70° Anniversario della Liberazione dell'Europa dal nazi-fascismo
Una grande e storica vittoria in cui l'Urss di Stalin ha svolto un ruolo decisivo
Il prezzo più altro pagato dai popoli dell'Unione Sovietica con in testa

Esattamente 70 anni fa, il 9 aggio 1945, in Europa terminava la seconda guerra mondiale con la sconfitta della Germania nazista. Nel settantennio di questa importante ricorrenza è necessario sgomberare il campo da tutta una serie di falsità storiche che tanto la destra quanto la “sinistra” borghese hanno cercato, e cercano tutt'ora, di dare a bere alle masse. Secondo gli storici borghesi, imbroglioni lautamente stipendiati dalla classe dominante borghese, i Paesi capitalisti occidentali sarebbero stati i “buoni” mentre il ruolo di “cattivi” spetterebbe, assieme alla Germania nazista, all'Unione Sovietica di Stalin. Hitler e Stalin vengono presentati come due alleati in accordo per la spartizione dell'Europa e solo il voltafaccia di Hitler e la sua proditoria aggressione all'URSS avrebbe costretto Stalin a cercare l'aiuto delle potenze occidentali. Per la storiografia borghese la sconfitta di Hitler è stata determinata dagli Usa e dalla Gran Bretagna e solo grazie a loro l'Europa sarebbe stata liberata. Del tutto secondaria, nella loro analisi, il ruolo dell'Armata rossa di Stalin. Nel settantennio della vittoria sul nazi-fascismo è nostro dovere marxista-leninista fare chiarezza e spiegare come andarono realmente le cose.
 
Le cause della guerra e le responsabilità dei capitalisti occidentali
Per comprendere la seconda guerra mondiale è prima di tutto necessario conoscerne, almeno per sommi capi, le cause e le contraddizioni a carattere internazionale che l'hanno generata. La grande crisi del capitalismo del 1929 e l'enorme influenza che l'Unione Sovietica di Stalin esercitava sulle masse popolari di tutta Europa aveva profondamente scosso gli equilibri, interni ed esteri, dei Paesi europei. La crisi economica aveva travolto tutti i Paesi capitalistici e le loro classi dominanti borghesi che si mostrarono assolutamente impreparate a gestire la situazione e che ne scaricarono i costi sulle masse popolari. In Germania, seguendo l'esempio di quanto avvenuto un decennio prima in Italia, le forze borghesi più scioviniste e reazionarie, in stretto legame con i circoli militari guerrafondai e con il grande capitale internazionale, strumentalizzarono la crisi e riuscirono ad imporre alle masse un governo fascista.
La storiografia borghese tace il fatto che fin dal suo avvento il nazismo vantò il più ampio credito internazionale. Alla Germania di Hitler i Paesi capitalistici occidentali fecero fin da subito ponti d'oro. Per i capitalisti e le borghesie occidentali del resto il nazismo in Germania, così come seppur in scala minore il fascismo in Italia, facevano molto comodo sullo scacchiere internazionale. Da un lato il proletariato e le masse popolari tedesche ed italiane erano sotto il giogo di una dittatura terroristica aperta che le soffocava nelle catene della schiavitù di classe e dall'altro, come in effetti poi avvenne, il militarismo di questi due Paesi, soprattutto quello tedesco storicamente tra i più forti del mondo, potevano avere un preciso utilizzo anti-sovietico. Nella sua corsa al riarmo tutto venne concesso ad Hitler che fin dal principio ebbe il pieno appoggio non solo dalla grande borghesia tedesca ma, come abbiamo detto, dallo stesso capitale internazionale che lo finanziò. Schiacciando il proletariato tedesco e succhiandolo fino all'ultima goccia di sangue Hitler e la sua cricca ricostruirono l'esercito e lo riarmarono fino a renderlo tra i più forti del mondo. La militarizzazione della Renania nel 1936 e l'annessione dell'Austria nel 1938 ebbero luogo senza colpo ferire.
L'imperialismo tedesco non venne fermato neppure quando Hitler rivendicò per il suo grande Reich i Sudeti, regione facente parte della Cecoslovacchia. Solo l'Unione Sovietica cercò di fermare l'espansionismo tedesco cercando di fare comprendere alle potenze occidentali che il nazismo rischiava di trascinare il mondo in un nuovo conflitto mondiale. Stalin più e più volte tentò un accordo con Francia e Gran Bretagna che preferirono invece trattare direttamente ed alla pari con Hitler. Miopia e superficialità da parte dei Paesi occidentali e delle rispettive borghesie nel considerare il pericolo nazista? No. L'obiettivo era ben altro, vale a dire lasciare campo libero alla Germania nazista nell'espansione ad est convogliando i suoi appetiti territoriali contro l'Unione Sovietica. La Cecoslovacchia alla conferenza di Monaco nel settembre del 1938 venne di fatto ceduta ad Hitler che poté occupare i Sudeti senza colpo ferire e poi, pochi mesi dopo, annettersi anche la Boemia e la Moravia. Solo l'URSS fece ogni sforzo per tentare di costruire un vasto fronte internazionale a sostegno della Cecoslovacchia e si adoperò nella Società delle Nazioni perché l'aggressione della Germania fosse riconosciuta come tale. A partire dalla primavera del 1939 fu chiaro agli occhi del Mondo intero che il prossimo “boccone” della belva nazista sarebbe stato, con la scusa di unire la Prussia orientale al resto del Reich, il corridoio di Danzica e con esso la Polonia.
Stalin, e la diplomazia sovietica tentarono in ogni modo la creazione di un fronte anti-nazista che comprendesse, oltre all'URSS stessa, tutti i Paesi democratici borghesi. Mai trattative diplomatiche vennero condotte in modo così dilazionatorio ed ipocrita. Era fin troppo evidente che Inghilterra e Francia non volevano sottoscrivere nessun serio patto con l'URSS, né dare vita ad una coalizione di difesa contro il nazifascismo. Essi, utilizzavano i colloqui con l'URSS al solo scopo di confondere l'opinione pubblica dei loro Paesi che era, invece, assai favorevole all'accordo con i sovietici e per dirigere i piani espansionistici nazisti ad est. Le diplomazie occidentali accamparono mille scuse, impedimenti, ritardi pur di fare saltare l'accordo e, di fatto, lasciare mano libera all'imperialismo tedesco che, occupata la Polonia, avrebbe avuto la possibilità di proseguire la sua marcia verso est colpendo direttamente l'URSS. La borghesia ed i grandi capitalisti occidentali confidavano che ad Hitler sarebbe riuscito ciò in cui loro avevano invece fallito al termine del primo conflitto mondiale: la distruzione del bolscevismo.
 
Il patto “Molotov-Ribbentrop” e l'aggressione nazista dell'URSS
Dopo la capitolazione, a Monaco, da parte delle potenze imperialiste occidentali, era ormai chiaro il disegno in atto. L'intero capitalismo internazionale intendeva utilizzare la Germania nazista, alla quale fino a quel momento erano stati fatti i ponti d'oro, in funzione antisovietica. Fu a quel punto che Stalin, il gruppo dirigente bolscevico e il governo sovietico agirono per far saltare i piani che miravano a provocare una guerra fra l'URSS e la Germania nazista, rompere l'accerchiamento del paese da parte dei paesi del "blocco anticomintern" (Germania, Giappone e Italia) e assicurare allo Stato sovietico e al suo popolo le condizioni e il tempo necessari allo sviluppo delle capacità difensive del paese e all'ulteriore rafforzamento dell'Armata Rossa. Il patto Molotov-Ribbentrop, sottoscritto nell'agosto del 1939, non fu come millantano gli storici borghesi anticomunisti una alleanza tra Hitler e Stalin ma un mero patto di non aggressione della durata di 10 anni. Stalin a questo riguardo affermò: “Un patto di non-aggressione è un patto di pace tra due Stati. Poteva il Governo sovietico respingere una tale proposta? Penso che nessuno Stato pacifico possa respingere un accordo di pace con una potenza vicina, anche se a capo di questa potenza vi sono dei criminali e dei cannibali come Hitler e Ribbentrop. E ciò, naturalmente, alla condizione assoluta che l'accordo di pace non menomi né direttamente né indirettamente l'integrità territoriale, l'indipendenza e l'onore dello Stato pacifico. Come è noto il patto di non aggressione tra la Germania e l'URSS è precisamente un patto di questo genere ”.
I capitalisti occidentali si ritrovarono con il “cerino in mano” e, dopo che Hitler conquistò la Polonia, gli si rivoltò contro. La guerra imperialista li travolse uno ad uno e la Germania nazista conquistò l'intera Europa. Forte delle posizioni conquistate in Occidente il 22 giugno 1941 l'imperialismo tedesco attaccò proditoriamente l'URSS e le armate naziste, al cui seguito si schierarono quelle fasciste di molti Paesi europei, occuparono macchiandosi di orribili crimini molti territori dell'Unione Sovietica. Pur costretta a cedere terreno e subendo ingenti perdite fu subito chiaro che l'URSS non sarebbe crollata come i paesi borghesi occidentali. A differenza delle deboli democrazie borghesi il Socialismo sovietico era solido come la roccia e tutti i popoli dell'Unione Sovietica erano disposti a difenderlo fino all'ultima goccia di sangue. Scioccati dalla resistenza dell'URSS, che nelle loro previsioni avrebbe dovuto crollare nel giro di pochi mesi, capirono che l'unico modo di sconfiggere Hitler era quello di allearsi con l'Unione Sovietica di Stalin, baluardo mondiale contro il fascismo.
 
Il ruolo dell'Armata rossa di Stalin
Di chi il merito della sconfitta del nazi-fascismo e della vittoria sull'imperialismo tedesco che mirava a conquistare il Mondo? I Paesi imperialisti occidentali con in testa Gran Bretagna, Francia e, dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor nel dicembre 1941, gli Stati Uniti fecero fronte comune con l'URSS per affrontare la belva nazista? No, ciò non avvenne. L'Unione Sovietica, fatta eccezione per la fornitura da parte dei suoi “alleati” di equipaggiamenti, mezzi ed armi che del resto erano profumatamente pagati dal popolo sovietico, venne lasciata sola per ben quattro anni a combattere contro le armate naziste. Mentre gli Occidentali si limitavano a combattimenti periferici, nel nord Africa prima e in Italia poi, e a bombardamenti a tappeto sulle città tedesche (causando in questo centinaia di migliaia di morti tra i civili) l'Unione Sovietica si trovò sostanzialmente sola ad affrontare l'esercito tedesco ed i suoi alleati fascisti. A costo di milioni di morti l'onda nazista si infranse sulle tre città sovietiche che più di tutte rappresentavano la stessa identità del socialismo sovietico: Leningrado, Mosca e Stalingrado.
Con l'aggressione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista la stessa natura del conflitto mondiale cambiò. Da guerra di aggressione imperialista combattuta tra Paesi imperialisti, quelli fascisti più aggressivi e le democrazie borghesi più statiche, la guerra divenne una guerra di liberazione dal nazi-fascismo. L'Unione Sovietica di Stalin poté proclamare la grande guerra patriottica diventando un faro nella resistenza dei popoli europei soggiogati dall'occupazione nazi-fascista. In tutta Europa milioni di uomini e donne si schierarono idealmente con l'Unione Sovietica aggredita e iniziarono a condurre una guerra partigiana per indebolire le retrovie tedesche. Sostenendo da sola l'intero peso del conflitto l'URSS ed il suo popolo respinsero le armate naziste liberando, uno dopo l'altro, i suoi territori occupati spingendosi fino ai suoi confini prima dell'aggressione.
Il “rischio” che si profilava per i governanti americani e inglesi era quello di una Europa liberata dalle truppe sovietiche che avrebbe così potuto constatare la superiorità del socialismo sulla democrazia borghese. Non potendo permettere ciò si decisero ad aprire il secondo fronte e nel giugno 1944 ebbe luogo lo sbarco in Normandia. Attaccata su due fronti, cosa che avrebbe dovuto succedere almeno due anni prima come più e più volte chiesto da Stalin, la Germania nazista si trovò definitivamente costretta a mettersi sulla difensiva e a logorarsi nell'impossibilità di difendersi tanto ad est quanto ad ovest. Ancora una volta il compito più arduo spettò all'URSS che si trovò ad affrontare le migliori armate tedesche. Mentre ad ovest contro le truppe inglesi ed americane i tedeschi si limitarono a continue ritirate interrotte solo da brevi resistenze e ancor più deboli e limitate controffensive (come quella delle Ardenne che fu un soltanto un limitato attacco di poche divisioni tedesche) ad est, contro l'Urss, combatterono fino all'ultimo con il peggiore accanimento. In alcuni casi, ed è storicamente documentato, alcuni gerarchi ed alti ufficiali nazisti fecero il possibile per facilitare l'avanzata alleata cercando accordi con le borghesie occidentali ed i loro politici. Non mancarono, soprattutto quando la sconfitta per la Germania nazista si rivelava sempre più inevitabile, contatti più o meno velati tra gerarchi ed industriali nazisti con i loro omonimi occidentali.
Se l'esperimento nazista si era rivelato fallimentare per la borghesia tedesca e con esso era fallito il suo sogno di dominare il mondo non per questo essa era disposta a capitolare di fronte al Socialismo! Molto meglio cercare accordi con le borghesie occidentali con cui neppure una guerra mondiale aveva reciso i legami. Mentre gli alleati avanzavano bene attenti a non subire perdite importanti l'Armata rossa di Stalin liberò tutti i Pesi dell'Europa orientale e, superato l'Oder, nell'aprile del 1945 attaccò e conquistò Berlino dove Hitler si suicidò per non cadere nelle mani del popolo che era sua intenzione ridurre in schiavitù.
Il 1° Maggio 1945 la bandiera rossa issata sul Reichstag sventolava su Berlino e proprio a Berlino Il 9 Maggio la Germania nazista firmò la resa senza condizioni. E ciò fu possibile perché il prezzo maggiore fu pagato dall'Urss con gli oltre 20 milioni di morti, di cui oltre la metà civili, enormi distruzioni materiali e indicibili sofferenze per la popolazione, superate e vinte grazie alla granitica e commovente unità tra i popoli sovietici, anzitutto quello russo, e il Partito e lo Stato socialista. La guerra confermò la forza e la superiorità del sistema economico socialista che permise all'Urss di dare solide basi alla costruzione dello Stato socialista, di sostenere vittoriosamente lo sforzo bellico e, successivamente, portare a compimento in un periodo relativamente breve l'opera di ricostruzione.
Consapevoli del forte significato politico della ricorrenza della vittoria sul nazi-fascismo l'UE imperialista ha sostituito il 9 Maggio 1945 da “Giornata della vittoria dei popoli”, introdotta nel 1946, a “Giornata dell'Europa” riferendosi al 9 maggio 1950, data di presentazione del Piano di cooperazione economica a carattere liberista, denominato Piano Schuman, che di fatto pose le basi dell'attuale Unione europea imperialista. Il 9 Maggio è ora, per le borghesie europee, la festa dell'Europa imperialista. Può esserlo per loro ma non di certo per le masse popolari di tutti i Paesi d'Europa e del Mondo intero per le quali il 9 maggio è e resterà il giorno della sconfitta del nazi-fascismo e del grande ruolo svolto dall'Urss di Stalin.

6 maggio 2015