Contro i migranti Svezia e Danimarca blindano le frontiere
La politica dei muri contro i migranti continua a essere la linea portante dei paesi europei, dell'Unione euroea (Ue) come dei singoli paesi, una politica sbagliata e tantopiù inutile. L'ultima decisione in tal senso è quella annunciata il 4 gennaio dal governo di Stoccolma che giustificandolo come un tentativo di fermare il flusso di migranti in arrivo dalla vicina Danimarca, decideva di ripristinare i controlli alla frontiera e chiedeva all’Ue l’esenzione temporanea dal trattato di Schengen che determina la libera circolazione all'interno delle frontiere tra i paesi chi vi aderiscono. Poche ore dopo era governo conservatore di Copenhagen a decretare la chiusura fino al 14 gennaio del confine a sud con la Germania per tentare di spostare il problema migranti fuori delle sue frontiere. La ministra danese Stojberg dichiarava che "la Danimarca non vuole diventare la destinazione finale per migliaia di rifugiati".
Le decisione del governo svedese determina che chiunque voglia entrare nel paese dovrà mostrare i documenti sia che viaggi in traghetto che in pullman all’entrata del ponte di Oresund che collega Copenhagen con la città svedese di Malmo. Le persone senza documenti verranno rimandate indietro. Una misura che ha subito determinato lunghe code alla verifica documenti da parte delle migliaia di pendolari che ogni giorno attraversano il confine. Il governo svedese aveva tentato di far svolgere le funzioni di polizia alle compagnie di trasporto varando all'inizio dell'anno una legge che imponeva loro di controllare che tutti i passeggeri fossero in possesso di un documento valido, prevedendo multe in caso di inadempienza ma erano state per prime le ferrovie di stato a opporsi e a bloccare i colegamenti con la Danimarca.
Il ministro svedese all'Immigrazione Morgan Johansson affermava che “siamo il Paese che per anni ha preso il numero più alto di profughi pro capite. Ne sono arrivati 115 mila solo negli ultimi 4 mesi e 26 mila minori non accompagnati”, adesso però chiedeva “delle misure per rallentare il flusso su quella che diventata un'autostrada” sulla via dei Balcani e per “rafforzare le frontiere esterne”.
Questi argomenti erano trattati nel vertice d'urgenza convocato per il 5 gennaio a Bruxelles fra il commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, i ministri svedese e danese all'Immigrazione Morgan Johansson e Inger Stojberg, e il ministro degli Interni tedesco Schroeder.
“Il controllo delle frontiere esterne non funziona, in particolare tra Grecia e Turchia. Le registrazioni non vengono fatte. Eurodac non viene applicato. I ricollocamenti non vanno avanti” accusava Schroeder che richiamava la necessità di applicare le misure Ue in materia di immigrazione. “Fino a quando le regole sull'asilo Ue non saranno rispettate e non verranno messe in pratica le soluzioni europee per far fronte alla pressione migratoria, gli Stati membri daranno risposte singole” affermava giustificando le decisioni di Svezia e Danimarca sulla blindatura, seppur provvisoria, delle frontiere.
Senza contare che sono state sospese le regole di Schengen in Germania nel settembre scorso con la reintroduzione temporanea di controlli alla frontiera con l'Austria per arginare il flusso dei migranti.
13 gennaio 2016