Biografia politica dell’AD di EXPO scelto dal PD per guidare Palazzo Marino
Chi è il candidato sindaco di Milano Giuseppe Sala?
Già direttore generale del comune di Milano retto da Moratti (FI). Piace a CL, Mediobanca, Intesa, Telecom, Pirelli e Legacoop. Egli è il candidato bipartisan della grande borghesia
Redazione di Milano
Con l’approssimarsi delle elezioni amministrative a Milano, la maggioranza della borghesia meneghina e nazionale sembrano già avere le idee chiare su chi dovrà ricoprire la carica di sindaco nella capitale economica del capitalismo italiano: il candidato del PD Giuseppe Sala. Certo formalmente verranno svolte le primarie della “sinistra” borghese con altri tre candidati (Pierfrancesco Majorino, Francesca Balzani e Antonio Iannetta), e in seguito si svolgeranno le elezioni ufficiali coi vari candidati che parteciperanno alla contesa, ma è già evidente che i “poteri forti” del capitale utilizzeranno i potenti mezzi economici e mediatici di cui dispongono per garantire una sicura vittoria al loro prescelto.
Laureatosi nel 1983 in economia aziendale presso la rinomata università privata Bocconi, Sala mostra da subito le sue capacità manageriali nella gestione e nella pianificazione strategica nel metodico sfruttamento degli operai della Pirelli. Nel 1994 Marco Tronchetti Provera (ad del gruppo Pirelli) lo promuove alla guida della valutazione degli investimenti e delle nuove iniziative di business, oltre ad affidargli il settore della produzione pneumatici, branca ammiraglia della Pirelli, nominandolo nel 1998 amministratore delegato della Pneumatici Pirelli. Dopo quasi venti anni di fidato servizio a garantirgli i massimi profitti nello sfruttamento dei lavoratori della Pirelli, nel 2002 Tronchetti Provera gli conferisce la carica di Chief financial officer
di Telecom Italia Mobile (TIM), impegnata a lanciare nuove tecnologie come la connettività a banda larga mentre dal 2003 al 2006 è direttore generale di Telecom Italia Wireline e infine della società nata dalla fusione tra Tim e Telecom Italia. La sua esperienza manageriale attrae l’attenzione del capitale finanziario estero, quando nel 2007 e 2008 accetterà di diventare alto consulente per la giapponese Nomura Bank (la banca coinvolta anche nello scandalo del Monte Dei Paschi di Siena) e presidente di Medhelan Management & Finance da dove intreccia forti legami con le grandi banche.
Da gennaio 2009 a giugno 2010 è direttore generale del Comune di Milano sotto la giunta della destra del regime neofascista, guidata dalla neopodestà forzista Letizia Moratti, dove orienterà gli investimenti pubblici e i piani urbanistici in funzione della speculazione edilizia del capitale immobiliare e finanziario in vista dei lucrosi affari previsti con l’EXPO. Dando continuità a quegli stessi famelici interessi diverrà rappresentante del Comune di Milano nel consiglio di amministrazione di EXPO 2015 Spa, l'azienda fondata con “generosi” stanziamenti pubblici, al completo servizio di interessi privati incaricata della realizzazione, organizzazione e gestione dell'Esposizione Universale di Milano del 2015, società della quale Sala sarà nominato amministratore delegato dal giugno 2010. Nel febbraio del 2012 il neopodestà “arancione” di Milano, Giuliano Pisapia, affida per quattro mesi a Sala la presidenza del colosso dell’energia nato dalla fusione delle ex municipalizzate di Milano, Brescia e Bergamo A2A Spa per concludere la trattativa avviata dalla precedente presidenza di Giuliano Zuccoli, da poco deceduto, per la spartizione di Edison contesa con la multinazionale francese EDF; la contesa si risolverà con la divisione di Edison in due società, Edison alla EDF, Edipower alla A2A.
Il 6 maggio 2013 l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, lo nomina commissario unico delegato del governo per l'EXPO. Ha uno stipendio di circa 270mila euro annui, più la parte variabile, e risulta il più pagato dirigente pubblico d’Italia. Il 29 ottobre 2015 entra a far parte del Cda di Cassa Depositi e Prestiti per meglio dirottare fondi pubblici verso gli interessi privati che ruotano attorno ad EXPO. In relazione al suo incarico di amministratore delegato di EXPO 2015, Sala è stato criticato per via dei numerosi appalti che sono stati aggiudicati, durante la sua gestione, in modo illegittimo. Il Comitato Antimafia di Milano infatti ha denunciato nella sua sesta relazione semestrale due affidamenti diretti, da parte della società EXPO, per lo svolgimento di attività, in relazione alle Linee Guida Antimafia per protocollo di legalità, per un totale di 741.500 euro, denunciando pratiche opache e nessuna risposta precisa in merito ai chiarimenti richiesti dal Comitato. Inoltre sono stati indagati e arrestati diversi suoi diretti collaboratori. Sala si è sempre dichiarato “sorpreso e dispiaciuto dei fatti evidenziati”, fino al punto di “meditare sulle possibili dimissioni”. Solo chiacchiere di convenienza, ovviamente. Le dimissioni non le ha mai presentate.
Un'altra tegola sulla “onestà” di Sala è quella della sua villa a Zoagli, nel golfo del Tigullo, ristrutturata da tra il 2012 e il 2013 da Michele De Lucchi, l'architetto che contemporaneamente realizzava il padiglione Zero. Per questo incarico professionale, De Lucchi parla di un compenso di 70 mila euro. Il legame tra Sala e De Lucchi è però più complesso, visto che Sala stesso spiega che De Lucchi ha preso 110 mila euro da Expo per tre incarichi ottenuti ad affidamento diretto. E viene da chiedersi perché è stato spezzettato un incarico che in realtà superava e di molto i 40 mila euro e dunque avrebbe imposto una gara pubblica. In realtà i soldi a De Lucchi, sono molti di più, almeno 600 mila, sempre senza gara, grazie alla triangolazione con Fiera Milano.
I conti di EXPO 2015 non sono stati ancora chiusi, ma, secondo una stima riportata dal “Fatto Quotidiano”, ci sarebbe un buco che oscilla tra i 400 e i 500 milioni di euro. Il governo del nuovo duce Renzi è già corso ai ripari facendo rilevare alla Cassa Depositi e Prestiti (della quale, abbiamo detto, che Sala non a caso è membro del CdA) le quote di Fondazione Fiera. Ma il piano è ancora tutto da discutere. In ogni caso toccherà alle masse lavoratrici e popolari pagare caro il conto di Giuseppe Sala e compari. Per quanto riguarda il debito pubblico - contratto dalla giunta Pisapia per EXPO - da far pagare alle masse milanesi, occorrerà alla grande borghesia, che ha lucrato con EXPO, avere proprio Sala come “primo cittadino” del Comune di Milano affinché completi l’opera iniziata sette anni fa.
Sala, del resto, sarebbe un neopodestà perfetto per la maggior parte della grande borghesia italiana, d’altra parte è stato lui a gestire gli appalti dell’Esposizione Universale facendo fare grossi affari ai grandi magnati del capitale finanziario, immobiliare ed industriale.
Ha avuto a che fare con Legacoop tramite la CMC di Ravenna, vincitrice di appalti importanti in EXPO, e ha consolidato pure un rapporto, già collaudato ai tempi della Moratti, con la lobby politico-affaristica cattolica di Comunione e Liberazione garantendo appalti pubblici ad aziende associate alla Compagnia delle Opere di Giorgio Vittadini.
Sala piace anche alla finanza, alle banche, agli ultimi salotti rimasti della borghesia milanese, alle grandi aziende statali e a quelle private rimaste sul territorio.
Piace persino al neoduce emerito Silvio Berlusconi, che si guarda bene dal commentare la discesa in campo di quello che il fidato Bruno Ermolli portò da Telecom a Palazzo Marino sotto l’ultima giunta di “centro-destra” in città.
Sala trova apprezzamenti anche tra i seguaci lombardi dell’ex segretario nazionale PD Pierluigi Bersani, ossia nella corrente “Sinistra e cambiamento” del ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina e del tesoriere del PD alla Camera Matteo Mauri.
La candidatura a neopodestà di Milano dell’amministratore delegato di EXPO è la congiuntura perfetta, bipartisan, di un mondo economico e politico che si è radunato sotto l’Esposizione Universale e che adesso trova la sua quadratura del cerchio su Palazzo Marino.
27 gennaio 2016