In Ucraina diserta le urne il 53,3% dell'elettorato
Al 68,35% nelle aree della regione di Donetsk non controllate dai separatisti
Le elezioni locali per l'elezione di 358 sindaci e il rinnovo dei consigli comunali e regionali in Ucraina del 25 ottobre a detta di molti osservatori potevano essere una specie di referendum pro o contro il presidente Petro Poroshenko, che col suo partito il Blocco si giocava la maggioranza relativa con alte formazioni tra le quali quella di Patria, il partito dell’ex primo ministro Yulia Timoshenko. L'esito è al momento sospeso dato che nelle più importanti città il risultato sarà determinato dall'esito del ballottaggio in programma a metà novembre. Urne chiuse in Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, e nella parte del Donbass controllata dai separatisti russi.
Quello che già si può mettere in evidenza è in ogni caso l'alta diserzione delle urne che è stata del 53,3%. Più della metà dei circa 26 milioni di aventi diritto al voto per le amministrative del 25 ottobre non sono andati alle urne; in alcune zone del paese come nella regione di Donetsk non controlalte dai separatisti la diserzione ha toccato il record del 68,35%. Una sonora bocciatura per il presidente Poroshenko e il governo reazionario di Kiev.
In alcune città le elezioni sono state rimandate, come nel caso della città di Mariupol, per i forti sospetti di brogli di tutti i partiti in lizza, a cominciare da una denuncia rilanciata dalle agenzie sulla quantità di schede stampate "forse in numero superiore al necessario".
Le elezioni sarebbero state "democratiche" e "trasparenti" secondo gli osservatori occidentali presenti in Ucraina che pure hanno dovuto rilevare "la complessità del quadro giuridico, il dominio di potenti gruppi economici sul processo elettorale e la mancanza di indipendenza dei media". Quel che conta è che Kiev stia dalla parte dell'imperialismo occidentale, il resto non conta.
16 dicembre 2015