Milano
Il PMLI anima e tinge di rosso il corteo sindacale coinvolgendo i combattivi lavoratori Auchan da mesi in lotta. Molti manifestanti si sono fatti fotografare col cartello del PMLI. Ai comizi finali dei rappresentanti di CGIL, CISL e UIL il Partito si unisce alla contestazione da parte dei lavoratori al grido: “Il Job Act è da affossare, sciopero, sciopero generale!”
Redazione di Milano
La Giornata Internazionale dei Lavoratori è stata celebrata a Milano, nella mattina di venerdì 1° Maggio, col tradizionale corteo sindacale. Sono affluiti a Porta Venezia centinaia di lavoratori provenienti dalle provincie di Milano e Monza-Brianza con alla testa quelli dell’ipermercato Auchan di Cesano Boscone in lotta contro i 1.426 licenziamenti annunciati dalla multinazionale francese.
A tingere il corteo del Primo Maggio milanese del suo rosso autentico è stato indubbiamente il PMLI. Sin dal concentramento compagne e compagni, militanti e simpatizzanti della Cellula “Mao” di Milano, dell’Organizzazione di Melzo e della provincia di Bergamo, erano all’opera diffondendo centinaia di volantini riportanti estratti del documento della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI, “Proletari, lottate per la conquista del socialismo e del potere politico!”, così com’era scritto sul manifesto su un lato di due cartelli, sull’altro c'era quello contro il governo Renzi che rappresenta quest’ultimo mentre stringe la mano al suo maestro piduista Berlusconi, ambedue con il fez fascista, attirando l’approvazione di molti manifestanti che l’hanno fotografato chiedendo ai nostri compagni anche di posare con esso.
A rompere il silenzio tombale imposto dall’organizzazione dei vertici collaborazionisti dei sindacati confederali c’hanno pensato i marxisti-leninisti milanesi che hanno coinvolto diversi manifestanti al canto di “Bandiera Rossa”, “L’Internazionale”, “Il nostro giorno è il Primo Maggio”, “Bella Ciao” e “Fischia il Vento” e dal grido di slogan tesi ad elevare la combattività e la coscienza di classe: “Contratto nazionale da preservare, mai lo faremo cancellare”, “I padroni non son da finanziare, aziende in crisi, da nazionalizzare!”, “Art. 18 che hanno cancellato, con la lotta va ripristinato”, “Leggi 30 e Treu / d’abrogare, Art. 18 / da ripristinare”, “Lotta di classe è nostro dovere, classe operaia al potere”, “Né gratuito, né precario, lavoro stabile, pari salario!”, “Lavoro gratuito non lo vogliamo, modello EXPO lo respingiamo!”, “Vogliamo un solo disoccupato, governo Renzi sei licenziato”, “I migranti non sono clandestini, abrogare la Legge Bossi-Fini”, “Il Jobs Act è da affossare, governo Renzi è da cacciare!”, “Sciopero, sciopero generale, governo Renzi te ne devio andare”, “Un sistema in crisi, quest’è il capitalismo, unica soluzione è il socialismo”.
Lo stile combattivo, disciplinato e compatto della rossa delegazione marxista-leninista ha attratto vari manifestanti che si sono complimentati coi nostri compagni prendendo contatti per meglio conoscerci. Uno stile proletario rivoluzionario che nulla ha a che fare con quello dei partiti falso-comunisti i cui mesti spezzoni marciavano silenti, senza alcun entusiasmo e contenuto politico-sindacale, senza cenno al 1° Maggio, senza alcun attacco o critica al governo Renzi e alla sua politica di precarizzazione e del modello di sfruttamento attuato all’EXPO 2015.
Nei comizi finali in Piazza Fontana a essere applauditi da tutta la piazza sono stati solo gli interventi dei lavoratori, ma proprio al rappresentante dei lavoratori Auchan è stato impedito di intervenire per “mancanza di tempo”.
Grande l’ipocrisia e la sfacciataggine dei collaborazionisti segretari cittadini di CGIL, CISL e UIL che nei loro discorsi hanno fatto un mucchio di chiacchiere sulla loro volontà di battersi contro la precarietà del lavoro mentre nulla hanno detto affinché sia abrogato il renziano Jobs Act con un doveroso sciopero generale nazionale e senza fare cenno come al solito nessun cenno invece all’abrogazione delle leggi Treu e 30/03 e nel rivendicare una nuova legge basata sul lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato così come rivendicato dalla parte più cosciente dei lavoratori precari in lotta e tra i partiti unicamente dal PMLI.
I marxisti-leninisti hanno in più riprese gridato in coro, coinvolgendo i combattivi lavoratori Auchan, durante i comizi dei tre segretari collaborazionisti: “dite qualcosa contro il Jobs Act”, ma Danilo Margaritella (UIL) e Danilo Galvagni (CISL) non hanno risposto (del Jobs Act non hanno detto niente, come se non esistesse) mentre Graziano Gorla (CGIL) ha replicato che “il Jobs Act non basta a rilanciare l’occupazione” ottenendo dai nostri compagni e dai lavoratori attorno coinvolti la risposta “Il Jobs Act è da affossare, sciopero, sciopero generale!”.
Nonostante provocatorie minacce di alcuni soggetti con la pettorina della UIL che intimavano di cessare le sonore contestazioni, i marxisti-leninisti ed i lavoratori Auchan hanno continuato imperterriti e con più forza quando Gorla ha preteso di criticare le “brutture” del modello EXPO di sfruttamento: “Graziano Gorla non far la finta, su quell’accordo c’è anche la tua firma”, riferito al vergognoso accordo del 23 luglio 2013 sulle assunzioni per l'EXPO che prevede lo sfruttamento di 18.500 lavoratori “volontari” a stipendio 0 e di altrettanti a 500 euro mensili.
I comizi si sono conclusi con la coda tra le gambe dei vertici sindacali che se la sono frettolosamente svignata, mentre i lavoratori hanno espresso la loro soddisfazione di aver festeggiato il Primo Maggio nel suo autentico spirito di lotta, nel contestare liberamente quei dirigenti sindacali crumiri che svendono uno ad uno i diritti conquistati al prezzo di dure lotte!
6 maggio 2015