Sulla guerra, lo Stato islamico e i “valori dell'Occidente”
Non farsi imbrogliare dalla propaganda imperialista
C'è un altro bombardamento non meno micidiale, oltre a quelli terrificanti e senza sosta sulla Siria e sull'Iraq, ed è il bombardamento che la propaganda imperialista rovescia incessantemente sulle masse popolari dal giorno degli attentati di Parigi. Una vera e propria propaganda di guerra, pervasiva e martellante, che ha al suo servizio l'intera macchina dell'“informazione”, tanto quella che risponde alla destra neofascista quanto quella che fa capo alla “sinistra” borghese, oggi unite come mai - a parte solo, e non sempre, i toni e le sfumature - nel cercare di persuadere le masse che la guerra allo Stato islamico (Is) è una guerra della “civiltà contro la barbarie”, che nel colpire a Parigi i terroristi islamici hanno voluto colpire i “valori”, la “democrazia” e le “libertà occidentali”, che quella in corso in Medio Oriente è una potenziale “terza guerra mondiale”, e che pertanto non solo i bombardamenti sono giustificati, ma finanche un intervento militare sul terreno da parte della santa alleanza internazionale imperialista contro l'Is. Alleanza che include la superpotenza americana e quella europea, e che in questo momento ha nella Francia di Hollande e nella Russia di Putin la sua punta di lancia.
La tesi della “barbarie” islamica che avrebbe dichiarato guerra alla “civiltà occidentale” è falsa, perché nasconde il mostro dell'imperialismo che si cela dietro l'edificante concetto di “civiltà occidentale”, e perché scambia deliberatamente la causa con l'effetto per nascondere che è proprio la barbarie dell'imperialismo che genera barbarie.
La barbarie di Parigi infatti è grande, ma non ha confronti con quella immensa che l'imperialismo sta infliggendo da decenni ai popoli del Medio Oriente. Sono almeno 36 anni che quei martoriati territori e popoli non sono stati lasciati in pace un attimo dalle invasioni e dalle bombe dell'imperialismo: dall'invasione dell'Afghanistan da parte dell'allora socialimperialismo sovietico, a cui è subentrato quello Usa affiancato da quello europeo con la Nato, all'invasione e la distruzione dell'Iraq da parte dei boia imperialisti Bush e Blair, fino agli attuali bombardamenti indiscriminati di Obama, Hollande e Putin sulla Siria e l'Iraq già ridotti in macerie. Questa barbarie, che nasce unicamente dalla insaziabile sete di rapina e di profitto delle potenze imperialiste, centrata in questo caso sul petrolio, non è paragonabile con quella di Parigi, né come durata, né come intensità, distruzioni e numero di vittime, che si contano ormai a milioni. Ed è anzi essa stessa la causa della barbarie di Parigi, quella che genera come reazione gli attentati terroristici dei combattenti islamici.
Cessare la guerra allo Stato islamico
Altrettanto falsa è la tesi dello “scontro di civiltà”, cioè tra l'“integralismo islamico” e i “valori”, la “democrazia” e le “libertà” occidentali, e così via. Una tesi particolarmente sporca, questa, per varie ragioni: perché mira innanzitutto a carpire il consenso delle masse a sostegno dei rispettivi governi imperialisti e alla guerra ai popoli islamici, mascherando i loro veri interessi economici e le loro guerre di rapina dietro il pretesto della difesa dei “nostri valori democratici” e della “pace” internazionale. Perché viene strumentalizzata in chiave xenofoba per ghettizzare le comunità musulmane e giustificare l'imbarbarimento delle politiche contro i migranti. Perché serve da pretesto per misure sempre più liberticide e fascistizzare le Costituzioni, come dimostra la politica di Hollande e la stessa politica di Renzi e Alfano.
E infine perché in questo modo i governi imperialisti possono confondere le idee alle masse sul vero motivo per cui avvengono attentati come quelli di Parigi, e sull'unico vero mezzo per evitarli: cessare la guerra allo Stato islamico, cessare i bombardamenti e ritirare tutte le forze militari imperialiste dalla regione, lasciare che quei popoli decidano da se stessi e senza ingerenze il proprio destino, aiutandoli solo pacificamente con l'assistenza umanitaria, la cooperazione e l'accoglienza dei rifugiati. Solo così sarà possibile evitare che gli attentati continuino a colpire i paesi della coalizione imperialista.
Anche sulla terza guerra mondiale la propaganda imperialista bara spudoratamente, perché non è certo dallo Stato islamico che essa può scaturire ma dalla contesa tra le grandi potenze imperialiste per il dominio economico e militare del mondo intero, come ha già dimostrato la storia della prima e della seconda guerra mondiale. Oggi questa contesa appare in ombra, perché le grandi potenze imperialiste si sono alleate per combattere il comune nemico, l'Is, che è l'unica forza in questo momento che si oppone oggettivamente ai loro piani di saccheggio del Medio Oriente, specie dopo che hanno ridotto al silenzio o tirato dentro la loro santa alleanza paesi fino a ieri antimperialisti come l'Iran. Ma le contraddizioni tra le superpotenze non sono sparite per questo, esse continuano a esistere e crescere, in particolare tra i due principali contendenti, l'imperialismo Usa e il socialimperialismo cinese, che prima o poi verranno alle mani per decidere quale delle due resterà padrona del campo.
La guerra non dichiarata di Renzi
Anche l'Italia imperialista di Renzi è in guerra, per quanto quest'ultimo lo neghi per non allarmare troppo le masse italiane e non gelare la debole “ripresa” economica, e cerchi di distinguersi dalla politica apertamente guerrafondaia della Francia per non attirare ritorsioni terroristiche proprio mentre sta per iniziare il giubileo. Ma invece lo è di fatto e sempre di più, come dimostra la decisione di cancellare il previsto ritiro delle truppe dall'Afghanistan, con l'invio di altre centinaia di militari in Afghanistan e in Iraq per combattere contro i talebani e l'Is, l'aumento del 30% dei finanziamenti a tutte le missioni di guerra all'estero e il rafforzamento dello schieramento aeronavale italo-europeo nel Mediterraneo centrale e meridionale, in evidente preparazione di un intervento militare internazionale guidato dall'Italia in Libia.
Già da prima del 13 novembre l'Italia è, tra i paesi europei, seconda solo alla Francia per il numero di truppe impegnate in missioni di guerra fuori dai propri confini. E la prima come numero di truppe impegnate sul terreno nella “coalizione anti-Daesh” in Iraq, anche se non impegnate in combattimenti diretti. Lo ha voluto rimarcare anche la guerrafondaia Pinotti alla recente Direzione del PD dedicata alla politica estera, che in risposta alle continue rassicurazioni del ministro degli Esteri Gentiloni sul fatto che “l'Italia non è in guerra”, ha chiarito invece con orgoglio militarista che “l'impegno dell'Italia è tanto e non si è mosso solo sulla scia dell'emotività. La decisione di avere un contingente molto numeroso (in Iraq, ndr) e anche l'impostazione del decreto che prevede un aumento del contingente (da 525 a 750 uomini, ndr) è un elemento precedente ai fatti di Parigi”.
Che l'Italia è in guerra lo dimostra anche l'emendamento fatto inserire in tutta fretta nel decreto missioni e votato quasi all'unanimità dalla Camera militarizzata, con il sì del M5S e l'astensione di SEL-SI, col quale Renzi si è assegnato il potere di decidere personalmente l'impiego di corpi speciali per operazioni all'estero in situazioni di “emergenza”; corpi che potranno anche compiere reati protetti dalle speciali immunità riservate agli agenti dei servizi segreti. E lo dimostrano infine anche le misure da stato d'assedio, la militarizzazione del Paese e il clima antislamico e xenofobo, invocati e coperti da tutta la stampa di regime, con in testa tra l'altro l'organo ufficioso del PD, “La Repubblica”, sempre più in prima fila nel battere sui tamburi di guerra tramite le penne ormai apertamente interventiste del suo fondatore Scalfari, del direttore Mauro e degli editorialisti Folli e Merlo.
Il vero nemico è l'imperialismo
Non è facile per le masse resistere a questo bombardamento a tappeto mediatico, anche perché il M5S di Grillo e la sinistra riformista di SEL-SI si sono sostanzialmente piegati alla partecipazione dell'Italia alla santa alleanza imperialista e all'appello del nuovo duce Renzi alla nuova “solidarietà nazionale contro il terrorismo”. Soltanto il PMLI, dopo che anche i falsi comunisti, i trotzkisti e “ultrasinistri” si sono omologati al coro assordante contro l'Is come origine di tutti i mali, è rimasto oggettivamente in campo per aprire gli occhi alle masse e aiutarle a comprendere quale gioco sporco si nasconde realmente dietro l'asfissiante propaganda imperialista.
Tuttavia occorre che le masse resistano e non si facciano imbrogliare da essa, ma ragionando con la propria testa e richiamando alla memoria l'illuminante esperienza storica delle lotte anticolonialiste e di liberazione dei popoli del passato, capiscano che pur non condividendo assolutamente, come noi, l'ideologia, la cultura, la strategia, i metodi di lotta, le azioni e gli obiettivi dello Stato islamico, è l'imperialismo il vero nemico dei popoli, la vera causa di tutte le guerre, la barbarie che genera ogni barbarie.
E' l'imperialismo il vero mostro da combattere e abbattere, se si vuole veramente abolire le guerre, e il popolo italiano può e deve dare il suo contributo a questa lotta universale cominciando col rifiutarsi di avallare la politica interventista e guerrafondaia del governo imperialista del nuovo duce Renzi. Che va buttato giù con la lotta prima possibile, per impedire che trascini ulteriormente il Paese in questa nuova guerra imperialista, non dichiarata ma reale a tutti gli effetti.
25 novembre 2015