La guerra allo Stato Islamico e la guerra mondiale
Per ora i paesi imperialisti sono uniti per distruggere l'unico Stato del Medio Oriente che li combatte in armi. Dopo si scontreranno per il dominio di tale regione e del mondo
Per giustificare l’aggressione armata allo Stato islamico e alimentare ad arte il clima apocalittico di questi giorni, la santa alleanza imperialista ha battuto ripetutamente il tamburo della guerra mondiale, espressione mediaticamente efficace ma totalmente inadeguata. Dal nuovo zar del Cremlino Putin che è arrivato a sollecitare “la comunità internazionale a creare una autentica unità per far fronte al male del terrorismo”, addirittura come l’alleanza che si rinsaldò nella seconda guerra mondiale contro Hitler, fino a papa Bergoglio che ormai da tempo parla della situazione mediorientale e della guerra allo Stato islamico come di “una terza guerra mondiale” seppur “combattuta a pezzi”. Sulla scia dei governanti imperialisti la moltitudine di commentatori ed editorialisti, organi di informazione e di opinione, della destra e della “sinistra” borghese in Italia e all’estero, che non lesinano parole e fiumi di inchiostro per illustrare la “nuova guerra mondiale”.
Ma la guerra allo Stato islamico non è una guerra mondiale. È una guerra dove per ora i paesi imperialisti sono uniti per distruggere l’unico Stato del Medio Oriente che li combatte in armi, che contrappone la guerra di liberazione alla guerra di occupazione, il terrorismo antimperialista, anche se troppo spesso sbaglia gravemente bersaglio colpendo civili incolpevoli e innocenti, al terrorismo imperialista, che non si è piegato all’imperialismo e lo combatte con ogni mezzo godendo del consenso di consistenti fette delle popolazioni locali e arruolando nel suo esercito un numero sempre crescente di giovani all’interno e all’esterno dello Stato islamico. Una guerra che fa unicamente gli interessi degli imperialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostenere le loro economie e “spazi vitali” usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro paesi.
La loro santa alleanza contro lo Stato islamico è instabile e temporanea e già oggi presenta crepe e divisioni che riflettono i loro contrapposti interessi di predoni pronti a spartirsi le prede in guerra. Ma alla lunga le superpotenze imperialiste puntano sempre a prevalere l’una sull’altra quando si tratta di assicurarsi l’egemonia in una determinata area o nell’intero globo. E ciò anche a costo di scatenare una guerra mondiale. È lampante come i pericoli di guerra mondiale imperialista siano oggi i più gravi dalla fine degli anni ’80 e finché esisterà l’imperialismo la pace nel mondo sarà sempre in pericolo. La rivalità tra le superpotenze conduce inevitabilmente alla guerra imperialista, è stato così nel passato, non può che essere così nel futuro. Oggi lo scontro maggiore a livello planetario avviene tra l’imperialismo americano, quello russo, europeo e il socialimperialismo cinese. Ma per la legge dello sviluppo diseguale del capitalismo l’attuale superpotenza egemone, quella Usa, entrerà sempre più in conflitto aperto con la nuova superpotenza emergente, il socialimperialismo cinese. E inevitabilmente tale scontro per l’egemonia mondiale condurrà alla guerra mondiale.
La seconda guerra mondiale per la sua ampiezza, i suoi sconvolgimenti, distruzioni e vittime, non ha avuto eguali nella storia dell’umanità. Essa coinvolse l’Europa, l’Asia, l’Africa e l’Oceania, un territorio immenso di 22 milioni di kmq. Furono coinvolte nelle sue rovine 1 miliardo e 700 milioni di persone, ovvero i tre quarti della popolazione della terra. La guerra fu combattuta sul territorio di 40 Stati provocando circa 50 milioni di morti, 5 volte più che nella prima guerra mondiale del 1914-1918. Rievocandola gli imperialisti dimostrano di voler “pensare in grande”, dimenticando però che oggi sono loro gli Hitler e i Mussolini, sono loro gli aggressori uniti per combattere lo Stato islamico colpevole di difendersi e di contrattaccare. Gli amanti della pace, della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli, dell’indipendenza e della sovranità dei paesi non possono accettare questa tesi imperialista.
25 novembre 2015