Al vertice in Baviera (Germania)
G7, linea dura contro la Russia. Putin: “Reagiremo”
Accordo sul Ttip e sul clima
Obama: “Sullo Stato islamico siamo senza una strategia”
Per un certo periodo le riunioni dei sette maggiori paesi industrializzati dell'occidente, compreso il Giappone, si erano allargate alla Russia quantomeno nella parte che toccava le questioni politiche e il G7 era divenuto di fatto un G8. Il vertice che si è tenuto il 6 e 7 giugno a Elmau, in Baviera, è tornato a essere un G7 ma la presenza della Russia si è sentita, nella veste dell'avversario, in buona parte delle sedute. Altri temi economici e politici sono finiti in secondo piano, anche se non di secondaria importanza come la spinta alla conclusione del famigerato accordo di libero commercio Usa-Ue, il Ttip, e un nuovo ridicolo accordo sulla riduzione delle emissioni inquinanti.
La crisi Ucraina, ovvero il braccio di ferro tra i principali paesi imperialisti occidentali guidati dagli Usa e la Russia per il controllo del paese, ha tenuto banco nella conferenza stampa finale col presidente americano Barack Obama che ha spiegato la linea dura decisa dal summit contro Mosca; respinta al mittente da Putin con altrettanta durezza.
"L'economia russa è stata indebolita moltissimo, il rublo ha perso valore, l'inflazione è aumentata", ha sottolineato Obama, "la Russia è in recessione, quindi le azioni di Mosca in Ucraina stanno solo facendo del male alla Russia e al popolo russo". E ha accusato direttamente Putin di "mandare a pezzi l'economia russa" e di "portare il suo paese alla rovina nello sforzo di ricreare i fasti dell'impero sovietico".
Secondo Obama le sanzioni dei paesi imperialisti occidentali alla Russia starebbero funzionando e nel comunicato finale del summit i paesi del G7 affermano che "siamo pronti ad assumere ulteriori misure restrittive per aumentare i costi per la Russia, se le sue azioni lo renderanno necessario". Hanno ribadito anche la condanna dell'annessione alla Russia della Crimea "che viola il diritto internazionale e affermano che il conflitto può essere risolto solo politicamente con il rispetto degli accordi di Minsk", gli accordi di pace tra il governo reazionario di Kiev e i rappresentanti dei separatisti filorussi del Donbass. Allineata con la linea dura di Obama anche la cancelliera Angela Merkel che ha ribadito il sostegno "alle riforme in Ucraina" e l'impegno del G7 ad aiutare Kiev a realizzare "le riforme economiche" neoliberiste per affrontare una pesante crisi economica, lenita finora dai massicci aiuti finanziari dell'Unione europea (Ue) e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Per aiutare la Grecia non ci sono euro disponibili, per comprarsi l'Ucraina si trovano.
La questione delle sanzioni alla Russia presenta aspetti contrastanti a partire dal fatto che l'economia russa dipende molto da altri fattori, come il prezzo del petrolio e l’andamento del rublo piuttosto che dalle misure adottate sinora da Usa e Ue. Di recente il prezzo del greggio ha ricominciato a risalire e il rublo ha dato segnali di ripresa nel cambio col dollaro; resta alta l'inflazione che nello scorso maggio era al
15,8%. Ma alcuni economisti hanno stimato che nel 2014 gli scambi commerciali tra Russia e Europa sono diminuiti del 10% per effeto delle sanzioni mentre quelli tra Usa e Russi sono addirittura aumentati del 6%. E viene da pensare che la crisi ucraina serva all'imperialismo americano per tenere impegnato il concorrente russo sul suo fronte occidentale ma anche per tenere allineato e sotto pressione l'alleato europeo.
In ogni caso la replica da Mosca è stata dura soprattutto verso gli Usa. In una nota del ministero degli Esteri russo diffusa dalla Tass si affermava che "ci riserviamo il diritto di reagire in modo appropriato a tutte le iniziative non amichevoli compiute contro di noi dagli Usa" e si indicava che "una via d'uscita alla spirale del confronto e un ritorno a relazioni bilaterali stabili sarà possibile solo quando Washington rinuncerà alle sue azioni ostili contro la Russia e darà una dimostrazione concreta di essere disposta al dialogo su una base di genuina parità e di reciproco rispetto degli interessi incrociati"; interessi imperialisti che al momento divergono.
Il vertice di Elmau ha deciso di dare un impulso ai negoziati sull'accordo di libero commercio in via di definizione tra Stati Uniti e Europa, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip). "Accelereremo immediatamente tutto il lavoro sui sui temi del Ttip assicurando progressi su tutti gli elementi del negoziato", con l'obiettivo di arrivare ad un accordo "al più presto possibile, preferibilmente entro la fine dell'anno", affermavano i leader dei Sette ignorando le ragioni del largo movimento di protesta che si è fatto sentire in tutto il mondo, di recente il 18 aprile scorso con la giornata di azione globale internazionale contro il Ttip. Non è detto che l'obiettivo di concludere entro l'anno sia raggiungibile; i risultati dei tavoli negoziali sono segreti ma è stata la padrona di casa Angela Merkel nella conferenza finale a mettere in evidenza che "dobbiamo essere consapevoli che ci sono punti difficili da concordare sia per noi che per gli Stati Uniti". Non tutte le questioni sono state ancora risolte per un accordo che l'imperialismo americano vuole per ostacolare lo sviluppo della principale superpotenza imperialista copncorrente, quella cinese.
Un altro accordo raggiunto a Elmau riguarda l'impegno dei paesi del G7 a sviluppare un'azione "urgente e concreta necessaria per affrontare il cambiamento climatico"; i Sette hanno concordato di intervenire per mantenere l'aumento della temperatura globale entro il limite di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, per una riduzione entro il 2050 dal 40% al 70% delle emissioni rispetto a quelle del 2010. Durante il G8 del 2009 in Italia, l'allora G8 si impegnò per ridurre dell'80% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, sempre entro il 2050. Cambiano percentuali e date di riferimento ma l'obiettivo finale resta lontano nel tempo e di dubbia realizzazione, con pochi o punti impegni concreti. L'accordo del vertice dovrebbe spianare la strada per un successo della conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la Cop21, in programma a Parigi nel prossimo dicembre.
Nella conferenza stampa finale Obama è intervenuto anche in merito alla situazione nell'area mediorientale e della guerra allo Stato islamico (Is). Gli Stati Uniti non hanno una “strategia completa” per aiutare l’Iraq a riprendere il controllo del territorio conquistato dall'Is e al momento puntano a aiutare il governo fantoccio iracheno di al Abadi con l'invio di armi e intensificando l'addestramento dell'esericito di Baghdad. Al momento la "strategia parziale" è attuata a suon di bombardamenti con aerei e droni che dall'agosto dello scorso anno colpiscono le regioni orientali della Siria e il nord dell'Iraq sotto il controllo dell'Is.
10 giugno 2015