Usa e Giappone stipulano un'alleanza “globale”
I due paesi imperialisti si coalizzano contro il socialimperialismo cinese
L'alleanza Usa-Giappone del 21esimo secolo nella Difesa diventa "globale", Tokyo non sarà più un soggetto passivo difeso dall'alleato d'oltre Pacifico ma si preparerà a collaborare militarmente con Washington, non ancora da pari a pari perché prima deve cancellare quella parte della sua costituzione e legislazione che avrebbe dovuto impedire il riarmo dell'imperialismo nipponico, anche al di fuori dei confini dell'arcipelago.
Il comunicato congiunto emesso al termine dell'incontro del 27 aprile a New York tra i ministri degli Esteri e della Difesa americani, John Kerry e Ashton Carter , e giapponesi Fumio Kishida e Gen Nakatani, annunciava l'approvazione e rilascio delle nuove "Linee guida la cooperazione nella difesa tra Giappone e Stati Uniti" che "aggiornano i ruoli e le missioni dei due paesi e promuovono una alleanza più equilibrata ed efficace per soddisfare le sfide della sicurezza del 21° secolo". Ovviamente per la "promozione della pace, della sicurezza e della prosperità nella regione Asia-Pacifico", ovvero degli interessi comuni dei due paesi imperialisti, "minacciati" dalla crescita economica, politica e militare dell'emergente socialimperialismo cinese.
Non per nulla il documento riporta in chiaro la sua funzione a supporto della strategia di contenimento della Cina imperialista messa a punto dalla Casa Bianca e nota come Pivot to Asia, ricordando la decisione del Consiglio strategico di sicurezza americano di riequilibrare lo spiegamento delle sue forze privilegiando la regione Asia-Pacifico.
La revisione delle linee guida dell'alleanza Usa-Giappone, definite dall'ultimo accordo del 1997, era stata decisa nella riunione di Tokyo del 3 ottobre 2013 e messa in atto in tempi relativamente veloci per rafforzare le comuni "capacità di rispondere efficacemente alle future sfide e minacce". Che provengono dall'altra sponda del Mar Giallo.
E chi se non Pechino potrebbe "minacciare" effettivamente Tokyo; i missili della Corea del Nord, l'unico a essere definito esplicitamente un paese da tenere d'occhio, sono pochi, abbastanza lontani e in ogni caso più controllabili. Come nel caso della contesa delle isole dell'arcipelago Senkaku-Diaoyu, controllate dal Giappone ma rivendicate da Pechino e nel 2013 al centro di una esibizione dei muscoli militari tra i due vicini paesi imperialisti, con la partecipazione non casuale di quello americano. La contesa sull'arcipelago rientra non solo nel tema della sovranità di terre ma anche nella questione del controllo delle vie marittime. E per questo la questione dell'arcipelago è citata espressamente nel documento di New York.
"I Ministri hanno inoltre riaffermato che le isole Senkaku sono territori sotto l'amministrazione del Giappone e rientrano quindi nel campo di applicazione degli impegni sottoscritti", vi si afferma. Giappone e Stati Uniti "si oppongono a qualsiasi azione unilaterale che cerca di minare il controllo di queste isole da parte del Giappone" e il Segretario di Stato americano John Kerry ha voluto sottolineare che il capitolo 5 del nuovo trattato prevede che se venissero attaccate e il Giappone decidesse di reagire, gli Usa sono impegnati a entrare in guerra contro l'aggressore.
Il futuro pattugliamento congiunto delle rotte marittime in Asia ci sarà, garantivano i due ministri giapponesi pur indicando che per attuarlo ci vorranno tempi più lunghi, visto che dovrà essere modificata l'attuale legislazione. Nel frattempo ci pensarà il Pentagono a fornire un numero adeguato di navi pattuglia costiere.
L'alleanza "riequilibrata" a favore di una maggiore presenza del Giappone sarà resa possibile grazie alla politica di riarmo accelerata voluta negli ultimi due anni dal premier nipponico Shinzo Abe, e la Casa Bianca glielo riconosce ufficialmente nel documento benedicendo i passi compiuti in direzione della “difesa collettiva”, a partire dalla costituizione del Consiglio di sicurezza nazionale e dai pluriennali programmi di riarmo.
Intanto gli Usa rafforzano la loro presenza militare nell'arcipelago nipponico come descrive con particolare dettaglio il documento che anzitutto sottolinea “l'importanza strategica del dispiegamento delle capacità Usa più avanzate e moderne in Giappone per rafforzare la deterrenza in Asia e contribuire alla difesa del Giappone e della regione”. Così a Okinawa arrivano dal 2017 gli F-35B, prima ancora nella base di Misawa saranno schierati i micidiali droni Global Hawks mentre in quella navale di Yokosuka arriveranno altre navi con sistemi di difesa missilistici Aegis e saranno presenti alternativamente la portaerei a propulsione nucleare George Washington e la più moderna Ronald Reagan.
Il mesaggio è arrivato chiaro a Pechino. Nella conferenza stampa del 28 aprile a nella capitale cinese, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Hong Lei, ha affermato che l'alleanza fra Usa e Giappone è un sistema bilaterale residuo della Guerra fredda, ormai finita da molti anni e ha sottolineato che la parte cinese ritiene che gli Usa e il Giappone devono garantire che la loro alleanza non distrugga la pace e la stabilità della regione dell'Asia e del Pacifico e non danneggi gli interessi dei terzi, ivi compresa la Cina.
13 maggio 2015