Una quinta è morta per complicazioni durante il parto in casa
Quattro donne muoiono di parto in ospedale
Sanità di Renzi e Lorenzin assassina
Gli ultimi giorni dell'anno appena trascorso sono stati tragici per la sanità italiana, in modo particolare per le partorienti.
Il 25 dicembre infatti è morta all'ospedale di San Bonifacio, in provincia di Verona, la trentaquattrenne Anna Massignan mentre si stava sottoponendo a un parto cesareo, e il neonato è deceduto subito dopo la nascita in un altro ospedale.
Il giorno successivo, il 26 dicembre, all'ospedale Sant'Anna di Torino subiva la stessa sorte la trentanovenne Angela Nesta, morta per arresto cardiocircolatorio in sala parto dopo che, incinta di nove mesi, aveva partorito una bambina morta prima di nascere.
Il 29 dicembre sono morte addirittura due donne per problemi legati alla gravidanza: la trentacinquenne veneta Marta Lazzarin – che, ricoverata all'ospedale di Bassano del Grappa al settimo mese di gravidanza con dolori addominali e febbre alta, è entrata in coma dopo un arresto cardiocircolatorio durante il travaglio per espellere il feto già morto da un paio di giorni – e la ventitreenne pugliese Giusy Coda che, incinta di nove mesi, è morta a casa sua a Foggia per complicazioni dovute al parto e inutili sono stati tutti i tentativi di rianimarla, ma almeno in questo caso un cesareo effettuato agli Ospedali Riuniti di Foggia sul corpo della donna ha potuto far nascere una bambina in buone condizioni.
Infine il 31 dicembre alla sala parto degli Spedali Civili di Brescia cessava di vivere la trentenne Giovanna Lazzari insieme al bambino di cui era incinta da otto mesi.
Insomma nel XXI secolo in Italia e soprattutto nel ricco e tecnologico nord si muore ancora di parto soprattutto si muore per le gravi carenze della sanità pubblica.
Non possiamo credere a una “drammatica casualità” così etichettata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, commentando i tragici fatti e inviando ispettori ministeriali negli ospedali coinvolti, bensì una drammatica conseguenza dei criminali e reiterati tagli alla sanità attuati, ultimi dei quali frutto del decreto legge n. 78/2015 convertito in legge 6 agosto 2015 n. 125. Forse qualcuna di queste cinque donne si sarebbe potuta salvare se avesse fatto gli opportuni esami, anche a scopo cautelativo, e se esistesse una rete funzionante e diffusa di consultori per assistere adeguatamente le donne in gravidanza invece che la loro chiusura come previsto per legge dalla Sanità assassina di Renzi-Lorenzin.
E che la politica dei tagli mette a rischio, tra l'altro, anche la vita delle partorienti lo dice autorevolmente in un'intervista all'ANSA la dott.ssa Serena Donati, responsabile del Sistema Sorveglianza Mortalità Materna dell'Istituto Superiore di Sanità, la quale ha affermato che “ogni anno si stima che circa 50 donne muoiano di parto in Italia, un dato medio-basso se confrontato con altri Paesi europei ma che potrebbe essere dimezzato, anche se non azzerato
”, e potrebbe esserlo, aggiunge l'esperta, attraverso una migliore assistenza medica e psicologica alle donne durante la gravidanza e una migliore organizzazione durante i parti: infatti, relativamente ai decessi registrati attraverso il sistema di sorveglianza attiva, i dati disponibili sono quelli relativi a 6 regioni italiane prese come campione (Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Piemonte), dove, nel 2013 e 2014, sono stati contati 39 morti in occasione del parto. L'emorragia che interviene dopo il parto - continua la dott.ssa Donati - è la prima causa e copre il 52% dei decessi, mentre i disordini ipertensivi durante la gravidanza è responsabile del 19% delle morti, cui seguono le tromboembolie che rappresentano il 10%, e anche una banale influenza può risultare letale a una donna che si trova in una fase delicatissima della vita come la gravidanza, come testimoniano le 4 donne decedute per tale causa. L'esperta dell'Istituto Superiore di Sanità conclude poi che tra i fattori di rischio per le partorienti vi sono "l'aumento dell'età materna, le condizioni di deprivazione sociale e il basso livello di istruzione, così come l'utilizzo del taglio cesareo laddove non necessario
". E' chiaro quindi che una sanità pubblica degna di questo nome deve ottimizzare la vita dei pazienti, tra cui le donne in gravidanza e le partorienti, erogando tutte le prestazioni oggettivamente necessarie al benessere psicofisico del paziente.
Senza alcun dubbio le responsabilità di queste 5 morti ricadono sul nuovo duce Renzi e la sua ministra Lorenzin che hanno ridotto la sanità pubblica a un colabrodo cancellando anni di conquiste delle masse popolari e femminili soprattutto per quanto riguarda i consultori e l'assistenza gratuita in gravidanza e nel parto, mentre preferisce investire miliardi di euro per le sue fregole imperialiste guerrafondaie.
13 gennaio 2016