Attentato al consolato italiano al Cairo
L'Italia si ritiri dalla guerra allo Stato islamico

 
L'11 luglio l'esplosione di un'autobomba al Cairo provocava la morte di un poliziotto e nove feriti; obiettivo dell'attacco il consolato italiano su El Galaa Street, la cui facciata esterna era danneggiata dalla carica esplosiva che secondo la polizia egiziana era stata posta sotto una vettura nel perimetro del consolato ed era stata fatta esplodere con un telecomando.
L'attentato era rivendicato dallo Stato islamico con un comunicato nel quale si affermava che "con la benedizione di Allah, i soldati dello Stato islamico sono stati in grado di far esplodere un'autobomba parcheggiata con 450 chili di esplosivo contro la sede del consolato italiano nel centro del Cairo". "Raccomandiamo che i musulmani si tengano alla larga da questi covi di sicurezza che sono obiettivi legittimi per gli attacchi dei mujaheddin", concludeva il comunicato firmato "Stato islamico - Egitto"
Il primo commento italiano veniva dal ministro degli Esteri, il crociato Paolo Gentiloni, che definiva l'attentato "un attacco alla presenza internazionale al Cairo, ma anche un attacco diretto all'Italia. Risponderemo con rinnovata determinazione nel contrasto al Daesh (lo Stato Islamico, ndr) e al fanatismo terrorista". Due giorni dopo in visita al Cairo, abbassava i toni sostenendo che "l'attentato al consolato italiano al Cairo è un fatto grave, un probabile avvertimento, ma non dobbiamo interpretarlo come qualcosa di diretto verso l'Italia", la bomba "è sicuramente un atto intimidatorio con l'intenzione di colpire i Paesi occidentali e l'Egitto, Paesi che condividono il comune impegno contro il terrorismo".
Toccava al premier Matteo Renzi sottolineare che "non lasceremo solo l'Egitto: Italia ed Egitto sono e saranno sempre insieme nella lotta contro il terrorismo" e riaffermare l'importanza dell'asse Roma-Cairo contro il terrorismo, cioé lo Stato islamico. Al contrario di quello che sostengono i guerrafondai Renzi e Gentiloni, per evitare che altri attacchi possano provocare nuovi lutti e distruzioni ai danni del popolo italiano, è necessario che l'Italia si ritiri senza indugi dalla guerra allo Stato islamico.

15 luglio 2015