Grazie all'impegno della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma e dell'Organizzazione di Civitavecchia
Il PMLI invita i partecipanti all'iniziativa di "Libertà e Giustizia" a cacciare il nuovo duce
Diffuso il volantino "La Camera vota l'Italicum fascistissimum". Landini attacca provocatoriamente l’astensionismo. Rodotà critica Renzi ma non dice di cacciarlo
Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma
Il pomeriggio del 2 giugno, intorno alle 16, all’interno del vasto spazio aperto della “Città dell’Altra Economia” nel quartiere Testaccio di Roma, parte l’evento organizzato da Libertà e Giustizia (LeG) intitolato “Il diritto alla libertà, il dovere della libertà” per festeggiare “la Repubblica e la Costituzione”.
Nel rispetto del programma, fino alle 17,30 circa, hanno suonato alcuni gruppi musicali dei licei di Roma e di Napoli, davanti a un esiguo pubblico, non più di 70 persone posizionate il più possibile sotto il grande palco per proteggersi dal sole molto forte. Con l’inizio dei comizi e la venuta di una maggiore frescura, è migliorata l’affluenza e le tante sedie preparate per l’evento sono state in buona parte riempite, arrivando forse a una partecipazione di poco meno di 400 persone.
Il PMLI è stato presente all’evento già dalle 16, con la presenza della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma e dell’Organizzazione di Civitavecchia del Partito.
Nella prima fase, i compagni del PMLI hanno scandagliato la piazza con le magliette rosse e le bandiere del Partito, ritagliandosi già un’ottima posizione iniziale sotto il palco tra le prime poche persone sedute, dividendo lo spazio con una nostalgica bandiera del PCI revisionista e un’impacciatissima bandiera della FIOM, oltre alle varie decine di piccole bandiere bianche di LeG soprattutto di Napoli.
Nella seconda fase, quella dei comizi, la scelta del PMLI è stata di lasciare nella prima fila un solo compagno con la bandiera, e di arretrare verso il centro facendo svettare il cartellone con il manifesto “Cacciamolo”, e di guadagnare un posto all’imbocco principale per iniziare la distribuzione del volantino “La Camera vota l’Italicum fascistissimum”.
La scelta delle posizioni si è dimostrata azzeccata e per tutto il corso degli interventi, il PMLI ha dominato la piazza, raggiungendo due ottimi risultati: una visibilità unica, quello del PMLI era il solo manifesto in piazza e le bandiere le uniche sempre alte, e una distribuzione capillare del volantino, 200 volantini consegnati accuratamente che hanno destato sempre interesse e ottenuto un buon consenso. Abbiamo notato che Landini, appena preso posto sulla sua sedia, ha rivolto per una buona decina di minuti lo sguardo e l’attenzione sul cartello riportante il neoduce Renzi in camicia nera in compagnia dei suoi maestri Berlusconi, Craxi e Mussolini.
Poca o nulla la presenza della stampa nazionale. Dell’evento ha parlato il Fatto Quotidiano
che ha intervistato le due “star” Rodotà e Landini, inserendo il cartellone del PMLI nel montaggio dei video apparsi sul sito internet.
Il primo intervento è stata una lettura di un testo del giurista Piero Calamandrei per ricordare di tenere vivo il valore della Costituzione. Interessante il discorso di Giovanni Cocchi che attacca il provvedimento sulla Scuola e confuta più punti di quella definita dal neoduce Renzi la “Buona Scuola”, definendo questa manovra come un attacco preparato come un “cavallo di Troia” per finire di devastare un settore già da molti anni agonizzante.
A seguire, il professor Paul Ginsborg, già promotore dei "girotondi" fiorentini, prosegue dal punto di vista delle università il discorso di Cocchi, preoccupandosi in special modo di far notare il corrispettivo abbassamento della qualità dell’istruzione pubblica italiana a ogni nuova riforma della scuola, abbassamento che si rivive nei momenti di democrazia.
A riprendere il tema della democrazia borghese, letto dal punto di vista della corruzione, è l’intervento audio dell’assente Gustavo Zagrebelsky: “la corruzione crea disuguaglianza tra chi si approfitta del potere del danaro per averne sempre di più, a danno di chi ha sempre di meno”.
Sul piano politico Stefano Rodotà parla di “reazione dal basso” senza farci capire bene quale possa essere, critica Renzi ma non dice chiaramente quale via vorrebbe intraprendere per abbattere questo governo. Probabilmente si riferisce alla "coalizione sociale" ma di certo non basteranno i soliti sofismi già sentiti di difendere la Costituzione borghese.
Landini spiega meglio cosa volesse comunicare Rodotà: nel suo intervento lancia un micidiale attacco all’astensionismo. Per il leader della FIOM l’astensionismo non è dovuto a un distacco volontario e cosciente delle masse, no. E’ il contrario, l’astensione è un “piano” che serve al governo per farsi votare da “pochi ma buoni elettori”. Questa analisi contiene una mistificazione terrificante. Il segretario generale del più grande sindacato dei metalmeccanici italiano, invece di comprendere la forza dell’astensionismo e concentrare la lotta politica e sindacale su una strada diversa che è quella della lotta di classe e del socialismo, va in controtendenza rispetto alle sacrosante ragioni dei lavoratori e delle masse popolari. Landini tradisce i lavoratori incastrandoli nell’elettoralismo borghese, forse perché crede di poter accaparrarsi pure lui una poltrona in parlamento nel prossimo futuro?
Intanto il 6 e 7 giugno ci sarà l’assemblea nazionale della "Coalizione Sociale", di cui LeG fa parte, e il viatico intrapreso è indubbio di rifondare a "sinistra" del PD un nuovo partito che impantani i lavoratori e le masse popolari nel capitalismo.
4 giugno 2015