Alle elezioni comunali parziali del 31 maggio e 1 giugno
In Sicilia diserta le urne il 35,56% degli aventi diritto
Tra gli incrementi maggiori quelli delle città industriali di Augusta (Siracusa) e Milazzo (Messina). L'astensionismo punisce tutti i partiti del regime borghese. Il PD di Renzi e Crocetta perde Gela ed Enna. Il M5S conquista quest’ultima e Augusta. Sconfitto nel capoluogo ennese il Cuffaro del PD, Vladimiro Crisafulli. Forza Italia crolla e NCD non decolla. Il M5S in picchiata. La Lega trombata, entra soltanto in tre consigli comunali
Che l’elettorato di sinistra impugni l’arma dell’astensionismo marxista-leninista e si unisca al PMLI
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Sono 53 i comuni siciliani per un totale di 692.706 elettrici ed elettori, coinvolti nella tornata elettorale del 31 maggio e 1 giugno per l'elezione dei consigli e dei sindaci. Tra questi, 21 i comuni superiori a 15mila abitanti. In ordine di popolazione residente ne ricordiamo solo alcuni: Marsala (70.300 aventi diritto (ad) in provincia di Trapani), Gela (65.861 ad, Caltanissetta), Agrigento (52.710 ad), Barcellona Pozzo di Gotto (36.950 ad, Messina), Licata (42.412 ad, Agrigento), Carini (33.751 ad, Palermo), Augusta (32.129 ad, Siracusa) Milazzo (28.110 ad, Messina) ed Enna (27.395 ad).
I ballottaggi, svoltisi il 14 e 15 giugno, hanno coinvolto 426.042 elettori dei comuni superiori di Augusta, Barcellona Pozzo di Gotto, Bronte (Catania), Carini, Enna, Gela, Ispica (Ragusa), Licata, Marsala, Milazzo, Ribera (Agrigento), San Giovanni La Punta (Catania), Tremestieri Etneo (Catania).
La diserzione
Il dato politico più rilevante è quello dell'alta diserzione, che in Sicilia vale il 35,56% degli aventi diritto, nonostante nella regione si votasse in due giorni dalle 8 alle 22 del 31 maggio e dalle 7 alle 15 del 1 giugno. Ciò significa che 246.298 elettrici ed elettori hanno scelto la forma più forte dell'astensionismo. Il dato arriva al 50,13% al secondo turno, quando disertano 213.592 elettrici ed elettori.
Rileviamo inoltre una tendenza alla crescita continua della diserzione alle comunali in Sicilia. Nel 2014 disertò il 33,25% degli aventi diritto, nel 2013 il 33,93%, nel 2012 il 32,62%, nel 2011 il 28,94%, nel 2010 il 28,48%.
Una tendenza non scontata anche per un elettorato, quello siciliano, che è storicamente abituato a disertare le urne per protesta politica. Ci si potrebbe infatti aspettare, soprattutto in questo periodo di crisi economica, boom di disoccupati e forte pressione mafioso-clientelare, un rientro della diserzione. E invece sempre più elettrici ed elettori scelgono la strada di non recarsi alle urne, rinviando al mittente le false promesse, insieme al chiaro messaggio di sfiducia verso istituzioni borghesi locali, regionali e nazionali, che non hanno fatto nulla per attenuare le conseguenze della crisi economica e finanziaria del capitalismo, per affrontare la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, per opporsi alla deindustrializzazione dell'isola, alla crisi agricola, all'inquinamento, e di disprezzo per partiti, che usano le poltrone per rubare e favorire le organizzazioni criminali.
La diserzione aumenta in ben 49 dei 53 comuni al voto, tranne a San Salvatore di Fitalia, (-14,34%), Naso, (-1,39%), Malvagna (-3,48), tutti in provincia di Messina, e Ribera, (-2,84%), Agrigento. In questi paesi comunque la percentuale della diserzione rimane alta, al di sopra della media regionale, 45,61% a Naso, 42,49% a Malvagna, 39,33% a San Salvatore Fitalia, 36,1% a Ribera.
Il comune in cui si è registrata la diserzione maggiore è stato Basicò, Messina, dove non si sono recati alle urne ben il 64,47% delle elettrici e degli elettori, con un incremento del 12,30% rispetto alle precedenti elezioni, seguito da Valguarnera, Enna, dove hanno disertato il 59, 95% degli aventi diritto (+4,62%).
Quanto la crescita della diserzione sia strettamente legata ad una diffusa protesta delle masse lavoratrici siciliane, lo si nota dall'andamento nei tre più importanti distretti petroliferi siciliani Augusta, Gela, Milazzo, che sono tutti andati al voto quest'anno. Se a Gela, feudo clientelare del governatore PD, Rosario Crocetta, a causa di una fortissima pressione elettoralistica l'aumento è stato di “appena” il 2,21%, un'impennata è evidente a Milazzo (+ 6,50) e Augusta (+6,46). Non è un caso che proprio in queste città si notino due degli incrementi più alti, entro i primi 5 registrati nei grandi centri.
Non hanno certo convinto negli ultimi tre distretti industriali rimasti in Sicilia le scelte imposte dal governo del nuovo duce, Renzi, sostenute da Alfano e Crocetta, con lo “Sblocca Italia”, che privatizza selvaggiamente la ricerca e l'estrazione, penalizzando il pubblico e gli operai delle aziende statali.
Il risultato dei partiti borghesi
L'elevata diserzione e la sua tendenza a crescere, che generalmente si è verificata in Sicilia negli ultimi anni, hanno determinato reazioni schizofreniche nello schieramento borghese. I partiti maggiori nel tentativo di mantenere il governo della città o di conquistarlo hanno dato luogo ad alleanze locali tra schieramenti che fino a qualche mese fa erano “opposti”. A pochi chilometri di distanza però le alleanze erano completamente diverse. Molti partiti, come MPA e IDV, e liste civiche sono praticamente scomparsi, alcuni riapparendo sotto altri nomi e in alleanze diverse rispetto a quelle di 5 anni fa, come ad esempio succede spesso all'UDC. Ciò rende particolarmente complessa l'analisi dei dati elettorali in queste elezioni siciliane.
E' evidente in taluni casi che il PD aumenta i suoi voti, come a Marsala, Gela, Carini, ma sostanzialmente di tratta di voti raccolti da partiti, anche di “centro-destra” o liste civiche scomparsi.
FI ha un crollo verticale, che non viene compensato dai voti raccolti dal NCD di Alfano. Il partito di Alfano a volte si nasconde in liste civiche insieme ad altri partiti e non è pienamente valutabile la sua resa. Ma non sembra un grande risultato. Ad Agrigento, la sua roccaforte, Alfano si presenta in lista con l'UDC. I due partiti insieme raccolgono appena 4.062. Soltanto nel 2012, le precedenti amministrative per Agrigento, l'UDC raccoglieva 4.200 voti e il PDL 5.170. Probabilmente molti dei voti dell'UDC sono transitati, insieme all'ex-UDC e adesso presidente regionale del PD, Marco Zambuto, sindaco dimissionario, sul partito di Renzi.
Il M5S conquista Gela ed Augusta, nonostante il partito di Grillo stia subendo un'emorragia di voti. I suoi candidati a Gela e Augusta vincono evidentemente poiché su di essi confluiscono al turno di ballottaggio voti di entrambi gli schieramenti borghesi maggiori. Per comprendere l'ordine di voti che perde il M5S basti considerare che nel 2012 a Marsala, il centro più grande in cui si è votato, raccoglieva alle regionali 4.704 voti, adesso ne raccoglie appena 2.806.
I giochi della politica borghese siciliana sono un po' troppo complessi per le capacità di Matteo Salvini, che sperava di raccogliere i residui della decomposizione del MPA, come forse gli aveva promesso Angelo Attaguile, ex-braccio destro di Lombardo e oggi luogotenente di Salvini in Sicilia, ma è riuscito a raccogliere solo contestazioni e, nei sette centri in cui si è presentato, un totale di 3.844 voti. La Lega entra in consiglio a Villabate (1 seggio, provincia di Palermo) A San Giovanni La Punta e a Pedara (2 seggi in totale in provincia di Catania).
Gli eletti
Anche in Sicilia il partito di Renzi, alla guida del governo nazionale e di quello regionale, esce con le ossa rotte. Si tratta di una durissima batosta per Renzi e Crocetta, pienamente sconfessati nelle loro scelte antipopolari. Soltanto ad Agrigento, dove si è registrata una diserzione del 32,54% (+4,58%) il sindaco appoggiato dal PD è stato eletto al primo turno. Si tratta di Calogero Firetto, espressione della mostruosa alleanza PD, UDC, NCD.
Il PD ha perso in maniera eclatante ad Enna, Gela ed Augusta. Particolarmente clamorosa la sconfitta del Cuffaro del PD, Vladimiro Crisafulli, ad Enna.
Sindaci del PD sono stati eletti a Marsala, Alberto Di Girolamo; ad Ispica, Lucio Muraglie; A Carini, Giuseppe Monteleone; a Milazzo, Giovanni Formica; a Bronte, Graziano Calanna; A San Giovanni La Punta, Antonino Bellia, sostenuto anche da UDC.
A Barcellona Pozzo di Gotto, prevale il candidato di “centro-destra”, Carmelo Materia. A Licata, l’esponente di “centro-destra”, Angelo Cambiano, che vince sul candidato di PD ed NCD.
L’astensionismo in Sicilia ha sconvolto il quadro politico, mettendo in difficoltà tutti i partiti borghesi. Anche per questo esso è oggettivamente un voto anticapitalista, antigovernativo e antistituzionale. Tuttavia non lo è ancora soggettivamente, come del resto in tutta Italia. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti l’elettorato di sinistra, che in Sicilia ha contribuito ad innalzare notevolmente la diserzione, non esce ancora dai confini della protesta. E' proprio a questo elettorato che chiediamo di valutare la scelta dell'astensionismo marxista-leninista e di unirsi al PMLI per lottare contro il capitalismo per il socialismo.
24 giugno 2015