Nuovo sistema retributivo della Fca
Marchionne col bonus cancella il contratto nazionale, il sindacato e la paga base
Barbagallo (Uil): “Un'era di nuove relazioni industriali”. Furlan (Cisl): “Un modello”. La Fiom non ci sta
Il nuovo Valletta vuol cancellare la contraddizione tra capitale e lavoro
Marchionne assieme alla direzione aziendale ha deciso il nuovo sistema retributivo per i dipendenti del gruppo automobilistico FCA (FiatCryslerAutomobiles). Sindacati? Contrattazione? Niente di tutto questo, per l'amministratore delegato del gruppo ai lavoratori ci pensa l'azienda, i sindacati si devono fare da parte. Ecco qual è il “modello Marchionne”.
La stampa di regime ha fatto da grancassa a questa notizia puntando l'indice contro la Fiom che è contraria a questo metodo perché, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil anche di fronte a un aumento salariale direbbe di no pur di andare contro il gruppo FCA. Quasi tutti a incensare Marchionne che promette fino a 7mila e anche 10mila euro per i prossimi 4 anni, ma le cose non stanno proprio così.
Quello che è stato definito “bonus Marchionne” varierebbe a seconda dei volumi produttivi. Le stime per un operaio specializzato, quindi con un contratto medio-alto, sarebbero le seguenti: 1.400 euro annui nel triennio 2015-2017 e fino a 2.800 euro per il 2018, per un totale di 7.000 complessivi nel quadriennio (nel caso in cui i risultati economici siano conformi agli obiettivi fissati); 1.900 euro annui nel triennio 2015-2017 e 5.000 euro nel 2018, per un totale di 10.700 complessivi nel quadriennio (nel caso di risultati superiori alle attese). Nel caso del mancato raggiungimento di ogni obiettivo è prevista un’erogazione minima pari a 330 euro l’anno.
Non possiamo sapere quali saranno gli obiettivi imposti dalla FCA ma si potrebbe verificare l'ultima ipotesi, cioè poco più di 300 euro l'anno mentre la paga di un operaio Fiat, a causa del mancato rispetto del contratto nazionale, è mediamente più bassa di 750 euro degli altri lavoratori metalmeccanici. Anche nel caso di un raggiungimento del bonus di 7mila euro questo non sarebbe niente di eccezionale, poiché in tante altre aziende del settore sono stati strappati premi di produzione maggiori. Solo a produzione massima si potranno avere dei guadagni, ma in questo modo si cancella la paga base e si reintroduce il cottimo. Più produci più guadagni e il cosiddetto rischio d'impresa viene scaricato sulle spalle del lavoratore.
Il modello Marchionne quindi cancella il contratto nazionale, come la Fiat ha già fatto da anni perché l'azienda non vuole vincoli o regole di alcun genere, cancella la paga base sostituendola con uno stipendio variabile perché non vuole pagare la prestazione lavorativa ma un tanto al pezzo, ovvero a cottimo, ed elimina di fatto i sindacati, ridotti a porre una firma e l'assenso alle pretese padronali. E' quello che hanno fatto Fim Uilm Fismic e Ugl. Come ha detto il segretario della Fiom Landini, questo modello "cancella il ruolo del sindacato riducendolo a spettatore notarile".
Invano i vertici sindacali collaborazionisti cercano di presentare l'annuncio di Marchionne come chissà quale vittoria per i lavoratori. Barbagallo segretario nazionale della Uil parla di “un'era di nuove relazioni industriali” mentre la segretaria nazionale della Cisl Furlan lo ha definito “un modello” che dovrà essere esteso a tutte le aziende metalmeccaniche lasciando sottintendere anche agli altri settori. Ma il suo predecessore Bonanni (oggi pensionato d'oro) non disse a suo tempo che il modello Marchionne imposto a Pomigliano doveva rimanere un'eccezione e non era esportabile alle altre fabbriche italiane?
A noi quella di Marchionne e della FCA ci sembra invece una visione di stampo corporativo fascista, dove gli interessi dei lavoratori sono subordinati a quelli dell'azienda e della borghesia nazionale. Relazioni industriali e sindacali di stampo mussoliniano volute fortemente da Marchionne e da Renzi che trovano la loro applicazione pratica nel modello Pomigliano e legislativa nel Jobs Act.
Il nuovo Valletta e il nuovo duce da tempo agiscono all'unisono ed entrambi pensano, inutilmente, di cancellare la contraddizione tra capitale e lavoro. Emblematiche le parole di Marchionne: “negli scorsi anni Fca ha dovuto fare i conti con un sistema di relazioni industriali stagnante basato su sterili contrapposizioni tra capitale e lavoro. Quei giorni sono finalmente finiti. Quello che abbiamo proposto è un sistema che riconosce la centralità dei nostri lavoratori per il raggiungimento degli obiettivi del piano industriale”.
Ma quale “centralità dei lavoratori”! Questo “nuovo sistema” prevede che decida tutto l'azienda e, come dice la Fiom "finge una partecipazione dei lavoratori ai destini aziendali su cui invece non hanno alcuna possibilità di parola". Poi sarà il padrone a decidere quale “premio” elargire ai suoi dipendenti e comunque l'azienda cade sempre in piedi: se produce poco si rifarà almeno in parte sugli stipendi dei lavoratori, se andrà bene darà un contentino ma guadagnerà sull'aumento produttivo.
L'FCA e Marchionne per il momento tirano dritto grazie anche al servilismo di Cisl, Uil e Ugl e alla poco determinazione di Fiom e Cgil, ma siamo certi che alla fine gli operai e i lavoratori sapranno uscire da questa situazione riaprendo una fase di lotta e di conflittualità con la multinazionale italo-americana.
20 maggio 2015