Lo denuncia la Corte dei Conti
“Rassegnata assuefazione al malaffare” nell'Italia di Renzi
“Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso”
Il malaffare e l'illegalità continuano a spadroneggiare nell'Italia di Renzi e incidono pesantemente anche sulla crisi economica.
L’allarme viene dalla Corte dei Conti, che ha iniziato il suo anno giudiziario puntando il dito sugli affari illeciti del sistema politico e imprenditoriale capitalista dove la diffusione del malaffare è tale da comportare quasi un’assuefazione dei cittadini, convinti che si tratti di un male ormai "senza rimedi".
"Crisi economica e corruzione - ha denunciato il presidente della Corte Raffaele Squitieri - procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra. La ricerca talvolta affannosa di strategie di uscita dalla crisi e la competizione esasperata per l’accesso a risorse limitate - ha spiegato Squitieri - favoriscono infatti la pratica di vie illecite ed attività illegali".
Gli effetti di questa simbiosi fra sistema economico e corruzione sono "devastanti" e così estesi a tutti i livelli istituzionali che nemmeno l’Autorità anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, riesce in qualche modo ad arginare.
"Pensavamo di aver lasciato alle spalle i fenomeni di mala gestione", ha proseguito il presidente della Corte, ma i casi come quelli di Roma Capitale sono sotto gli occhi di tutti. Il pericolo più serio per la collettività è ora "una rassegnata assuefazione al malaffare". Ma questo rischio non deve concretizzarsi: "Non possiamo permettere che questo accada", ha aggiunto il presidente dei magistrati contabili, rivolgendosi direttamente al nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella, presente alla cerimonia di inaugurazione. "Non possiamo lasciare che prenda forza l’idea di una società incapace di compiere scelte collettive, di perseguire, a livello di amministrazione, pubblica obiettivi concreti e di garantire un sistema di servizi efficiente e sostenibili".
Il procuratore generale della Corte, Salvatore Nottola ha aggiunto: “Va ridefinito il riparto di giurisdizione, fra giudice contabile e ordinario, per quanto riguarda le società partecipate da capitale pubblico, dello stato o degli enti territoriali: ad esse negli ultimi anni il legislatore sta riservando una particolare attenzione, segno dell’incidenza che hanno sulla finanza pubblica, ma stenta a farsi strada una verità: che il contrasto a sprechi e illeciti nonché ad episodi di criminalità economica non è efficace senza il recupero delle risorse sperperate”. Insomma, ci vuole una particolare attenzione nella vigilanza, e probabilmente una ridefinizione dei compiti delle varie autorità pubbliche, nel caso in cui si abbia a che fare con società partecipate: perché è in queste ultime più che in altri soggetti che può annidarsi appunto la corruzione e l’illecito”.
Una situazione drammatica che al contrario di quanto pensa la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, non si combatte certo coi link e gli hashtag.
La corruzione, che in questi ultimi anni ha assunto dimensioni impressionanti causando una perdita economica che la stessa Corte stima in oltre 60 miliardi l'anno, senza contare i danni indiretti, pagati in primo luogo dalle masse lavoratrici, in termini di cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, dei servizi e delle opere pubbliche, non è solo il prodotto dell'azione di questo o quel governo borghese. In ultima analisi la corruzione è intrinseca al sistema capitalista e alla proprietà privata che rappresenta e di cui cura gli interessi e pertanto è inestirpabile finché non saranno aboliti il capitalismo e la proprietà privata.
8 luglio 2015