In una città blindata per proteggere Salvini, Berlusconi e Meloni
Combattivi cortei antifascisti contro il provocatorio raduno della Lega neofascista e razzista a Bologna�
Caricati e manganellati i giovani dei Centri sociali. Tre contestatori arrestati. Altri feriti, tra cui una ragazza. Vergognoso comportamento del sindaco Merola (PD)
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna�
Domenica 8 novembre si è svolto l'annunciato raduno della Lega neofascista e razzista provocatoriamente nella “rossa” Bologna (in realtà in mano al PD borghese) contro il governo Renzi per lanciare la propria candidata Lucia Borgonzoni nella corsa alle elezioni comunali che si terranno il prossimo anno.
La città era blindata da polizia e carabinieri in tenuta antisommossa per proteggere Salvini, Berlusconi e Meloni. Vergognoso il comportamento del sindaco Valerio Merola (PD) che ha lasciato Bologna nelle mani dei fascioleghisti e del questore Coccia. Quest'ultimo si è comportato in maniera fascista. Abbiamo visto prendere ragazze e ragazzi a caso e caricarli di peso, pur doloranti, sui mezzi delle “forze dell'ordine”, abbiamo visto i fumi dei lacrimogeni sparati su dei manifestanti bloccati senza via di fuga.
La Lega vendeva “gadget” come occhiali con il logo “I love ruspa” richiamando la minaccia di Salvini che vuole spianare campi rom e centri sociali, mentre c'erano anche Fratelli d'Italia e Forza Italia con i rispettivi caporioni Meloni e Berlusconi che sono intervenuti dal palco in piazza Maggiore per rimettere insieme i cocci rotti del “centro-destra” ora a trazione leghista, mentre i nazisti di Casapound non hanno accettato l'invito di Salvini perché non volevano stare sul palco assieme a Berlusconi, ma avrebbero accettato la presenza del solo Salvini, ormai riconosciuto come rappresentante dei movimenti più fascisti e razzisti del Paese.
Su uno striscione c'era scritto: “Salvini alle zecche stai attento a Bologna ancora fischia il vento”. In risposta al leader della Lega che giorni avanti aveva definito “zecche rosse” i partigiani e i collettivi che non volevano che Piazza Maggiore fosse concessa al suo partito. In altri striscioni si leggeva: “Bologna non si lega”, “Difendere Bologna dall'invasione leghista”, “Salvini carogna, fuori da Bologna, “Contro vecchi e nuovi fascisti, ieri partigiani e oggi antifascisti”. E' stata cantata “Bella ciao”.
“Contro l'invasione leghista” a Bologna, Medaglia d'Oro al Valore della Resistenza, sono scesi in strada fin dal primo mattino in tre corposi cortei partiti da Piazza Medaglie d'oro, Ponte Stalingrado e Piazza XX Settembre, migliaia di bolognesi e non, in particolari giovani e giovanissimi, precari, centri sociali, collettivi, occupanti case, organizzazioni antifasciste e antirazziste. Presenti anche militanti e simpatizzanti del PMLI senza insegne del Partito. L'Anpi ha tenuto un presidio in Piazza Maggiore davanti al sacrario dei partigiani, verso il quale diversi fascio-leghisti hanno rivolto provocatoriamente il saluto romano.
Contro gli antifascisti si è scatenata la repressione delle “forze dell'ordine” del nuovo duce Renzi e dei suoi gerarchi Alfano e Pinotti, migliaia di celerini e carabinieri al ponte di via Stalingrado e a Porta Muscarella hanno proditoriamente aggredito i vari cortei con selvagge e ripetute cariche e lanci di lacrimogeni ferendo diversi manifestanti, tra cui una ragazza e arrestandone tre, poi scarcerati ma che saranno processati per direttissima il prossimo 23 novembre. I cortei non hanno indietreggiato e hanno resistito compatti alle cariche.
Ancora una volta la Bologna antifascista e antirazzista ha detto un secco no alle politiche repressive e razziste tanto del governo del nuovo duce Renzi quanto dell'amministrazione comunale capeggiata dal PD che negli ultimi mesi ha provveduto a diversi sgomberi, e un secco no ai fascisti in camicia nero-verde.�
11 novembre 2015