Sempre più al servizio dell'UE imperialista
Tsipras caccia i dissidenti dal governo
Lo sciopero, gli scontri davanti al parlamento, la spaccatura di Syriza non lo smuovono. Il suo governo è retto dalla destra
Gli opportunisti e i falsi comunisti italiani approvano
Il 20 luglio sono arrivati a Atene i primi 7,1 miliardi di euro di aiuti, il prestito ponte concesso dopo il via libera del parlamento greco alle misure elencate nell’accordo di Bruxelles del 13 luglio. I soldi sono arrrivati e sono stati quasi totalmente girati alla Banca centrale europea (Bce) e al Fondo monetario internazionale (Fmi) che attendevano il rimborso delle rate dei prestiti precedenti. Una partita di giro bancaria che bene rende la presa in giro per il popolo greco che non "beneficia" affatto dei cosiddetti aiuti europei. I soldi arrivano ma come nei due piani di salvataggio degli anni precedenti servono soprattutto a pagare i debiti, che nel frattempo crescono comunque; la stessa fine che farà più di una buona metà degli oltre 82 miliradi di euro previsti dal terzo piano di salvataggio. Lo stesso giorno scattava l'aumento dell'Iva dal 13 al 23% per una serie di generi alimentari, i servizi di ristorazione, le caffetterie, i biglietti dei mezzi pubblici e i taxi mentre annunciava le probabili dimissioni il segretario generale della previdenza sociale (Ika) Giorgos Romanias, che affermava di aver provato una “grande umiliazione” nel dover fare l’esatto contrario dei principi in base ai quali era stato scelto e di non voler “dare una pensione di 87 euro a un disabile“ sulla base di quanto governo e parlamento avevano approvato.
La cronaca del primo giorno di applicazione dell'accordo di Bruxelles è più che sufficiente a spiegare quali saranno nei mesi seguenti i frutti della capitolazione del primo ministro Alexis Tsipras ai diktat neoliberisti dell'Unione europea (Ue). Capitolazione difesa da Tsipras dagli attacchi all'interno dello stesso governo di coalizione tra Syriza e la destra di Anel, risolta dal primo ministro con la cacciata dei dissidenti. Aveva a suo favore anche il sostegno delle finora opposizioni della destra di Nuova Democrazia e di To Potami e dei socialisti del Pasok; ovvero di quelli che si sono succeduti alla guida del governo e sono responsabili della gestione fallimentare del debito pubblico e della copertura politica di corrotti e esportatori di capitali all'estero. Una bella compagnia che Tsipras ha imbarcato pur di portare a casa il voto favorevole al piano di lacrime e sangue in parlamento e tenere ancora in vita, non si sa per quanto, il suo governo retto dalla destra.
Il voto in parlamento del 15 luglio sul nuovo memorandum firmato da Tsipras registrava 228 voti a favore e 64 contrari; tra i contrari i voti dei deputati revisionisti del Kke e dei nazisti di Alba dorata ma anche almeno 32 della "Piattaforma di sinistra", la più forte componente di sinistra dentro Syriza.
Le cronache registravano il diffuso malcontento dentro Syriza, segnato da una lettera aperta a Tsipras diffusa il 15 luglio e firmata da 107 sui 201 membri del comitato centrale del partito, più della metà che chiedeva una riunione straordinaria e si dichiarava contro l’intesa. Can che abbaia non morde e infatti mentre i componenti della "Piattaforma di sinistra" mantenevano la posizione contraria all'accordo il resto della "opposizione interna" di Syriza garantiva il sostegno al governo.
Tsipras peraltro commentava il voto contrario della sinistra di Syriza affermando che "questa scelta dei nostri compagni indebolisce il primo governo delle sinistre nella storia del paese". Un governo di "sinistra" che mentre votava per il memorandum ignorava la protesta portatagli fin sotto le finestre del parlamento in piazza Syntagma dai lavoratori pubblici in sciopero, su indicazione della Confederazione dei dipendenti pubblici Adedy e dal Pame, il sindacato del Kke. La sede del parlamento era difesa da un imponente schieramento di polizia che non risparmiava i lacrimogeni per respingere un attacco di gruppi di dimostranti. Dentro Tsipras tirava dritto coi voti della destra.
Una bella giravolta per uno come Tsipras cresciuto politicamente nel movimento degli studenti progressisti e dentro il revisionista Kke che lasciò nel 1999 per diventare segretario dell'area giovanile di Synaspismos, partito della cosiddetta sinistra radicale. In questa veste partecipava alla realizzazione del Social Forum greco. Faceva carriera in Synaspismos fino a diventare nel 2004 componente della Segreteria politica e nel 2008 presidente. Alle elezioni del 2009 la formazione si presentava come Syriza, conquistava il 4,6% dei voti validi e Tsipras entrava in parlamento. Syriza cresceva come movimento anti austerità e nelle due elezioni ravvicinate nel maggio e nel giugno del 2012, volava dal 16,8% al 26,89% piazzandosi nei due casi come secondo partito. Il suo programma era centrato sulla ridiscussione del piano imposto dalla Ue a Atene, il programma che lo porterà alla vittoria nelle elezioni del gennaio 2015. Alle elezioni europee del 2014 partecipava con una lista che portava il suo nome e sostenuta in Italia da opportunisti e falsi comunisti, da Sel a Rifondazione comunista. Che continuano a sostenerlo ancora.
Anche quando, votato il primo pacchetto dell'intesa di Bruxelles, decideva di continuare con un governo di minoranza col compito di applicare il resto degli impegni previsti nel memorandum. Dal governo cacciava i ministri aderenti alla "Piattaforma di sinistra", mischiava le carte spostando ministri fidati da un dicastero all'altro, imbarcava nell'esecutivo tecnici e funzionari a lui vicini.
In un editoriale de il Manifesto
del 21 luglio si legge che il memorandum imposto da Bruxelles "è un anti-piano senza alcuna razionalità economica, che assomiglia a un salasso e a un saccheggio dell’economia nazionale. Peggio ancora, le misure di 'messa sotto tutela' (della Grecia, ndr) istituiscono un protettorato nell’Unione Europea" e tuttavia avvertiva che Tsipras aveva fatto bene. Incredibile!! "Assumendosi le sue responsabilità, il primo ministro ha dichiarato di 'non credere' nelle virtù del piano di Bruxelles, ma che bisognava accettarlo per evitare un disastro. Tsipras lo ha detto chiaramente: la soluzione che abbiamo dovuto scegliere non era la migliore, è stata solo quella meno disastrosa per la Grecia e per l’Europa. Questo impegno al servizio dell’interesse comune ci assegna grandi responsabilità. Fino ad oggi, bisogna pur dirlo chiaramente, il nostro sostegno non è stato all’altezza della situazione. Ma la 'lunga marcia' per l’Europa solidale e democratica non è finita il 13 luglio 2015. Continuerà anche in Grecia, mentre altri movimenti carichi di speranza ne prenderanno il testimone".
Se fra questi movimenti c'è lo spagnolo Podemos, il cui leader Monedero ha difeso Tsipras affermando che "ha ottenuto molto più di quanto avrebbero ottenuto Nea Dimokratia e Pasok", l'Ue imperialista può dormire sonni tranquilli.
22 luglio 2015