Rapporto Istat sulle condizioni di vita dei pensionati
Le pensionate prendono 6mila euro all'anno in meno degli uomini
La metà dei pensionati percepisce meno di mille euro al mese
Da anni ormai, studi e statistiche denunciano l'aggravamento della condizione di vita delle masse popolari. Preoccupanti i dati del recente Focus Istat su “Le condizioni di vita dei pensionati”, un'indagine sui redditi pensionistici 2013, appena pubblicata, che sottolinea come una serie di disparità si siano accentuate proprio in relazione al reddito pensionistico.
Il reddito pensionistico lordo che ammontava a 17.206 euro nel 2013, si è tradotto in un reddito pensionistico netto stimato, in media, di 13.647 euro.
In evidenzia la condizione delle donne pensionate che sono più numerose degli uomini, ma ricevono di meno. Esse rappresentano il 52,9% dei 16,3 milioni di pensionati italiani, ma alla fine dell’anno, in media percepiscono ben 6 mila euro in meno rispetto agli uomini. Ancora una volta le donne meridionali hanno il reddito pensionistico più basso, pari a 11.557. Le motivazioni derivano fondamentalmente dalla grossa disparità rispetto alla capacità di maturare i contributi pensionistici, considerato che l'Italia raggiunge percentuali elevatissime di donne inattive, soprattutto al Sud, o che hanno una busta paga più leggera, cui spesso devono rinunciare per curare figli, anziani, disabili o malati.
La loro condizione è destinata a peggiorare progressivamenti a causa dei diktat della controriforma Fornero. Per effetto dell’equiparazione dell’età, nel 2016, per le dipendenti del privato scatterà un gradino di ben 22 mesi in più di permanenza al lavoro con un aumento del 4% della parte di pensione calcolata con il metodo contributivo.
Del resto la condizione di disagio riguarda la stragrande maggioranza dei pensionati. Le pensioni popolari in Italia sono estremamente basse, in media 1.140 euro mensili, ma a conti fatti metà dei pensionati italiani percepiscono meno di mille euro al mese.
E spesso i soldi servono non alle necessità del pensionato, ma alla sopravvivenza dell'intera famiglia. Le famiglie con pensionali sono 12 milioni 400 mila e per il 63,2% di esse i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito disponibile. Il fatto di avere in casa un anziano con assegno abbassa il rischio che la famiglia scivoli nella povertà. Il Focus Istat valuta il rischio di povertà tra le famiglie con pensionati più basso di quello delle altre (16% contro 22,1%).
Ma neanche questa “boccata d'aria” della pensione è garantita in futuro né ai pensionati né alle loro famiglie, infatti con il 2016 sono scattate nuove misure: come le donne, anche gli uomini andranno in pensione con un taglio sulla contributivo di circa l'1%.
E il carico fiscale sulle pensioni popolari rimane elevatissimo. Nel 2013, su un reddito pensionistico lordo di 17.206 euro annui, le ritenute fiscali hanno inciso in media per il 17,7%, l'aliquota sale al 20,6% per i pensionati di vecchiaia e anzianità.
Una situazione disastrosa che ha i suoi ben precisi responsabili. Il nuovo duce Renzi anzitutto, che si riempie la bocca di discorsi ipocriti sulla natura antipopolare dell'UE, e tuttavia è il primo a stangare senza pietà i più deboli. Aveva promesso "meno tasse anche ai pensionati" e invece i pensionati continuano a subire una pressione fiscale che non ha eguali in Europa e a prendere pensioni da fame decurtate in maniera disonesta grazie al trucchetto del contributivo. Renzi è responsabile perché non ha mai messo in discussione i contenuti antipopolari della controriforma Fornero ancora in vigore, anzi ne ha aggravato i contenuti con una serie di norme e stangate micidiale. Per tutelare il reddito delle pensioni popolari e aumentare il potere d'acquisto delle pensioni è necessario che i sindacati attacchino frontalmente la controriforma Fornero, per costringere Renzi ad abolirla, insiema a tutte le controriforme in merito di lavoro che hanno impoverito le famiglie italiane e aumentato la pressione sui pensionati.
20 gennaio 2016