Il PD salva il sottosegretario indagato Castiglione
Sotto inchiesta a Catania per gli appalti del centro rifugiati
Dal nostro corrispondente della Sicilia
La Camera dei deputati ha respinto le tre mozioni di M5S, Sel e Lega che chiedevano di approvare un atto di indirizzo per segnalare al governo Renzi la volontà politica dell'aula di rimuovere il sottosegretario all'Agricoltura, nonché boss siciliano dell'NCD, Giuseppe Castiglione, coinvolto nell'inchiesta su Mafia Capitale.
I voti favorevoli al documento del M5S sono stati 108, quelli contrari 304 e 2 gli astenuti. Quello di Sel ha ottenuto 92 voti favorevoli e 303 contrari; quello della Lega 86 voti favorevoli e 306 contrari. Contro hanno votato PD, FI, Scelta civica e NCD, dunque l'intera maggioranza, oltre Forza Italia.
Ripercorriamo brevemente la vicenda di Castiglione di cui già “Il Bolscevico” si è occupato recentemente.
Il braccio destro di Alfano è indagato per turbativa d'asta, insieme ad altri 5 esponenti delle istituzioni borghesi, o ad esse strettamente legati, nell'ambito dell'inchiesta sull'appalto per la gestione del più grande Cara (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) d'Europa, a Mineo, in provincia di Catania. Gli altri indagati sono Giovanni Ferrera, direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza; Paolo Ragusa, presidente della Cooperativa Sol. Calatino; Luca Odevaine, consulente del presidente del Consorzio dei Comuni, e i sindaci di Mineo e Vizzini, in provincia di Catania, Anna Aloisi, NCD, e Marco Aurelio Sinatra, eletto con una lista civica.
Lo stretto compare di Alfano, secondo i giudici, avrebbe turbato le “gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011” e avrebbe previsto insieme agli altri indagati gare “idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014".
Non ci sorprende la scelta del PD di far quadrato intorno a Castiglione, giustificando il salvataggio del sottosegretario con la solita linea, già indicata dal nuovo duce, Renzi: attendere l'esisto delle indagini prima di chiedere le dimissioni. Attualmente, il PD non vede motivazioni per procedere in tal senso.
Una stridente contraddizione però salta agli occhi delle masse quando si apre la pagina del gruppo PD alla camera e si trova il banner che pubblicizza l'appena approvata legge “anticorruzione”: “La corruzione fa pena. Pene più severe per i reati di corruzione, concussione e peculato...”. Sì forse a Castiglione un giorno la corruzione gli farà pure pena, ma intanto, grazie al PD, il boss dell'NCD continua a tenere in mano redini di milioni di fondi pubblici.
Ipocrisia politica allo stato puro quella di Renzi e del PD, che regolarmente fanno l'opposto di quello che proclamano. Del resto il PMLI aveva già definito la legge “anticorruzione” del governo Renzi, approvata coi voti del PD “finta”, “una farsa”.
Il comportamento del PD sul caso Castiglione squarcia il velo di ipocrisia del sistema Renzi, mostrandolo a nudo per quello che è. E il nuovo duce è colui che ha fatto un notevole salto di qualità a destra nel garantire gli interessi illeciti del marcio sistema economico capitalista, nel favorire e proteggere l'abuso delle istituzioni e del governo borghesi marci e corrotti fino al midollo, garantendo gli affari delle cosche malavitose da Sud a Nord, facilitando i loro affari sporchi con l'allentamento delle regole di legalità borghese, l'abrogazione dei diritti dei lavoratori, la sottrazione di fondi ai servizi di vitale importanza, sanità e scuola in primo luogo, poi orientati verso le lobby militari, le ecomafie, il giro mafioso dei lager per migranti.
Corruzione, arroganza antipopolare ed impunità. E' solo questo che propone Renzi e anche per questo il nuovo duce va spazzato via insieme al sistema capitalista di cui regge le sorti, cura gli affari, difende e copre i corrotti.
1 luglio 2015