Fiaccolata per chiederne la liberazione
Repressione fascista: arrestati 8 attivisti No Tav
“Questi arresti non ci intimidiscono e non fermeranno la nostra lotta”
Su ordine della procura di Torino nella notte tra il 5 e il 6 settembre una nuova ondata di arresti si è abbattuta sul Movimento No Tav in Valsusa.
Al termine della pacifica manifestazione di tre giorni intitolata “Seminiamo la Resitenza” organizzata dal Movimento presso il cantiere della Maddalena a Chiomonte in Val Clarea per denunciare il mostruoso saccheggio di risorse pubbliche e la devastazione ambientale provocata da un'opera dannosa e inutile come il Treno alta velocità, la polizia fascista di Renzi e Alfano su ordine della Procura di Torino, ha attaccato il presidio e dopo aver isolato a suon di manganellate e lacrimogeni un gruppo di manifestanti ha proceduto all'arresto di otto di essi. Si tratta di quattro studenti universitari, due No Tav bolognesi, un militante del centro sociale Askatasuna di Torino e un ragazzo minorenne di 17 anni, studente delle superiori, che è stato portato al carcere minorile Ferrante Aporti.
Da codice fascista le accuse contestate dai Pubblici ministeri Marco Gianoglio e Antonio Rinaudo che parlano di resistenza e violenza aggravata a pubblico ufficiale, esplosione di ordigni e travisamento.
Accuse totalmente inventate e prive di fondamento dal momento che nel corso della manifestazione è stata eseguita la “battitura” dei cancelli che delimitano il cantiere e una semina simbolica dei terreni circostanti. “Seminare - avevano spiegato i promotori dell’iniziativa - è un gesto antico come il mondo. Semplice ma ricco di significati. Vogliamo ribadire ancora una volta che per noi quel cantiere di morte e devastazione va chiuso. La Valsusa che vogliamo non è cemento e recinzioni, non è un corridoio di traffico, ma una valle viva e verde”.
Al termine della manifestazione le “forze dell'ordine” già in assetto antisommossa hanno preso a pretesto l'accensione di alcuni fumogeni e l'esplosione di qualche petardo da parte dei manifestanti per scatenare una vera e propria caccia al No Tav culminata con l'arresto degli otto attivisti.
Coraggiosa e immediata la reazione del popolo No Tav che in serata ha dato vita sotto le finestre dell' istituto penale per i minorenni a di Torino a una grande fiaccolata di solidarietà per chiedere la liberazione dei compagni arrestati. In un comunicato diffuso durante i presidi che nei giorni seguenti sono stati organizzati anche davanti al carcere delle Vallette dove sono stati rinchiusi gli altri 7 arrestati, a Bussoleno e Venaus, epicentro della rivolta popolare contro i cantieri della Torino-Lione, i No Tav hanno ribadito: “Questi arresti non ci intimidiscono e non fermeranno la nostra lotta che è fatta di tanti momenti, tra cui le iniziative notturne contro quel cantiere che devasta e uccide il nostro territorio e il futuro di tutti”.
Sabato 12 settembre la protesta No Tav è infatti ripresa davanti al cantiere del tunnel geognostico e altri 9 manifestanti sono stati strattonati e trascinati all'interno delle recinzioni in stato di arresto. Ma al momento dell'identificazione dei “violenti contestatori” le “forze dell'ordine” si sono accorti che non si trattava di “pericolosi terroristi” ma di manifestanti tutti tra i 60 e gli 80 anni e li hanno immediatamente rilasciati.
Segno evidente che la protesta in Val Susa contro il Tav è sostenuta da tutta la popolazione unita: giovani, donne e anziani decisi a non mollare. Ed è proprio contro questa eroica resistenza di popolo che il nuovo Mussolini Renzi e il ministro col manganello Alfano hanno scatenato questa nuova ondata di repressione e arresti nel tentativo di stroncare una volta per tutte il Movimento. Un giro di vite di chiaro stampo mussoliniano che ricalca alla lettera il famigerato “teorema” dell'ex procuratore capo di Torino, nemico giurato e persecutore del movimento No Tav fin dalla prima ora, Giancarlo Caselli (area PD) che nel dicembre del 2013 fece arrestare 4 No Tav che avevano preso parte alle manifestazioni del 13 e 14 maggio 2013. L'accusa in quel caso era addirittura di attentato con finalità terroristiche e atto di terrorismo con esplosivi finalizzati al terrorismo (poi lasciata cadere dalla Corte d’assise di Torino che il 14 dicembre scorso ha condannato i 4 No Tav solo, si fa per dire, per danneggiamento, trasporto di armi e resistenza a pubblico ufficiale). Una condanna esemplare come avveniva nei tribunali speciali fascisti che serve ai tirapiedi di Caselli e al PD per ridare fiato alla odiosa campagna di criminalizzazione e repressione del Movimento No Tav che però non si arrende e avverte che le iniziative di lotta contro chi devasta il nostro territorio, criminalizza e reprime con la violenza di stampo fascista il nostro movimento, non si fermeranno e proseguiranno anche nei prossimi giorni con il campeggio studentesco e la parola d'ordine: “liberi tutti, avanti No Tav!”.
16 settembre 2015