Ungheria blindata, mentre si moltiplicano i muri di filo spinato negli altri Paesi UE
La polizia del fascista Orban carica i profughi
Centinaia di feriti e altrettanti arrestati
Nel vertice italofrancese del 18 settembre a Modena il premier Matteo Renzi accanto al presidente francese Francois Hollande in merito alla questione esplosiva dei profughi affermava che "l’Europa è nata per abbattere i muri, non per costruirli"; un esempio della palese demogogia usata a larghe mani da una parte dei governanti imperialisti europei che se non si comportano come il fascista Viktor Orban che il muro lo ha costruito davvero al confine con la Serbia e la Romania e minaccia di estenderlo lungo il confine con la Croazia, non fanno nulla per impedirlo. La politica dei respingimenti e non dell'accoglienza resta il nucleo dell'azione della Ue nella quale spicca l'Ungheria blindata e non solo.
Il governo ungherese dopo aver deciso la chiusura delle frontiere ai profughi militarizzava la zona al confine con la Serbia e il 17 settembre chiudeva al traffico "temporaneamente" una parte del tratto autostradale tra Horgos e Rozske, che costeggia la frontiera tra i due paesi. Presso la città di Horgos la polizia usava lacrimogeni e idranti per respingere i profughi che dal lato della Serbia tentavano di superare il muro di filo spinato.
Sono diverse centinaia i profughi rimasti bloccati in Serbia che in tendopoli improvvisate aspettano il momento per tentare il passaggio della frontiera. Il blocco della frontiera deciso da Budapest è scattato il 16 settembre e in pochi giorni la polizia ungherese ha arrestato diverse centinaia di migranti.
Secondo il premier Orban il muro funziona bene tanto che in un'intervista a un quotidiano tedesco ha sostenuto che data l'emergenza "dovremo ampliare il muro anche alla frontiera croata", dopo quelli eretti alle frontiere serba e rumena.
Il flusso dei profughi infatti non si ferma certo al muro ungherese e in prima battuta ha provato a aggirarlo passando per la Croazia.
Il premier croato Zoran Milanovic affermava il 18 settembre che "il confine non può essere sigillato e tutta questa gente non si può trattenere in Croazia. Per ora non impediremo a nessuno di entrare, ma neanche di uscire dal Paese", facendo capire che i profughi che potevano entrare da sud, dalla Serbia sarebbero stati fatti passare verso l'Ungheria.
I buoni propositi di Zagabria duravano lo spazio di un giorno e di fronte al massiccio afflusso dei profughi decideva il 19 settembre di chiudere sette degli otto valichi di frontiera con la Serbia e di aprire un grande centro di raccolta. Un sistema che al massimo può rallentarne il flusso. I profughi entrati in Croazia erano dirottati verso l'Ungheria, una parte si dirigeva verso la Slovenia. La polizia slovena iniziava a far entrare nel paese gruppi di migranti in corrispondenza del valico di Rigonce-Harmica. Due giorni dopo bloccava tutto.
Il 21 settembre la polizia slovena cominciava a innalzare una barriera "difensiva" al valico di Bregana per impedire l'ingresso dei profughi dalla Croazia. Il governo di Lubiana disponeva in seguito la chiusura del passaggio e lo smantellamento della tendopoli sorta nei pressi di Bregana dove i profughi aspettavano i pulman che li avrebbero portati nel nord dell'Ungheria.
23 settembre 2015