Afghanistan
I talebani conquistano Kunduz
Gli imperialisti americani la bombardano per riconquistarla: colpito un ospedale di Msf, strage fra i malati e il personale
Sul terreno intervengono i reparti speciali Usa e Nato
Il 28 settembre, a un anno dall’insediamento del governo fantoccio di Ashraf Ghani a Kabul, i talebani hanno alzato la loro bandiera nella città di Kunduz, l'importante capoluogo della provincia settentrionale dell'Afghanistan. La perdita del controllo di Kunduz da parte del governo di Kabul è pesante perché la città è anche un importante crocevia dei traffici commerciali coi paesi vicini. Kunduz è la prima città del paese a essere liberata dalle forze della resistenza dopo l’invasione imperialista guidata dagli Usa nel 2001. Poco prima del lancio dell'offensiva sulla città il leader dei talebani il mullah Ahktar Mansur lanciava un messaggio nel quale raccomandava ai combattenti di “salvaguardare vite, proprietà e onore degli abitanti”, proponeva a chi aveva collaborato con il governo di pentirsi e di dare vita a un dialogo inter-afgano che escludesse gli “eserciti invasori” e chiedeva alle autorità di Kabul di “ammettere la sconfitta” ed “accettare la vittoria dei mujaheddin come una amara realtà”.
Alla fine del 2014, dopo 13 anni di attività, era terminata la missione imperialista International Security Assistance Force (Isaf) della Nato di supporto al governo di Kabul. Non tutte le forze di occupazione però avevano lasciato il paese, un nucleo era rimasto nell'ambito della missione di assistenza chiamata Sostegno Risoluto, ufficialmente senza più il coinvolgimento diretto del contingente Nato. Era chiaro che senza un supporto militare dall'esterno il governo di Kabul non aveva la capacità di mantenere il controllo del paese tanto che il presidente americano Barack Obama a fine 2014 autorizzava le truppe Usa a partecipare attivamente ai combattimenti in caso di minaccia diretta da parte dei talebani. Quello che accadeva a Kunduz.
A partire dal 29 settembre il governo di Ghani rispondeva lanciando una controffensiva sulla città appoggiata dai bombardamenti dell’aviazione Nato che coprivano le operazioni via terra l'esercito governativo appoggiate dai militari della Nato presenti nella zona di Kabul in veste di consiglieri. Era il portavoce della coalizione imperialista, il colonnello Brian Tribus, a confermare che un numero imprecisato di soldati della missione a guida Nato "Resolute Support" era stato inviato a Kunduz, "con un ruolo non combattente" anche se alcuni uomini delle forze speciali americane combattevano sul terreno, per "auto-difesa".
Secondo il portavoce del ministero degli Interni di Kabul le forze speciali governative avevano ripreso il controllo di Kunduz già la sera dell'1 ottobre, mettendo in fuga i talebani e avviato operazioni per riprendere il controllo di tuttas la provincia.
Il portavoce dei talebani smentiva le notizie del governo sulla caduta di Kunduz e dava notizia di altri successi militari delle forze della resistenza contro i convogli governativi che si dirigevano sulla città. Il 2 ottobre i talebani rivendicavano anche l’abbattimento di un aereo militare C-130 americano nei pressi dell’aeroporto di Jalalabad.
Che la battaglia a Kunduz fosse ancora in corso lo confermava il criminale bombardamento da parte dei caccia Nato del centro traumatologico di Medici Senza Frontiere (Msf) avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 ottobre. L'associazione umanitaria denunciava che le bombe erano continuate a cadere sulla struttura ospedaliera anche dopo che i responsabili avevano protestato coi rappresentanti del governo e delle forze americane ai primi raid. Il bilancio sarebbe di oltre una ventina di morti, tra operatori sanitari e pazienti tra i quali 3 bambini, e una quarantina di feriti.
Il portavcoce dei talebani condannava "il selvaggio attacco" da parte delle forze americane nel quale sono stati "martirizzati decine di medici, infermiere e pazienti".; questo "crimine americano", denunciava il portavoce mostra agli afghani e al mondo "la natura spietata ed ipocrita degli invasori e dei loro mercenari".
Non è la prima strage commessa dalle forze imperialiste di occupazione in Afghanistan e questa volta il comando Usa non poteva iniziare la difesa negando l'evidenza perciò il portavoce delle forze armate americane in Afghanistan, il colonnello Brian Tribus, ammetteva che l’attacco “potrebbe avere causato danni collaterali ad una struttura medica della città”.
Il regime fantoccio di Kabul invece sosteneva che il bombardamento dell'ospedale non era stato un errore, la struttura era diventata un bersaglio perché vi si erano nascosti una decina di talebani. Una posizione non difesa nemmeno dal segretario alla Difesa americano Ash Carter che annunciava indagini in corso dopo che anche l'Onu aveva annunciato che il raid "potrebbe essere considerato crimine di guerra”. Era l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ràad al-Hussein, a definire l'attacco un atto “assolutamente tragico, ingiustificabile e possibilmente anche criminale“. “Questo evento profondamente scioccante dovrebbe essere indagato in maniera rapida, approfondita e indipendente - chiedeva al-Hussein - e i risultati dovrebbero essere resi pubblici. La gravità dell’incidente è sottolineata dal fatto che, se sarà stabilito che è stato deliberato, il bombardamento di un ospedale può configurarsi come crimine di guerra“.
A Msf arrivava la solidarietà di Emergency. "Bombardare un ospedale dove si curano i feriti è un atto di violenza inaccettabile. Un ospedale è un luogo di cura che come tale va tutelato e ciò è possibile solo se gli ospedali vengono rispettati da tutte le parti in conflitto, come previsto dalle convenzioni di Ginevra. Emergency esprime la sua solidarietà a Medici senza Frontiere e condanna fermamente l'attacco da parte delle forze Nato all'ospedale a Kunduz, in Afghanistan", affermava un comunicato dell'organizzazione umanitaria.
Solo il 6 ottobre il Pentagono si prendeva la responsabilità della strage, scaricando in parte quelle della Nato, affermando che "la decisione di condurre i raid" su Kunduz "è stata presa all'interno del comando americano" e che la struttura ospedaliera era stata colpita "per sbaglio". Se così fosse stato perché i raid non si sono fermati alle proteste di Msf? Si tratta dell'ennesimo crimine di guerra delle forze di occupazione imperialiste in Afghanistan.
7 ottobre 2015