi gli insegnati a scuola, tra cui la crumira Agnese Landini, moglie del nuovo Mussolini, che si è recata al lavoro nella sua scuola di Pontassieve (Firenze) praticamente deserta.
La capillarità della protesta emerge anche dal fatto che, oltre ai sette grandi cortei nazionali, sono state decine e decine le manifestazioni, spesso spontanee e partite dalle scuole, che si sono svolte pressoché ogni città d'Italia persino nei paesi più piccoli. Ciò rende enorme la dimensione della storica giornata di lotta e praticamente impossibile dare una cifra definitiva della presenza di manifestanti in piazza. A ciò si aggiunga il fatto che, in appoggio allo sciopero, sono scesi in piazza persino gli studenti delle scuole medie inferiori, e, con le famiglie, quelli delle elementari e degli asili. Se quindi la presenza nelle piazze può essere valutata con una cifra che oscilla tra i 300 e i 500mila manifestanti, molto più ampia è l'opposizione al DdL, che praticamente coinvolge le masse popolari italiane compatte nel dire “NO” alla controriforma. Molti dei genitori, per continuare la protesta, hanno dichiarato che non manderanno a scuola i propri figli domani e dopodomani, giorni dello svolgimento dell'osceno test Invalsi nelle scuole elementari. Senza contare, inoltre, che già il 4 maggio mobilitazioni, assemblee, sit-in e flash-mob si erano tenuti nella stragrande maggioranza delle città italiane.
La mattina del 5 maggio, lavoratrici e i lavoratori della scuola, studentesse e studenti, familiari hanno sostenuto lunghi viaggi per concentrarsi nelle 7 manifestazioni nazionali. Ad Aosta,
in oltre 5mila si sono dati appuntamento da tutta la regione a piazza Chanoux. Tra gli striscioni: “No alla rottamazione della scuola”, “Contro il DdL dei padroni”, “Precari usa e getta”. L'alta combattività del corteo era testimoniata dalle parole d'ordine contro il governo Renzi e dal canto di “Bella Ciao”, che ha concluso la manifestazione.
La carica antigovernativa e l'aperta critica al governo Renzi hanno caratterizzato tutti i cortei, come quello svoltosi a Milano.
Nella città lo sciopero ha avuto adesioni altissime, con punte del 95% in alcuni istituti. In oltre 35 mila lavoratrici e lavoratori hanno sfilato provenienti dalle regioni del Nord. Moltissimi gli studenti, che sono arrivati in corteo partendo dalle loro scuole. In manifestazione, tra le moltissime bandiere sindacali, anche quelle della FIOM. Gli insegnanti hanno portato le maschere di Renzi con le orecchie da asino e la scritta “Bocciato!” e centinaia di striscioni tra cui “Abbasso Renzi e le sue riforme”
A Roma
il corteo di oltre 100 mila manifestanti, in cui confluivano lavoratori del centro Italia, è partito da Piazza della Repubblica e, dopo aver percorso il centro storico, è confluito in Piazza del Popolo.
Le proteste erano iniziate già nella notte, quando UDU e Rete degli Studenti avevano appeso davanti al MIUR e al Pincio degli striscioni di appoggio allo sciopero.
La vivacissima manifestazione ha visto in prima linea le precarie della scuola, che non l'hanno mandata a dire a Renzi e alla Giannini contestatissimi. Tra i cartelli “L'unione fa la scuola”, a sottolineare la ritrovata unità sindacale. Moltissimi gli striscioni delle scuole di Roma e del Lazio, portati in piazza dalle studentesse e dagli studenti. A conclusione della manifestazione romana dal palco, dove sono intervenuti tra gli altri, Domenico Pantaleo, segretario nazionale della FLC-CGIL, Massimo Di Menna segretario nazionale della UIL-scuola e il segretario della CGIL Susanna Camusso, sono state chieste le dimissioni della Giannini e cantata “Bella ciao”.
I Cobas hanno manifestato davanti al MIUR, esponendo lo striscione "Il DdL distruggerà la scuola”, mentre per il pomeriggio hanno indetto un sit-in in piazza Montecitorio.
In 25mila a Bari
in un combattivo corteo, in cui sono confluiti lavoratori di Puglia, Basilicata e Calabria, arrivati con decine di pullman. Tanti fischi e i cori contro Renzi. Dietro gli striscioni sindacali, gli spezzoni delle scuole, tra cui alcuni che attaccavano direttamente il capo del governo: "Renzi anche gli insegnanti votano. Presto te ne accorgerai"!
A Palermo
sono arrivati oltre 40 mila manifestanti provenienti anche da Agrigento e Trapani. Già alle 8, piazza Marina era stracolma di bandiere. Gli studenti medi del capoluogo siciliano, giunti in via Roma, hanno bruciato le schede dei test Invalsi. A termine della manifestazione è stato occupato l’Assessorato comunale all’Istruzione.
A Catania
almeno in 20mila, provenienti anche da Caltanissetta, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa, si sono concentrati in Piazza Europa per poi sfilare dietro lo striscione “La buona scuola siamo noi”, scandendo la parola d'ordine “la scuola pubblica non si tocca la difenderemo con la lotta”!
Oltre 20mila in piazza a Cagliari
da tutta la Sardegna, in una delle più grandi manifestazioni degli ultimi 20 anni nell'isola. Nel corteo anche i docenti universitari che hanno scioperato in solidarietà a quelli delle scuole.
Il mondo della scuola ha manifestato in praticamente tutte le città italiane, da Padova
, a Torino
, Bologna
, Firenze
, Pescara
, Napoli
, Messina
. Per citare tutte le manifestazioni ci vorrebbe l'intero giornale. Ma le salutiamo una per una, come ugualmente importanti e decisive per la riuscita della straordinaria giornata di mobilitazione.
A Bolzano
, dove si è svolto un partecipato e vivace corteo, in piazza persino i giovanissimi delle scuole elementari hanno urlato, insieme agli insegnanti, “Renzi bocciato! Nessuno ti ha votato!”. Il nuovo Mussolini, presente in città per la campagna elettorale, è stato investito dalla dura la contestazione studentesca con con lancio di uova e pomodori.
Continuare la lotta fino all'affossamento della “Buona Scuola”
Il PMLI che è stato presente a Milano, a Catania, Caltagirone, (Ct), in taluni casi con la bandiera e i cartelli e sempre diffondendo centinaia di volantini “Lottiamo affinché le scuole siano governate dalle studentesse e dagli studenti -Bocciamo la 'Buona scuola' di Renzi e Giannini”, appoggia in maniera militante la mobilitazione dei lavoratori della scuola e saluta questa giornata di lotta. Essa è storica in quanto ha compattato i sindacati, tutte le categorie dei lavoratori della scuola, gli studenti, di ogni ordine e grado, le famiglie, che hanno capito qual è la posta in gioco. Il successo di massa dello sciopero e dei cortei ha smascherato ogni propaganda renziana, mostrando come da un lato c'è il governo, dall'altro milioni di lavoratori, studenti, famiglie che hanno bocciato la “Buona scuola”, stigmatizzando la tracotanza con la quale il nuovo Mussolini vuole imporla.
Non si lascino trarre in inganno lavoratrici, lavoratori, studentesse, studenti, famiglie da Renzi che si dichiara, dopo la sonora scaricata di ceffoni di oggi, disponibile al dialogo. Il decreto sulla “Buona scuola” va affossato in blocco. La lotta va estesa ad abrogare tutta la legislazione controriformatrice e di tipo privatistico riguardante la scuola e l'Università.
Da più parti nel corso di questi mesi e nel corso delle manifestazioni di piazza di oggi Renzi è stato duramente criticato e persino contestato, come a Bolzano. Sono state messe in evidenza le “anomalie” che hanno portato alla sua nomina, i contenuti antipopolari delle sue leggi, ne sono state chieste le dimissioni, è stata cantata “Bella Ciao” in più città. Significa che inizia ad affermarsi tra le masse lavoratrici e popolari l'idea che la questione Renzi va ben oltre il ristretto ambito di ciascuna lotta e riguarda l'impianto controriformatorio di stampo fascista, piduista, liberista e interventista che vuole imporre all'Italia. Il nostro auspicio è che la lotta contro la “Buona Scuola”, si leghi sempre più alle altre lotte in corso, in primo luogo quelle operaie per il lavoro e contro la chiusura delle fabbriche, per far montare sempre più l'opposizione a questo governo, che va spazzato via.
Il PMLI saluta anche le studentesse e gli studenti che, partecipando a questa giornata di lotta, hanno contribuito in gran parte a decretarne il successo. In diverse città, mentre i lavoratori erano a manifestare nei cortei nazionali, sono stati loro ad organizzare i numerosi e combattivi cortei. A loro diciamo che, per affossare la “Buona scuola”, devono alzare il tiro politico, così come lo ha già fatto il governo Renzi che li vorrebbe zittire, e devono porre all'ordine del giorno ciò che li riguarda in primo luogo, cioè la questione della natura e del governo della scuola, facendo propria la parola d'ordine del PMLI per una scuola “pubblica e gratuita governata dalle studentesse e dagli studenti”.
Il movimento studentesco deve inserire la propria mobilitazione nella strategia della lotta di classe al fianco della classe operaia contro il capitalismo per il socialismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato. Solo così le scuole e le università saranno finalmente libere dagli interessi e dall'influenza culturale della classe dominante borghese e diventeranno un servizio goduto dal popolo e dal popolo controllato.
Viva la storica giornata di lotta del 5 maggio!
6 maggio 2015