Mobilitazione in Sicilia col boicottaggio delle prove grazie alla protesta degli studenti, insegnanti e genitori
Bruciati i test Invalsi dagli studenti in corteo a Palermo
Dal nostro corrispondente della Sicilia
La mobilitazione contro la “Buona scuola” del nuovo duce Renzi, non si è fermata dopo la storica giornata di sciopero del 5 maggio. Anzi, quando la ministra Giannini, per boicottare lo sciopero, che avrebbe duramente colpito le famigerate, inutili, selettive, antistudentesche e costosissime (14 milioni di euro) prove Invalsi, previste per il 5 maggio nelle seconde classi delle primarie, ha dato l'antisindacale e illegittima disposizione di spostarle al 6 maggio e al 7 maggio per le quinte classi delle primarie, ha nuovamente acceso la miccia della protesta.
L'antisindacale atto del ministro ha compattato agli insegnanti, nella stragrande maggioranza ostili a questa barbarie “didattica”, anche le famiglie che hanno tenuto i figli fuori dalla scuola, abusivamente occupata per due giorni dagli Invalsi, e mostrato come il dissenso sulla “Buona scuola” di Renzi sia generalizzato e non coinvolga unicamente gli addetti ai lavori.
In Sicilia il successo del boicottaggio è stato enorme, motivato dall'entrata a regime del sistema valutativo che, in base alle prove Invalsi, classificherà le scuole su criteri di “merito”, condannando quelle del Sud ad essere irrimediabilmente di serie B.
A Palermo moltissime le aule vuote e semivuote, come nella direzione didattica Partanna Mondello, nei plessi di Santocanale, Riso, Pascoli e Gregorio; nelle scuole Corrao, Nino Bixio e Ilaria Alpi, Cavallari, Sava, Monte Iblei, Pitrè e nella direzione didattica Nazario Sauro, comprese le due succursali. Anche a Ficarazzi, in provincia di Palermo, aule vuote.
Studentesse e studenti, anche i giovanissimi delle elementari, insegnanti e famiglie per due giorni hanno manifestato, la mattina, davanti alle scuole fino al suono della campanella d'entrata. I bambini, consapevoli della natura degli Invalsi, hanno scelto di non entrare a scuola, costretti dal governo Renzi a per sottrarsi alla schedatura meritocratica.
Aule deserte e proteste anche in provincia di Messina e in altre città e paesi della Sicilia, particolarmente colpita dalle controriforme dell'istruzione pubblica e dai tagli micidiali dei governi negli ultimi anni.
La protesta si sta ravvivando anche nelle scuole medie superiori di Palermo. Qui centinaia di studenti, durante il corteo del 5 maggio, avevano bruciato gli opuscoli dei test Invalsi, per poi lanciare la giornata “NoInvalsi”, prevista per il 12 maggio, giorno dello sciopero USB nelle scuole medie inferiori e superiori contro la somministrazione delle prove nelle seconde superiori.
Il PMLI appoggia il boicottaggio degli invalsi, elemento decisivo della mobilitazione dei lavoratori della scuola, delle famiglie e degli studenti per affossare il decreto sulla “Buona scuola”, e chiede che essi siano aboliti del tutto, a partire dall'iperselettivo ed antistudentesco test Invalsi per gli esami di licenza media.
La combattività delle studentesse e gli studenti sarà l'elemento decisivo per decretare il successo di questa lotta. Ma per affossare la “Buona scuola” e gli Invalsi è necessario che essi alzino il tiro politico, ponendo all'ordine del giorno ciò che li riguarda in primo luogo, cioè la questione della natura e del governo della scuola, facendo propria la parola d'ordine del PMLI per una scuola “pubblica e gratuita governata dalle studentesse e dagli studenti”, saldando quelle studentesche alle altre lotte in corso, in primo luogo quelle operaie per il lavoro e contro la chiusura delle fabbriche, denunciando la natura del governo Renzi, i contenuti antipopolari di tutte le sue leggi, l'impianto controriformatorio di stampo fascista, piduista, liberista e interventista che vuole imporre all'Italia. Se gli studenti vogliono spazzare via la “Buona scuola” e gli Invalsi è il governo del nuovo duce Renzi che devono prendere di mira fino a contribuire a spazzarlo via.
13 maggio 2015