Zeppe di riciclati di destra e leghisti le liste PD in Liguria e Veneto
Ormai il piduista progetto renziano del “partito della nazione” sta prendendo corpo e, anche alla luce del crescente e tendenziale astensionismo di una parte crescente delle masse popolari, l'unico modo per alimentarlo è quello per il PD di imbarcare nel suo progetto candidati che, riciclati da esperienze politiche di destra anche estrema, portano comunque voti.
In questo senso sono emblematiche le candidature che il Partito Democratico ha ricercato o direttamente per il partito o indirettamente, tramite liste di appoggio ai candidati presidenti, per le prossime elezioni regionali, in Liguria e in Veneto.
In Liguria, dove le primarie hanno nettamente spaccato il PD la renziana Raffaella Paita sta tentando di parare il colpo attraendo a sé una serie di fuoriusciti da Forza Italia che, complice la difficoltà della destra impersonata dal candidato berlusconiano Giovanni Toti, sostengono ormai la candidata del PD.
Molto ha pesato in questo Claudio Burlando, potente presidente della Regione Liguria e sostenitore della Paita, che - complici gli ottimi rapporti da sempre intrattenuti con l'imperiese Cladio Scajola e i suoi compagni di merende - è riuscito ad attrarre verso la Paita un personaggio come Luca Lanteri, ex vicesindaco di Imperia per il PDL, a suo tempo vicinissimo a Scajola, che nel 2013, forse fiutando già da allora i guai che avrebbero investito il partito di Berlusconi, è diventato uno dei referenti dell'associazione “Big bang Liguria riformista” nata con la benedizione di Renzi e con lo scopo dichiarato di appoggiarlo e sostenerlo.
Altro acquisto del PD è il sanremese Massimo Donzella, vicepresidente del Consiglio regionale, che - oltre ad essere un riciclato dell'UDC nel cui gruppo ha rivestito la carica di consigliere regionale - è indagato per le spese pazze alla Regione Liguria. Il PD lo ha candidato a Imperia.
E poi c'è Pierluigi Vinai, potente ex presidente della fondazione Carige e da sempre legato a Scajola e al partito di Berlusconi, che ha costituito una fondazione, “Open Liguria” di chiaro stampo renziano, e appoggia anche lui la Paita.
Anche a Genova il PD ha candidato un riciclato, Giovanni Boitan, già consigliere comunale alla Spezia per l'UDC e ora passato armi e bagagli al “partito della nazione”.
Nel Veneto, dove peraltro il PD è storicamente più debole che in Liguria, la renziana Alessandra Moretti deve strizzare l'occhio a personaggi impresentabili come l'ex leghista omofobo Santino Bozza che fu espulso dalla formazione fondata da Bossi nel 2013 in quanto contestava la linea politica, giudicata troppo moderata, dell’allora segretario regionale Flavio Tosi. Nel frattempo Bozza ha fondato il movimento “Uniti per il Progetto Veneto Autonomo” che appoggia la Moretti.
Non si dimentichi che Santino Bozza è quel personaggio che nel 2012 dichiarò al programma radiofonico La Zanzara di provare schifo e disgusto per gli omosessuali che, secondo lui, sono “malati, diversi, sbullonati”.
Nella lista “Uniti per il Progetto Veneto Autonomo” che appoggia la Moretti ci sono anche personaggi che propugnano l'indipendenza del Veneto e si richiamano addirittura alla Serenissima Repubblica di Venezia morta e sepolta nel 1797, come Bobo Sartore e Gianluca Panto, quest'ultimo ex candidato presidente per il “Partito Nasional Veneto” nel 2010, anch'essi di fatto intruppati a dispetto delle loro velleità secessioniste, tramite la Moretti, nel ben più pericoloso carrozzone politico nazionale renziano.
20 maggio 2015