Gli aerei di Putin bombardano tre ospedali in Siria
La Russia smentisce
Almeno 120 tra morti e feriti, tra i quali donne e bambini, sono le vittime del bombardamento del 20 ottobre degli aerei di Putin nella regione nordoccidentale siriana di Latakia. La zona colpita dai raid russi è quella montagnosa di Jabal al-Akrad sotto il controllo delle formazioni antigovernative che è stata investita dalla controffensiva delle forze del regime di Assad con il fondamentale appoggio dei militari di Mosca, richiesto formalmente lo scorso 30 settembre dal governo di Damasco.
Da allora secondo le opposizioni siriane sotto le bombe russe sono morte almeno 370 persone, delle quali 127 erano civili, compresi 36 bambini e 34 donne.
Così come gli aggressori imperialisti americani in Afghanistan continuano ad attaccare bersagli civili, l'ultimo è l'ospedale di Msf a Kunduz colpito il 3 ottobre, anche gli imperialisti russi non sono da meno in Siria e in neanche un mese hanno bombardato almeno tre strutture ospedaliere.
Secondo l'organizzazione "Physician for Human Rights" (Phr) di New York, gli aerei di Putin hanno attaccato e danneggiato tre strutture mediche; il 2 ottobre l'ospedale da campo di Latamneh nel nord della provincia di Hama, dove alcuni membri dello staff sono rimasti feriti, e quello di Benin nella campagna della cittadina di Idlib e nei giorni successivi quello di al-Burnas a nord di Latakia, vicina al confine con la Turchia. Il portavoce russo ammetteva i bombardamenti aerei in quelle aree ma negava che fossero stati colpite delle struttuer mediche.
La stessa smentita registrata dopo il bombardamento del 20 ottobre quando un portavoce del ministero della Difesa di Mosca affermava che obiettivo del raid sarebbe stato un "sito d'incontri tra capi di bande terroristiche" individuato mediante "intercettazioni radiofoniche" e non l'ospedale.
4 novembre 2015