Migliaia in corteo a Licata contro i pozzi off-shore
Dal nostro corrispondente della Sicilia
In oltre 2mila il 9 gennaio hanno partecipato alla marcia No Triv a Licata, in provincia di Agrigento, divenuto protagonista in questi giorni della lotta contro le trivellazioni off-shore nel mare della Sicilia. Vasta e sentita la partecipazione popolare alla marcia. In una zona che già presenta numerose e gravi problematiche economiche e ambientali, gli 8 pozzi di esplorazione e produzione che verrebbero realizzati al largo della costa tra Gela, Licata e Ragusa, secondo le concessioni del governo Crocetta, PD, ad Assominiera sarebbero un disastro socio-economico, oltre che ecologico.
Il “NO!” convinto delle masse popolari licatesi è stato scandito in un corteo vivacissimo sul lungomare di corso Argentina e per le vie del centro. In testa i “No Triv” di Licata, la marcia ha percorso buona parte del centro storico, è passata davanti al municipio e si è conclusa con un sit-in in piazza Attilio Regolo, nel quartiere Marina. Presenti delegazioni del movimento giunte da ogni parte della Sicilia, tra cui gli attivisti No Muos gelesi. In piazza anche gli esponenti No Triv della val di Noto e diversi esponenti del movimento antimafia siciliano.
La popolazione licatese ha incorniciato lungo il percorso l'intera manifestazione. Il successo è dovuto al fatto che il comune basa la propria economia sulla pesca e il turismo. Non a caso, anche la marineria licatese era presente alla marcia, con i combattivi pescatori che giustamente si sentono minacciati dalla realizzazione delle piattaforme per la ricerca di petrolio e gas al largo della costa.
Alla vivacissima manifestazione, accompagnata da slogan e canti, hanno partecipato gli studenti licatesi e della provincia di Agrigento.
I licatesi sono particolarmente preoccupati del danno che le trivellazioni apporterebbeo al turismo in uno dei mari più belli della Sicilia.
Non solo. In quella zona sono ancora presenti le testimonianze di quella che Polibio definì “la più grande battaglia navale” dell'antichità, combattuta durante la I guerra Punica tra Roma e Cartagine per il possesso della Sicilia, davanti Licata a largo di capo Ecnomo nel 256 A. C.. Affondarono ben 88 navi. Il mare di Licata deve essere considerato uno dei parchi archelogici marini più importanti d'Italia, un patrimonio delle masse popolari italiane. Le operazioni di trivellazione condannerebbero dunque alla distruzione la marineria, il turismo, la storia e la cultura di Licata.
Intanto, il giorno precedente la manifestazione il governo Renzi ha ricevuto il ceffone dalla Cassazione: il quesito sulle operazioni di trivellazioni a mare potrà svolgersi.
Il referendum antitrivelle voluto dalle regioni costiere italiane e da tutto il movimento “No Triv” è ammissibile, non così purtroppo per i quesiti che investono norme dello “Sblocca Italia”.
Ormai i “No Triv” sono divenuti una realtà di lotta in continua crescita ed espansione in Italia, come dimostrano le manifestazioni svoltesi negli ultimi mesi. Il PMLI saluta e appoggia questa importante lotta per la difesa del territorio, che appartiene alle masse popolari.
Per quanto riguarda la Sicilia passerà alla storia che ancora una volta Crocetta si era dimostrato un traditore della volontà popolare. Infischiandosene di tutto e tutti, ha sottoscritto con le multinazionali del petrolio uno scellerato patto che prevede diversi impianti di trivellazione al largo della costa siciliana. E dire che dovevano indurlo ad una maggiore cautela le particolari condizioni di grave inquinamento di parte delle coste meridionali della Sicilia e la già eccessiva pressione della corsa allo sfruttamento del petrolio nel Canale, i seri rischi per l'incolumità di chi vive nelle zone e per l'economia dei territori interessati.
Ma è anche vero che Crocetta è allineato sulle scelte del nuovo duce, Renzi in materia di sfruttamento del petrolio siciliano. Sono infatti i due che avallano e garantiscono quel vero e proprio assalto al mare siciliano da parte delle compagnie petrolifere che si traduce in una concessione di ben 12.908 i chilometri quadrati.
La lotta è ancora lunga, ma è necessario che sin da ora il movimento siciliano chieda a gran voce l'annullamento del patto tra Crocetta e Assominiera riguardo allo sfruttamento del mare siciliano.
20 gennaio 2016