I talebani rivendicano l'attentato all'ambasciata italiana a Kabul
Il 17 gennaio a Kabul forze della resistenza sparavano un razzo che esplodeva vicino all’ambasciata italiana, davanti all'edificio della Cooperazione italiana; due guardie afghane venivano ferite. Al momento non era chiaro se la sede di rappresentanza italiana fosse il vero obiettivo dell’attacco dato che nelle vicinanze si trovano molte altre sedi diplomatiche straniere e quella della Nato.
L’ambasciatore italiano Luciano Pezzotti assicurava che il personale italiano presente nella sede stava bene e affermava che “nulla lascia presumere che l’attacco fosse diretto contro l’ambasciata italiana”. Lo smentiva due giorni dopo la rivendicazione dei Talebani che in un messaggio spedito all’Ansa a Islamabad in Pakistan dal portavoce Zabihullah Mujahid si menzionava un “attacco all’ambasciata d’Italia” a Kabul. Era proprio la presenza militare dell'imperialismo italiano, il suo contributo all'occupazione del paese e al sostegno nel governo fantoccio di Kabul, l'obiettivo dell'attacco della resistenza afghana.
Un altro segnale che dovrebbe spingere il governo Renzi a ritirare i soldati dal paese e riporre il tricolore imperialista; invece anche il ministro degli Esteri, il crociato Paolo Gentiloni, minimizzava l'evento e ripeteva che "al di là del gioco di comunicazione delle rivendicazioni da parte di gruppi terroristici, che capisco, credo che l’obiettivo fossero in generale le rappresentanze diplomatiche occidentali e la Nato, non l’Italia. Del resto il razzo era rudimentale, non tale da essere mirato in termini di differenze di qualche metro, secondo le informazioni che abbiamo. Quindi direi più un attacco contro la coalizione e i target occidentali in genere che non contro l’Italia. Il che non vuol dire che non dobbiamo essere, come sempre a Kabul, attenti alle misure di sicurezza”. Insomma, restiamo anche a Kabul.
27 gennaio 2016