Sei arresti nella nuova inchiesta della Dda di Napoli sulla famigerata cooperativa Concordia
Indagato per aver favorito gli appalti l'ex senatore PD Diana
“Era consapevole dell'esistenza dell'accordo per l'affidamento diretto dei lavori a imprese riconducibili al clan dei casalesi”
Otto misure cautelari, di cui sei arresti, sono state eseguite lo scorso 3 luglio nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli relativa ai rapporti della cooperativa Cpl Concordia con la criminalità organizzata campana, in modo particolare con il clan camorristico dei Casalesi, per gli appalti finalizzati alla realizzazione delle opere di metanizzazione in vari comuni del Casertano.
E' finito in carcere, tra gli altri, anche l'ex presidente della Cpl Concordia, Roberto Casari, già ai domiciliari per una precedente ordinanza riguardante appalti sempre della Cpl a Ischia per lavori di metanizzazione.
Delle otto misure cautelari, disposte dai pm napoletani Giuseppe Borrelli, Catello Maresca e Cesare Sirignano, quattro sono ordinanze di custodia in carcere, due ai domiciliari e due sono divieti di dimora, e ha fatto scalpore soprattutto il divieto di dimora in provincia di Caserta disposto nei confronti dell'ex parlamentare PD ed ex componente della Commissione Antimafia - nonché amico personale del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone - Lorenzo Diana, al quale viene contestato il reato di di abuso di ufficio e quello, ben più grave, di concorso esterno in associazione mafiosa per gli appalti alla Concordia.
Diana, 66 anni, originario di San Cipriano d'Aversa in provincia di Caserta, finora si era guadagnato una grande fama per il suo dichiarato impegno e la sua presunta lotta contro la camorra e la criminalità organizzata, tanto da essere stato, almeno formalmente, più volte minacciato dal clan dei Casalesi. Per questo suo presunto impegno, che ora i magistrati mettono seriamente in discussione, Diana fu indicato da Roberto Saviano come un eroe nel suo romanzo Gomorra e ricevette il Premio Borsellino per la legalità nel 2008.
Deputato dei DS dal 1994, è stato componente alla Camera delle Commissioni Lavori Pubblici ed Antimafia per poi essere eletto nel 1996 al Senato diventando segretario della Commissione antimafia fino al 2001 quando viene rieletto alla Camera con l'Ulivo.
L'ex senatore PD, si legge nell'ordinanza del Gip di Napoli che dispone il divieto di dimora, ebbe “un ruolo di assoluto rilievo” al fine di facilitare la realizzazione delle opere nel Bacino, in ciò agevolato dalla sua funzione e dalla credibilità istituzionale derivante dalla carica di componente della Commissione parlamentare antimafia, della Commissione parlamentare Lavori pubblici e di consigliere del Comune di San Cipriano d'Aversa. Sempre secondo l'ordinanza del Gip, Diana esercitò “un intervento diretto sulla prefettura di Caserta per quei Comuni compresi nel Bacino e all'epoca sottoposti a commissariamento per infiltrazioni mafiose, per ottenere le delibere di approvazione della concessione e dei progetti presentati dalla Cpl nei tempi previsti per accedere ai finanziamenti pubblici in favore della cooperativa modenese” ed “era consapevole dell'esistenza dell'accordo per l'affidamento diretto dei lavori a imprese riconducibili al clan dei casalesi”
Nell'ambito delle indagini i magistrati hanno anche scoperto che Diana convinse un sostituto procuratore federale della Federazione italiana gioco calcio, Manolo Iengo, ad attestare falsamente che il figlio Daniele aveva ricoperto un ruolo di dirigente in una squadra di calcio di serie D, e ciò per consentirgli di accedere a corsi e master di dirigente sportivo, mentre Lorenzo Diana in seguito avrebbe conferito a Iengo degli incarichi di consulenza presso il Centro agroalimentare di Napoli, di cui Diana era diventato presidente: una vicenda collaterale rispetto a quella della cooperativa Concordia, che tuttavia getta gravi ombre sul rispetto della legalità da parte di chi, come lui, aveva fatto del rispetto della legge una bandiera.
Tornando all'indagine principale relativa alla metanizzazione, sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere gli imprenditori casertani Antonio Piccolo e Claudio Schiavone insieme al romano Giuseppe Cinquanta, responsabile commerciale Cpl per Lazio, Campania e Sardegna dal 1997 al 2005, mentre ai domiciliari sono invece finiti l'abruzzese Giulio Lancia - responsabile di cantiere e capo commessa della Cpl Concordia Bacino Campania dal 2000 al 2003 - e il casertano Pasquale Matano, responsabile di esercizio della Cpl distribuzione.
Particolarmente grave è l'accusa nei confronti dei quattro manager di Cpl Concordia, indagati per concorso esterno in associazione mafiosa per essersi accordati con clan della camorra dei Casalesi, in particolare con i reggenti delle cosche Schiavone e Zagaria, che gestivano l'affare della metanizzazione nell'agro aversano. Secondo l'accusa avrebbero ricevuto dai clan il grosso favore di fare estromettere Eurogas, società già assegnataria della convenzione con tre comuni, dall'affare della metanizzazione.
22 luglio 2015