Con arroganza fascista
Boschi attacca i sindacati della scuola
“La scuola non funziona se la lasciamo a sindacati”. Queste le parole pronunciate il 10 maggio a Pesaro dalla ministra delle controriforme istituzionali, Maria Elena Boschi, PD, durante la presentazione del candidato renziano a governare le Marche, Luca Ceriscioli.
La ministra attacca i sindacati della scuola. Non le è andato giù che il governo sia stato bocciato dallo storico sciopero generale unitario del 5 maggio scorso, smascherato definitivamente agli occhi di lavoratori della scuola, studenti e famiglie come l'esecutivo che ha sferrato alla scuola pubblica il peggiore attacco dopo quello gentiliano del ventennio fascista, che si sia dovuto sedere per la prima volta da quando ha occupato abusivamente Palazzo Chigi al tavolo delle trattative con i sindacati, che si sia dovuto scomodare a modificare in alcuni punti, sebbene non cambiandone l’impianto neofascista, il testo sulla “Buona scuola”, che non riesca a gestire, proprio in campagna elettorale, la rivolta della scuola, che rischia di inchiodare al palo elettorale il PD.
La retorica antisindacale fascista di stampo piduista della Boschi è riuscita a smuovere persino i massimi vertici della CGIL, finora abbastanza morbidi nel denunciare la natura di questo governo. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha denunciato il governo come arrogante “nel negare le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori” com'è tipico di un "governo che non vuole fare i conti col Paese", mentre il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, denuncia: “La dichiarazione della ministra Boschi conferma l’arroganza e il disprezzo della democrazia”. La Gilda ha parlato di “deriva autoritaria”.
La ministra con una finta marcia indietro ha ribadito in maniera ancora più arrogante il pensiero del governo, usando Facebook: “Ho solo detto una piccola e forse persino banale verità: la scuola funziona se appartiene alle famiglie, agli insegnanti, agli studenti, al territorio. Non solo ai sindacati”.
Non si sono lasciati intimidire i sindacati e i lavoratori della scuola. Anzi è stata la codarda ministra a dover scappare. Dopo aver fatto capolino nel Brindisino il 16 maggio e avervi trovato una folta rappresentanza di insegnanti pronti a contestarla, la ministra ha annullato la presenza a Bari nello stesso giorno al comizio di Michele Emiliano, candidato del “centro-sinistra” a governatore della Puglia. Si preparava infatti per lei la durissima e incontrollabile contestazione di massa da parte di insegnanti e sindacati al palazzetto del CUS di Bari.
Fugge la ministra delle riforme istituzionali piduiste davanti alle lavoratrici e ai lavoratori. Bene che i sindacati la preoccupino, è segno del fatto che tali organizzazioni, che non sono contro gli studenti e le famiglie, se perseguono l'unità negli interessi dei lavoratori, saranno in grado di dare un altolà al governo del nuovo duce Renzi sulla “Buona scuola”.
Noi auspichiamo che sindacati, lavoratrici, lavoratori, studentesse, studenti, famiglie, rimandino al mittente, la ministra Boschi, con una miriade di contestazioni, il tentativo di dividere il fronte di lotta sulla scuola, mantengano la compattezza che ha messo con le spalle al muro il governo, ne ha smascherato la natura neofascista di stampo piduista, fino ad arrivare al totale affossamento della “Buona scuola” e all'abrogazione di tutta la legislazione controriformatrice e di tipo privatistico riguardante la scuola e l'Università.
Rimane il fatto che l'uscita antisindacale di stampo piduista della Boschi è l'ennesima dimostrazione che la questione Renzi va ben oltre il ristretto ambito di ciascuna lotta e riguarda l'impianto controriformatorio di stampo fascista, piduista, liberista e interventista che il suo governo vuole imporre all'Italia. Bisogna rispondere legando la lotta contro la “Buona Scuola” alle altre lotte in corso, in primo luogo quelle operaie per il lavoro e contro la chiusura delle fabbriche, per far montare sempre più l'opposizione a questo governo, che va spazzato via.
20 maggio 2015