Come giudicate il mancato raggiungimento delle firme ai referendum promossi da Civati?
Salve,
vi scrivo per richiedere un parere sulle mancate firme per i referendum promossi da Civati.
Non voglio sprecare tempo su Civati (il promotore del referendum) non ne vale la pena, invece mi concentro sui contenuti dei referendum da lui proposti. Non giudicate negativamente il mancato raggiungimento delle firme? Non era un’occasione (se ci fossero state le firme) per votare i referendum per far capire che il popolo la pensa diversamente da Renzi e il renzismo? Per usare una metafora: il governo è come un muro solido che non vuole crollare, i referendum potevano essere le prime crepe per far cedere il muro (governo) Non era un occasione per far scricchiolare il governo che deve essere abbattuto? Inoltre penso anche che c’è stata parecchia non informazione sulle firme e soprattutto la cgil ancora una volta ha perso un’occasione standosene in silenzio e zitta!
Che ne pensate?
Grazie.
Alessandro - Firenze
Salve,
grazie a te per aver chiesto il parere a “Il Bolscevico” sul fallimento dei referendum promossi da Civati. Non è stato possibile raggiungere il quorum delle firme essenzialmente perché Civati ha voluto fare tutto da sé e in tempi parecchio ristretti. Al promotore interessava sopratutto crearsi una legittimazione politica e una base elettorale per il suo movimento “Possibile”, a SeL non piacevano perché avrebbero compromesso la sua alleanza con il PD per le prossime elezioni amministrative, Landini preferisce iniziative promosse dalla Fiom o da Coalizione Sociale dove lui ricopre ruoli di primo piano. Tanti soggetti in cui è prevalso da subito un profondo settarismo e corporativismo, in questi casi invece è indispensabile un forte spirito unitario e un largo fronte unito.
Lo stesso Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (che promosse i referendum del 2011) ha criticato Civati perchè i suoi referendum sono scollegati dalle lotte e sembrano più che altro funzionali al ricollocamento politico dei suoi promotori. Riguardo alla Cgil, tale sindacato non è nuovo ad annunciare fuoco e fiamme e poi fare marcia indietro. Sicuramente ha prevalso la volontà della Camusso di non pregiudicare la tanto ricercata unità con i vertici sindacali crumiri di Cisl e Uil, oltre ad aver fiutato la difficoltà e il possibile fallimento dell'iniziativa, preferendo sganciarsi e non farne parte. Poi c'è stato il boicottaggio dei mass-media ma l'insuccesso è avvenuto principalmente per i motivi che abbiamo esposto sopra. In queste condizioni raggiungere l'obiettivo delle firme, del quorum e del risultato favorevole era pressoché impossibile.
Ma vogliamo fare anche una riflessione più generale. Come hai detto tu stesso non conviene sprecare tempo su Civati evidentemente, come noi, lo consideri un politicante borghese che non ha niente a che spartire con i comunisti. E' importante conoscere i partiti e i politici che promuovono un referendum e quali sono i loro reali obiettivi, ma non è la questione determinante. In passato sono stati conquistati importanti diritti, ad esempio il divorzio e l'aborto con la legge 194, grazie a referendum che riflettevano un ampia mobilitazione e un sostegno di massa, ma nella pratica promossi da Pannella e i Radicali, cioè dei borghesi liberali e liberisti. Dobbiamo essere uniti sul quel tema, non è necessario avere posizioni politiche simili su tutto.
Per noi la questione principale è un'altra. Noi marxisti- leninisti siamo convinti che la strada da seguire per la difesa, l'estensione e la conquista dei diritti dei lavoratori, così come quella dei diritti civili, era e resta quella maestra della lotta di classe, della mobilitazione e della lotta dei lavoratori, delle masse popolari e di tutti i sinceri democratici. Spesso chi propone i referendum intende sostituire la lotta di classe con l'illusione che si possono ottenere gli stessi risultati con la via legalitaria e legislativa. Si rilasciano dichiarazioni contro questa o quella legge, ma invece di lavorare per la mobilitazione e innalzare lo scontro sociale, si rimanda tutto al mettere una croce su un Sì o un No. E il caso di Civati per noi appartiene proprio a questa categoria.
Questo non significa che noi snobbiamo questo istituto, anzi, lo difendiamo e ci battiamo contro tutte quelle misure che vorrebbero impoverirlo e renderlo più difficile da organizzare, come ad esempio l'innalzamento del numero delle firme necessarie per essere accettato. Poiché si tratta di quesiti su temi specifici prendiamo sempre posizione e generalmente, ovunque siamo presenti, partecipiamo attivamente ai comitati a sostegno del Sì o del No (a seconda del quesito). Quando ci sono le condizioni e siamo in accordo con i temi sollevati abbiamo partecipato alla stessa raccolta delle firme. A volte, quando lo riteniamo necessario, optiamo per l'astensione.
Se questo strumento lo affianchiamo alla lotta di classe allora può diventare efficace, se la sostituisce o ne è un surrogato diventa controproducente. Se sui temi del lavoro si sviluppa una lotta che vede protagonisti i lavoratori, oppure per conquistare nuovi diritti o abolire vecchie e nuove leggi reazionarie (pensiamo al divorzio, all'aborto, fecondazione assistita, nucleare, acqua pubblica ecc.) si mobilitano le masse popolari allora ci può stare benissimo anche il referendum e le lotte incideranno positivamente anche sul suo successo. Se invece ci si affida a una presunta opposizione parlamentare o interna a un partito (come nel PD), si fa un'opposizione di facciata a certe leggi (pensiamo al Jobs Act) ma poi si punta tutto sui referendum, si distolgono le masse dalla lotta, che oltretutto usciranno demoralizzate dalla sconfitta che quasi sicuramente, a queste condizioni, subirà il referendum. In sintesi: la lotta di classe influisce positivamente anche su iniziative legislative, non il contrario, e il referendum deve essere subordinato a questa.
“Per far capire che il popolo la pensa diversamente da Renzi e il renzismo”, e “far scricchiolare il governo che deve essere abbattuto”
come giustamente scrivi, non sono sufficienti i referendum occorre mettere in campo tutta la forza unitaria della classe operaia e dei lavoratori, compresi i precari, degli insegnanti, del personale Ata e del movimento studentesco, per sviluppare la mobilitazione e le lotte per opporsi in massa all'applicazione di provvedimenti antisindacali e fascisti come il Jobs Act e la “Buona scuola”, per il rinnovo dei contratti nell'industria e nel pubblico impiego, per respingere l'ennesimo attacco alla sanità pubblica e ai servizi sociali, e così via. Ma soprattutto con l'obiettivo politico (che condividi con noi) di spazzare via Renzi e il suo governo, attraverso le lotte di piazza e lo sciopero generale.
11 novembre 2015