Per l'assassinio di un giovane nero da parte della polizia
Rivolta degli afroamericani a Baltimora
Obama accusa i rivoltosi di essere dei “criminali”. Decretato lo “stato di emergenza”
La procuratrice di Stato del Maryland, afroamericana, ha incriminato di 6 di diversi reati, tra cui omicidio di secondo grado e omicidio colposo, gli agenti di Baltimora coinvolti nel caso del giovane nero di 25 anni deceduto il 19 aprile per lesioni alla spina dorsale mentre si trovava in custodia della polizia. L'1 Maggio sono scattati gli ordini di arresto anche se gli agenti sono stati rilasciati sotto cauzione. Nel dispositivo di incriminazione la procuratrice ha scritto che il giovane "fu arrestato illegalmente" poiché "non aveva commesso alcun crimine". La relativa rapidità con la quale gli agenti sono stati incriminati non garantisce sulla loro condanna, quasi sempre in passato gli omicidi razziali compiuti dalla polizia negli Usa sono restati impuniti, dato che il caso non è altrettanto palese come i più recenti con le esecuzioni sommarie filmate da testimoni; è intanto una riposta alla rivolta degli afroamericani a Baltimora che per alcuni giorni hanno messo a ferro e fuoco la città, fino a quando il governatore dello Stato decretava lo “stato d'emergenza” per una settimana e chiedeva l'intervento di 5 mila soldati della Guardia Nazionale mentre il sindaco Stephanie Rawlings-Blake, una afroamericana figlia di una leader dei diritti civili, disponeva il coprifuoco dalle 22 alle 5 per una settimana a partire dal 29 aprile.
L'assassinio del giovane Freddie Gray da parte della polizia è un banco di prova anche per il nuovo ministro della Giustizia, Loretta Lynch, prima donna ministro della giustizia nera insediatasi appena il 27 aprile che dopo un incontro col presidente Barack Obama affermava che una delle sue priorità sarà quella di migliorare i rapporti tra la polizia e le comunità locali e annunciava l'avvio di un'inchiesta su quanto accaduto a Baltimora e sull'operato della polizia, mettendo comunque al primo posto la questione della “ferma repressione” della protesta violenta.
L'apertura di una inchiesta governativa a Ferguson, la prima città che lo scorso anno si è rivoltata contro gli assassini razzisti della polizia, non è servita a condannare l’agente responsabile della morte di un giovane nero; ha solo confermato la discriminazione metodicamente applicata dalla polizia e aperto la strada al commissariamento del dipartimento. Un precedente che la dice lunga sulla reale volontà di Obama di mettere fine all'assassinio degli afroamericani e d'altra parte lo stesso presidente ha dichiarato “non posso commissariare tutte le polizie del paese”.
Dalla ricostruzione della vicenda effettuata dal procuratore risulta che Gray era stato arrestato dalla polizia il 12 aprile e moriva il 19 aprile, dopo una settimana di coma, in seguito ad una lesione alla spina dorsale riportata mentre veniva trasportato da un camioncino della polizia dopo l'arresto. Il metodo usato dagli agenti di Baltimora per picchiare l'arrestato è stato definito la “tortura del furgone”, un metodo molto usato in passato; l’arrestato viene ammanettato e chiuso sul retro di un furgone di polizia che guidato in modo spericolato, con accelerazioni e frenate, curve improvvise, sbatte contro le pareti. Un sistema che è una vera tortura che provoca contusioni e lesioni, in passato anche lesioni mortali. Gli agenti nel furgone si tengono ben saldi e assistono alla tortura, senza sporcarsi le mani.
La notizia dell'incrimazione degli agenti era salutta da alcune migliaia di manifestazioni che scendevano in strada e ci restavano anche dopo l'entrata in vigore del coprifuoco, per denunciare il coprifuoco come un sopruso e per riprendersi il diritto di manifestare; la polizia arrestava oltre 50 manifestanti. Che si sommavano a quelli fermati nei giorni precendenti durante la rivolta popolare contro l'assassinio del giovane.
Le proteste di piazza iniziavano il 19 aprile dopo la notizia della morte del giovane e crescevano nei giorni successivi in una rivolta che esprimeva tutta la rabbia degli afroamericani di Baltimora; soprattutto la notte migliaia di manifestanti invadeva le strade e si scontrava con la polizia che effettuava decine di arresti.
Duri scontri che si ripetevano il 28 aprile quando un'imponente folla partecipava al funerale del giovane e successivamente migliaia di dimostranti si riversavano per le strade della città dando vita a durissimi scontri con la polizia in particolare nella zona ocidentale della città dove molti negozi e un centro commerciale erano presi d'assalto e devastati. Il governatore dello Stato decretava lo stato d'emergenza e chiedeva l'intervento della Guardia Nazionale.
Barack Obama condannava la rivolta, accusava i rivoltosi di essere dei “criminali” e prometteva un'indagine affermando che ci sono stati "troppi casi nei quali sembra che agenti della polizia trattino individui, principalmente afroamericani, spesso poveri, in un modo che solleva interrogativi inquietanti". Come se la lista degli assassini razziali della polizia non fosse più lunga di un elenco del telefono. Quale risposta alle ipocrite affermazioni di Obama basta quella di un residente dei quartieri in rivolta che denunciava: “adesso tutti fanno appelli per la pace. Ma dove era la pace quando la polizia ci sparava e quando venivamo licenziati, dov’era la pace allora?”.
La città di Baltimora, storico porto commerciale del Maryland, è stata duramente colpita dalla deindustrializzazione degli ultimi decenni, pagata in particolare dalla classe operaia e dalle masse popolari multietniche della città abitata da una maggioranza nera che raggiunge quasi i due terzi della popolazione; almeno un terzo degli afroamericani vivono sotto la soglia federale di povertà e sotto la repressione continua della polizia. L'altra immagine della città è quella più conosciuta, quella che ha un campus universitario di fama mondiale, che ha ristrutturato l'area portuale in zona turistica e residenziale di lusso. Profonde diseguaglianze sociali che assieme al comportamento razzista della polizia hanno contribuito a innescare la rivolta.
La protesta degli afroamericani di Baltimora era appoggiata da manifestazioni, marce e sit in di solidarietà che il 29 aprile si svolgevano in varie città degli Usa. A New York più di un centinaio di manifestanti erano arrestati dalla polizia dopo una marcia di solidarietà che era partita da Union Square verso Times Square, nel cuore di Manhattan, che aveva bloccato una importate via di comunicazione. Manifestazioni si registravano tra le altre a Atlanta, Detroit, Chicago, Indianapolis e Denver. Un migliaio di manifestanti attraversava il centro di Washington fino davanti la Casa Bianca al grido di "giustizia per Freddie Grey".
6 maggio 2015