Mali
Movimenti antimperialisti islamici attaccano la presenza francese a Bamako
21 morti e 7 feriti
La mattina del 20 novembre un gruppo di militanti dell'organizzazione Al Morabitoum assaltava l'Hotel Radisson blu a Bamako, capitale del Mali, prendendo in ostaggio oltre un centinaio di persone. Nell'albergo erano presenti molti stranieri fra i quali almeno 22 dipendenti del Dipartimento della Difesa Usa sia militari che civili. Gli ostaggi erano liberati da un blitz condotto dalle forze speciali statunitensi e francesi. Le cifre ufficiali del blitz registrano 21 morti, inclusi due assalitori, e 7 i feriti.
L'attacco era rivendicato con una telefonata resa nota da al Jazeera da due gruppi legati ad al-Qaeda, il Maghreb Islamico (Aqim) e Al Morabitoun.
Del gruppo Al Morabitum facebano parte anche i militanti che lo scorso 8 agosto avevano assaltato l'hotel Le Byblos a Sevare, nel centro del Paese e a poca distanza da una base militare. Anche allora erano intervenuti i militari francesi per porre fine al sequestro.
Le azioni dei due movimenti, e di altri che sono attivi nel nord del paese contro il governo centrale di Bamako, sono il residuo della rivolta del 2012 dopo il golpe militare che depose il presidente Amadou Toumani Tourè e che portò varie organizzazioni separatiste e islamiste a conquistare il controllo del nord del paese.
Per "liberare" queste aree e riportarle sotto il controllo del governo centrale di Bamako scese in campo la Francia, la ex potenza coloniale, che con l'Operation Serval intervenne militarmente. Le bombe francesi lanciate su Timbuctu, Kidal e Gao nei territori occupati dagli indipendentisti e dagli islamisti segnarono nel 2013 l'inizio della guerra di Parigi contro Al Qaeda in Africa.
A missione compiuta le forze francesi lasciarono formalmente il campo alla missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite (Minusma), partita l'1 luglio 2013.
Le truppe francesi restavano comunque n elo paese che anzi in Mali dispiegava la più grande operazione militare nel continente, denominata Barkhane, impiegando oltre 3 mila militari, 20 elicotteri, 200 blindati e altri 200 veicoli, 6 aerei da combattimento, 5 droni e 12 aerei da trasporto. L'operazione Barkhane era lanciata l'1 agosto 2014 mettendo sotto la guida francese le forze di Mauritania, Mali, Niger, Ciad e Burkina Faso, il cosiddetto G5 Sahel. L'imperialismo francese si assumeva il compito di guida e coordinatore nella "lotta al terrorismo" nella regione. La missione francese era ufficialmente volta ad “appoggiare le forze armate dei paesi partner nelle loro azioni di lotta ai gruppi armati e terroristi e di impedirne la ricostituzione”, si leggeva nel sito ufficiale delle forze armate francesi.
Una alleanza che lavorava a pieno ritmo, non ultima con l’operazione “Vignemale” nel nord del Mali e del Niger, in corso dalla fine di ottobre, durante la quale un migliaio di militari francesi erano impegnati in rastrellamenti nella regione. La Francia non è "in guerra" dal 13 novembre, come sosteneva Hollande, l'imperialismo francese in Mali è già in guerra da tempo.
25 novembre 2015