Conferenza di Roma sulla Libia
Accordo per un governo di unità nazionale in Libia

La Farnesina ha ospitato il 13 dicembre la riunione ministeriale per la Libia copresieduta dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, dal Segretario di Stato Usa John Kerry e dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Libia, Martin Kobler. La riunione dei ministri degli esteri del gruppo chiamato P5+5, ovvero i 5 del Consiglio di sicurezza Onu più Italia, Germania, Spagna Onu e Ue, alla presenza dei paesi che vogliono essere più coinvolti nella soluzione della crisi libica e dei rappresentanti dei due governi libici, quello di Tripoli e quello di Tobruk ha dato il via ufficiale al varo di un "Governo di Concordia Nazionale con sede nella capitale Tripoli", sotto la tutela dell'imperialismo che ha bisogno di una Libia "stabile" per poter combattere lo Stato islamico.
L'intesa che prevedeva la formazione di un governo di unità nazionale era stata raggiunta l'11 dicembre dai rappresentanti dei parlamenti di Tripoli e Tobruk che avevano definito l'accordo politico patrocinato dalle Nazioni Unite e dal nuovo inviato di Ban Ki-moon in Libia, Martin Kobler. La firma ufficiale è prevista per il 16 dicembre in Marocco.
"Quello in corso in Libia - affermava John Kerry - è un processo voluto da libici e portato avanti dai libici" per "far nascere una Libia sicura e stabile". Il segretario di Stato americano sottolineava che "sono i libici che parlano a nome del loro popolo, il minimo che noi possiamo fare è assisterli e aiutarli" e ricordava che gli Stati Uniti hanno già stanziato "330 milioni di dollari in aiuti umanitari". E minacciava chi "dentro e fuori la Libia lavora per far fallire l'accordo. Chi lo mina pagherà il prezzo. L'unica base legittima per un futuro della Libia è questo governo di unità nazionale. Su questo concordano i libici presenti qui oggi", sentenziava l'autoproclamato protettore del popolo libico Kerry. Che accettando di far tenere la conferenza a Roma apriva la porta per le ambizioni dell'imperialismo italiano a avere un ruolo di pirmo piano, politico e militare, nell'intervento in Libia.
Alla riunoine il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sottolineava che "in Libia il Daesh si sta facendo sempre più pericoloso, la diplomazia e la politica questa volta devono dimostrare di essere più rapidi dei terroristi", esprimendo i pruriti interventisti dell'imperialismo italiano contro lo Stato islamico. Accelerati dalla concorrenza imperialista dichiarata da Francia e Gran Bretagna col primo ministro francese Valls e il governo britannico di David Cameron che hanno già dato ordine ai loro eserciti di preparare le azioni militari per colpire al più presto l'Is in Libia.
D'altra parte il comunicato firmato nel vertice dei Roma afferma che i partecipanti dichiarano la loro "determinazione a lavorare con il Governo di Concordia Nazionale per sconfiggere gli affiliati di Daesh in Libia e eliminare la minaccia che essi rappresentano per la sicurezza internazionale e della Libia. Ribadiamo il nostro pieno appoggio all'applicazione della Risoluzione 2213 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle altre Risoluzioni in materia per affrontare le minacce alla pace, sicurezza e stabilità della Libia. I responsabili della violenza e coloro che impediscono e minacciano la transizione democratica della Libia devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni".
Della Santa alleanza pronta a partire per la Libia non fa parte la Russia del nuovo zar Putin che comunque ha firmato il documento della conferenza e non ha mancato di far conoscere il suo appoggio a Renzi. Nell'incontro dell'11 dicembre a Roma con Gentiloni il collega russo Sergey Lavrov aveva sottolineato che "noi siamo consapevoi dell’importanza che ha la Libia per l’Italia. Per cui saremo presenti alla Conferenza Internazionale sulla Libia che si terrà a Roma il 13 dicembre. Faremo pressione sulle fazioni in lotta perché arrivino alla pace sotto l’egida delle Nazioni Unite”. Il ministro russo affermava che “al momento non sono previsti raid russi sulla Libia, anche perchè non vi è stata nessuna richiesta in tal senso. Stiamo invece lavorando anche con gli italiani perchè si arrivi al riconiscimento ufficiale di un governo, altrimenti si sfacia tutto. Il nostro interesse è sincero e a fianco dell’Italia”.
Così al termine del vertice sulla Libia Gentiloni poteva ribadire che "la ricetta per sconfiggere il terrorismo, nel medio periodo, è una Libia stabile. Il ruolo dell'Italia sarà quello che la storia ci impone (sic!!), e si baserà sulle decisioni delle Nazioni Unite e sulle richieste del governo di unità nazionale libico". Libia e non solo, sottolineava il crociato Gentiloni che in un precedente intervento in merito alla crisi siriana aveva ripetuto che "porre le premesse per avviare a soluzione la crisi siriana è uno snodo molto importante della più ampia partita che stiamo combattendo contro Daesh, vorrei ricordare che l'Italia resta uno dei Paesi più impegnati, politicamente e militarmente, nella Coalizione anti Daesh".
 
 
 
 

16 dicembre 2015