Gela
Il candidato M5S vince con i voti della destra di Alfano
Anche spezzoni di FI votano per Messinese. Schiaffo a Crocetta
L'astensionismo ha colpito come una mazzata tutti i partiti borghesi

Dal nostro corrispondente della Sicilia
“Ci vuole discontinuità amministrativa – aveva spiegato ai suoi sostenitori Greco, candidato a Gela (Caltanissetta) del NCD e degli spezzoni di Forza Italia – per dire basta a quel clientelismo che noi stessi abbiamo denunciato. E' necessario appoggiare un nuovo cambiamento”. Era a solo qualche giorno dalla chiusura delle primarie e, mentre lo diceva durante un comizio di ringraziamento ai suoi elettori, si buttava sul candidato 5 Stelle, Domenico Messinese, arrivato in testa al primo turno. “Se necessario – proseguiva Greco – saremo la sesta stella nel progetto di Domenico Messinese”.
E il candidato del M5S che non ha disdegnato l'abbraccio dei filomafiosi, e la corte di alcuni spezzoni di FI, è diventato il nuovo sindaco di Gela con 22.677 voti e il 64,65% dei voti di coloro che si sono recati alle urne. Mentre il candidato renziano, Angelo Fasulo, ha raggiunto appena 12.400 voti, pari al 35,35% dei voti validi, benché fosse sostenuto dal PD, dal Megafono di Crocetta e da altre tre liste.
Tra M5S e NCD di Alfano nessun apparentamento ufficiale, questo sì, ma se vogliamo tale scelta del M5S è ancora più ingannevole e rimane certo nello stile ipocrita e antipopolare del partito di Grillo, che con questo giochetto ambiguo si è oggettivamente posto come il collettore di voti sia dalla destra alfaniana, sia di spezzoni di FI, sia dagli antirenziani del PD.
La scelta è risultata ancora più odiosa alle masse popolari siciliane, in quanto presa pochi giorni dopo la notizia che l'NCD siciliano è coinvolto nell’inchiesta “Mafia capitale” sul Cara di Mineo, grazie al sottosegretario Giuseppe Castiglione, segretario in Sicilia di Alfano.
Certo, l'elezione gelese ha assunto un particolare significato, proprio perché si è svolta nella cittadina di nascita e roccaforte clientelare del governatore della regione, Rosario Crocetta, PD. Il test infatti era un banco di prova importantissimo sia per il governatore, sia per il nuovo duce Renzi, di cui Crocetta è tra i principali sostenitori in Sicilia. Ed è evidente dai risultati, che le torbide acque della politica borghese a Gela si sono smosse contro il quaquaraqua di Palazzo D'Orleans. Ma bisogna sfatare il mito che sia stato il M5S a provocare il crollo del PD a Gela.
Il merito di questo schiaffo a Crocetta e a Renzi va tutto all'astensionismo, che ha colpito come una mazzata tutti i partiti borghesi.
Basti considerare che al primo turno dei 65.861 elettori, a Gela se ne sono recati alle urne appena 45.184, per una diserzione pari al 39,31% e un aumento percentuale di 2.21 punti rispetto alle elezioni del 2010, nonostante i ben 11 candidati alla poltrona di sindaco e le ben 20 liste. E al secondo turno, quando si giocava la sfida decisiva tra Crocetta e il M5S, coloro che si sono recati alle urne sono statti appena 36.031, con una diserzione del 45,29% e un aumento di quest'ultima del 13,90% rispetto al secondo turno del 2010.
Sono varie le motivazioni della scelta delle elettrici e degli elettori. In primo luogo, il totale disinteresse mostrato dai partiti borghesi verso le problematiche che attanagliano il grosso centro del nisseno, dalla disoccupazione, all'emigrazione, all'inquinamento che si è mangiato la città. E non è da sottovalutare neanche l'appartenenza del sindaco uscente alla detestata area renziana del PD. Sul nome del sindaco del PD infatti, grazie alla possibilità di voto disgiunto sono confluiti 8.414 voti, appena il 50% dei circa 16 mila voti alle liste a lui collegate. Non certo meglio gli è andata al secondo turno, quando ha raccolto 12.400 voti, probabilmente anche da spezzoni di FI.
Domenico Messinese, il candidato più suffragato, ha ottenuto 8.500 voti al primo turno, mentre la lista del Movimento 5 Stelle, ha raggiunto i 4.900 suffragi. Con buona probabilità i voti in più gli sono arrivati dalla “sinistra” del PD.
Ma il M5S è tutt'altro che in crescita, anzi. E per comprendere i reali movimenti della politica borghese a Gela, va considerato la discesa in picchiata del partito di Grillo che rispetto alle ultime elezioni valutabili, quelle politiche del 2013, quando raccolse 10.142 voti, ne perde 5.242, quasi il 52% del suo bacino elettorale.
Così, se appena un anno fa il candidato di Grillo avrebbe potuto arrivare alla poltrona di sindaco solo col sostegno del suo partito, oggi è costretto a dare la faticosa scalata col sostegno dei filomafiosi. Non ci rimane che dire grazie agli astensionisti che hanno svelato come il M5S sia esattamente uguale ai partiti da cui finge di distinguersi.
L'inganno del M5S comincia ad essere svelato, ma la trappola funziona ancora e riesce a catturare una parte di elettorato del PD scontenta delle politiche di Renzi e Crocetta, ritardando la maturazione della sua coscienza anticapitalista, antistituzionale, antiparlamentarista e antielettoralista.
Probabilmente avranno votato per il M5S anche tanti operai del petrolchimico di Gela, quelli massacrati dalle politiche del governo Renzi e del governo Crocetta. C'è tanto da lavorare perché maturino la scelta astensionista, concepita come un voto dato al PMLI e al socialismo. Al contempo bisogna lottare per la bonifica del territorio.

17 giugno 2015