E' il petrolio la principale fonte di finanziamento dello Stato islamico
Da alcuni giorni i bombardamenti aerei scatenati degli aggressori imperialisti americani e russi contro i territori dello Stato islamico hanno preso di mira le infrastrutture petrolifere e la capillare rete di autobotti e camion cisterna che trasportano e distribuiscono la benzina e il petrolio su tutto il territorio controllato dall'Is e fanno la spola dai pozzi alle raffinerie e poi verso i terminal di raccolta per l'esportazione.
Ciò conferma che fin dall'inizio della sua fondazione il petrolio rappresenta la principale fonte di finanziamento dello Stato islamico.
Deir al-Zour, la regione petrolifera dell'Est siriano ai confini dell'Iraq, ha una potenzialità produttiva di 400 mila barili di greggio al giorno, mentre altri 100 mila barili arrivano dal Nord iracheno, nell'area di Mosul.
Gli esperti valutano che la produzione del Califfato si aggiri oggi sui 40 mila barili al giorno e l’Is può vendere il suo greggio, in condizioni di monopolio, nella regione che controlla, ma anche fuori: il regime di Assad, i ribelli anti-Assad della Siria del nord, i curdi a est di Mosul. Il petrolio dell'Is è spesso l’unico disponibile in tutta la regione. La stima dei profitti è di circa un milione di dollari al giorno, come ha dichiarato il sottosegretario Cohen durante la sua deposizione. Secondo altre fonti, il fatturato potrebbe raggiungere anche i due milioni di dollari al giorno, per una produzione stimata in 20-30 mila barili (dati del New York Times, settembre 2014) solo per i pozzi in territorio iracheno. La raffinazione avviene utilizzando impianti mobili montati su camion, in grado di muoversi rapidamente sul territorio, acquistati normalmente da fornitori turchi. Il trasporto avviene soprattutto grazie a una miriade di autobotti che raggiungono il confine, pronti a vendere a broker che provengono dai paesi vicini, con sconti tali da rendere particolarmente competitivo il prezzo sul mercato. Alcune fonti statunitensi hanno riferito anche di veri e propri oleodotti artigianali, che vengono aperti o chiusi a distanza utilizzando la rete cellulare. Lo scorso anno le autorità turche hanno scoperto una pipeline di quasi cinque chilometri, in grado di contrabbandare dalla Siria migliaia di barili di greggio, ad un prezzo di circa 40 dollari, ben al di sotto dei valori di mercato.
Gli esperti calcolano che questo flusso porti oggi l’equivalente di un milione, un milione e mezzo di dollari al giorno nelle casse del Califfato. In prospettiva, un tesoro di 4-500 milioni di dollari l’anno.
L’Is ha il controllo diretto dei giacimenti, di alcune delle maggiori raffinerie e gestisce quasi tutto il trasporto del greggio mediante l'impiego di centinaia di operatori indipendenti. Infatti nelle aree controllate dall’Is fuori dai giacimenti ci sono code fino a 6 chilometri di camion che aspettano di poter riempire le loro cisterne.
Ecco perché il comando Usa ha deciso di colpire proprio questa cruciale rete di trasporti. I bombardamenti aerei mirano a distruggere le autobotti per ridurre, da un lato, i finanziamenti dell'Is di almeno un quarto, da 40 a 10 milioni di dollari al mese. Così facendo gli aggressori imperialisti sperano anche di minare alla radice il sistema di potere del Califfato, il consenso e i rapporti con la popolazione civile.
Comunque sia, il petrolio pur essendo la principale fonte di finanziamento non è certo l'unica. L'is dispone anche dei fondi trovati nelle banche di Mosul e degli altri territori occupati e che, secondo l'intelligence americana, ammontano fra i 500 milioni e un miliardo di dollari a cui si aggiungo i finanziamenti diretti dei paesi del Golfo, valutati in circa 40 milioni di dollari.
25 novembre 2015