I manifestanti rispediscono a Renzi il divieto di libera circolazione nella valle
Grande successo della manifestazione NO TAV
Forzato il cantiere e violata la “zona rossa”. Immediata la repressione della polizia di Renzi e Alfano. Fermati quattro attivisti

Bella, vivace, colorata e forte marcia popolare quella dei No TAV, che il 28 giugno, per il quarto anniversario della proditoria “presa della Maddalena”, quando venne smantellato uno storico presidio contro il cantiere dell'alta velocità Torino-Lione, è partita dal Forte di EXILLES diretta a Chiomonte, con l'intento di arrivare fino al cantiere della mostruosa opera. In migliaia dietro lo striscione “La valle che resiste e non si arrende” sono scesi lungo la statale, portando centinaia di bandiere contro la TAV, cantando, scandendo parole d'ordine contro il Tav e i politici che lo sostengono. L'attacco alle politiche del governo Renzi è chiarissimo sin dal documento di indizione: “Con un solo metro di Tav - dicono i No TAV - si potrebbero comprare 3 ambulanze nuove, con 100 metri di Tav si potrebbero mettere in sicurezza decine di scuole, con meno di un chilometro di Tav il reparto maternità di Susa non solo non chiuderebbe ma potrebbe essere potenziato l’intero ospedale. Bastano questi numeri per motivare l’iniziativa di domenica 28 Giugno a Chiomonte. Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale: da un lato i governanti tagliano servizi sociali fondamentali come la sanità (in Valle lo sappiamo bene), o la scuola, con l’ennesima riforma che va a colpire il corpo insegnati e di conseguenza i nostri figli che avranno una formazione scolastica-sempre più-approssimativa. Dall’altro ci troviamo un cantiere divoratore di soldi pubblici per un’opera la cui inutilità è sotto gli occhi di tutti, confermata poche settimane fa dai dati sul traffico merci”.
I combattivi manifestanti provenivano dalla Val Susa e anche dal resto d'Italia.
Il notevole successo della manifestazione riconferma l'appoggio popolare di cui la lotta gode in tutta la valle, nonostante il provocatorio atteggiamento repressivo voluto dal governo Renzi e messo in atto dalle “forze dell'ordine”.
Dopo che la delegazione No Tav aveva comunicato ai carabinieri di Susa, il percorso della manifestazione che da Exilles voleva, passando dalla centrale di Chiomonte, andare a Chiomonte paese e là terminare, a meno di 24 ore dall’appuntamento, sono arrivate le limitazioni capestro, con una ordinanza denunciano i No TAV che moltiplicava “divieti di ogni genere (oltre a quello di scendere verso il cantiere anche il passaggio dai sentieri, anche non battuti)".
L’ordinanza aveva definito un nuovo percorso, vietando il passaggio accanto alle reti, che comunque sono rimaste l’obiettivo primario riconfermato dai manifestanti, che hanno dichiarato “non siamo dell’idea di accettare l’ennesimo divieto a non circolare liberamente nella nostra valle".
Con un'azione di massa sostenuta dall'intero movimento e dalla marcia che aveva infranto tutti i divieti, un folto gruppo di NO TAV è riuscito ad entrare nel cantiere, passando da un sentiero secondario e ad arrivare nella “zona rossa”.
Dallo stesso comunicato della questura di Torino si deduce che si è trattato di un'azione di massa: “Circa 1.200 persone hanno violato l’ordinanza del Prefetto e le prescrizioni che erano state emesse del Questore, imboccando la S.P. 233 che conduce al limite dell’area protetta in Val Clarea”. A quel punto un folto gruppo di giovani No TAV “ha rapidamente risalito il corteo, portandosi in testa e percorrendo l’area vietata per quasi un chilometro”. Raggiunto l'infame sbarramento, i giovani hanno iniziato un fitto lancio di pietre e petardi. Nonostante le “forze dell'ordine” siano violentemente ricorse all’uso dell’idrante ed al lancio di lacrimogeni, i giovani sono riusciti nell'intento dichiarato di invadere il cantiere, dopo aver agganciato con delle corde e abbattuto le reti poste a protezione dell’area vietata alla marcia.
L'ennesima ritorsione del governo Renzi non si è fatta attendere. Le “forze dell'ordine” hanno fermato quattro attivisti, tra cui due storici esponenti del movimento 64enni. Le denunce sono per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e per violazione dell'ordinanza prefettizia. Tutti sono stati rilasciati la stessa notte. I sigilli sono stati messi persino allo striscione di apertura del corteo.
Il PMLI esprime solidarietà agli attivisti colpiti da repressione, a tutto il movimento e saluta la loro coraggiosa e determinata lotto contro una mostruosa opera, imposta con la violenza alle masse che non la vogliono, che lascia intravedere un imponente giro di affari e favori, che si basa su un indecente e insostenibile spreco di denaro pubblico.
Ribadiamo il diritto ad usare qualsiasi forma di lotta condivisa dal movimento. Riteniamo inoltre che sono Renzi e Alfano, il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino (PD) e il sindaco di Torino Piero Fassino (PD), sono i veri responsabili dell'innalzamento della tensione, grazie all'imposizione di divieti e proibizioni violente per reprimere il dissenso, pur di difendere gli interessi dei pescecani e dei mafiosi nel TAV. Il governo del nuovo duce, Renzi, non merita quindi alcuna fiducia. Va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.
 

1 luglio 2015