Il socialimperialismo cinese espande il suo spazio commerciale a spese dell'imperialismo americano
Cina e Pakistan aprono un “corridoio economico”
Pechino cerca lo sbocco sul mar Arabico, collegando lo Xinjang a Gwadar
Il presidente cinese Xi Jinping nel corso della sua visita a Islamabad del 21 aprile scorso ha firmato col primo ministro pachistano Nawaz Sharif un pacchetto di 51 accordi per progetti che apriranno un "corridoio economico" tra i due paesi, un corridoio commerciale importante per Pechino impegnata nella costruzione della cosiddetta nuova "Via della seta” terrestre e marittima. Con questi accordi il socialimperialismo cinese rafforza gli scambi economici col Pakistan e contemporaneamente espande il suo spazio commerciale a spese del principale concorrente, l'imperialismo americano, aprendosi uno sbocco sul Mar Arabico e garantendosi una via più diretta verso Europa, Africa e Medio Oriente.
Quanto l'accordo con Islamabad sia importante per la Cina lo dimostra il cospicuo pacchetto di ben 46 miliardi di dollari in investimenti che Xi ha messo sul tavolo dell'alleato asiatico, 34 miliardi in progetti energetici, 12 in infrastrutture.
Il grosso degli investimenti sarà dedicato alla realizzazione del cosiddetto "corridoio economico Cina-Pakistan" (Cpec) lungo 3 mila chilometri, un progetto che consiste nella costruzione di strade, ferrovie, gasdotti e oleodotti che collegheranno il porto pakistano sul Mar Arabico di Gwadar, nella provincia del Baluchistan al confine con Afghanistan e Iran, con Kashgar, nella regione nel nord ovest cinese dello Xinjiang.
Il Cpec ha un ruolo importante per Pechino nella "Via della Seta" perché oltre a velocizzare il passaggio delle merci cinesi verso i mercati europei e africani, serve ad abbreviare il percorso dei rifornimenti energetici che dal Medio Oriente prendono la via della Cina; una volta completato permetterà ai commerci e rifornimenti cinesi di non passare soltanto dallo Stretto di Malacca, tra Malaysia e Indonesia, e il Mar Giallo, lungo le vie marittime al centro di recenti contese per il loro controllo tra Pechino e paesi vicini.
Il progetto era stato lanciato nel maggio 2013 in occasione di una visita del premier cinese Li Keqiang in Pakistan ma è già da più di dieci anni che i due paesi lavorano assieme per sviluppare lo scalo container di Gwadar. La multinazionale cinese China Overseas Port Holding Company, presente fin dall'inizio nello sviluppo dello scalo otteneva proprio nel 2013 un appalto quarantennale per la gestione del porto; un progetto simile a quello messo in piedi al Pireo in Grecia, la porta di arrivo della via marittima in Europa. Una parte del nuovo scalo è stata formalmente inaugurata a fine aprile; l'attenzione sarà puntata da ora sulla via terrestre verso il Nord e la Cina. Il porto di Gwadar diventerà un nodo fondamentale per Pechino, quello dove convergono la "Via della Seta" terrestre e marittima.
Nel sostanzioso pacchetto di accordi firmati da Xi e Sharif c’è anche quello del progetto della diga di Karot nel nord del Pakistan, vicino a Rawalpindi, che dovrebbe essere completata entro sei anni. Nella costruzione della diga è impegnata la China Three Gorges Corp, il gigante cinese che ha costruito la diga più grande del mondo, e che nel paese ha progetti di costruzioni a lungo termine di centrali idroelettriche, eoliche e solari dalla capacità totale di oltre 2mila MW e per un valore di 5,5 miliardi di dollari.
Tra l'altro il 2015 è stato designato “anno degli scambi amichevoli Cina-Pakistan” con l'interscambio tra le due economie chè cresciuto fino a 16 miliardi di dollari nel 2014 dai quattro del 2007.
Ma tra Pechino e Islamabad non sono in ballo solo le questioni economiche. Durante la visita Xi e Sharif hanno portato avanti la discussione in via di finalizzazione di un accordo per la vendita al Pakistan di otto sottomarini cinesi, un contratto del valore tra i quattro e i cinque miliardi di dollari. I mezzi navali che potebbero avere la loro base nel nuovo porto di Gwadar sono un aiuto di Pechino al potenziamento militare dell'alleato asiatico in funzione anti-indiana.
La Cina è già tra i principali fornitori di armi ed equipaggiamenti militari del Pakistan e ha promesso anche sostegno a Islamabad nelle operazioni contro le formazioni talebane lungo il confine con l’Afghanistan. In quelle regioni dove al momento spadroneggiano, e provocano numerose vittime anche tra i civili, gli aerei senza pilota, i droni di Obama, con una crescente opposizione della popolazione. In futuro, con la costruzione completa del "corridoio economico" e dello strategico porto di Gwadar, il socialimperialismo cinese avrà una ragione in più anche per interessarsi direttamente alla stabilizzazione del vicino Afghanistan.
20 maggio 2015