Discorso di Denis Branzanti tenuto a Cavriago in occasione del 92° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale
Applichiamo gli insegnamenti di Lenin sui membri del Partito
Pubblichiamo il discorso integrale del compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, tenuto il 24 gennaio 2016 a Cavriago, davanti al busto di Lenin, in occasione del 92° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale.
In un messaggio al suddetto compagno, il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, l'ha definito “ottimo, educativo e stimolante. Un importante contributo sulla concezione del Partito del proletariato e dei suoi membri”.
Care compagne e cari compagni,
per tutti noi oggi è un giorno importante perché ricordiamo il grande maestro del proletariato internazionale Lenin, nel 92° anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 21 gennaio del 1924 a Gorky, a causa di un male aggravato dai postumi dell’attentato subito 6 anni prima e dai tanti anni vissuti in difficilissime condizioni.
Per i marxisti-leninisti del nostro Paese non è questa una mera ricorrenza da celebrare con spento rituale, essa invece è un momento di riflessione, di discussione, di approfondimento sugli insegnamenti e sull’opera di Lenin, è il momento per ribadire a voce alta e a bandiere rosse dispiegate che noi siamo in Italia gli eredi e i continuatori di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Che siamo gli eredi e i continuatori della grande storia del movimento comunista nazionale e internazionale, che nella conquista del socialismo in Russia grazie principalmente a Lenin e a Stalin, e in Cina grazie principalmente a Mao, ha conosciuto l’apice della sua storia arrivando ad estendersi su una gran parte del mondo.
E lo facciamo ancora una volta pubblicamente, ma per la prima volta organizzando assieme al PcDI di Reggio Emilia l’annuale commemorazione di Lenin qui a Cavriago, il che dimostra ancora una volta che l’unità la si costruisce sui contenuti. Questa iniziativa, che segue la partecipazione attiva del PcDI alla commemorazione dello scorso anno, costituisce un ulteriore tassello della collaborazione tra il PMLI e il PcDI, e dello sviluppo di questa iniziativa che ci auguriamo possa allargare ancora la schiera degli organizzatori e dei partecipanti per darle ulteriore valenza politica e organizzativa.
Ringrazio tutti i sostenitori di Lenin presenti, le compagne e i compagni della Regione e in particolare quelli giunti da fuori Regione, nonché la Commissione per il lavoro di Organizzazione del Comitato Centrale del PMLI che ha inviato i propri saluti e il compagno Giovanni Scuderi, Segretario Generale del PMLI, che scrive:
“Cari compagni Denis Branzanti e Alessandro Fontanesi, care compagne, cari compagni,
che, pur sotto bandiere diverse ma entrambe rosse e con la falce e martello, commemorate uniti Lenin davanti al suo storico busto a Cavriago, vi giunga il mio saluto marxista-leninista militante e l’augurio di pieno successo di questa encomiabile iniziativa unitaria dei nostri due Partiti, il PMLI e il PcDI.
Tutto il PMLI è idealmente presente con voi e vi ringrazia perché dimostrate pubblicamente alla classe dominante borghese e al suo governo guidato dal nuovo duce Renzi che in Italia ci sono ancora dei comunisti fedeli a Lenin che non cesseranno mai di combatterli.
Lenin non è solo il principale artefice della prima rivoluzione proletaria del mondo, ma un grande Maestro del proletariato internazionale, la cui opera continua a illuminare la strada dei veri comunisti e di tutti gli sfruttati e oppressi del globo.
Nel pensiero di Lenin, espresso nel “Che fare?”, “Stato e rivoluzione”, “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”, noi troviamo le giuste indicazioni per essere degli autentici militanti comunisti, per costruire un vero Partito comunista, per combattere e abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, per capire l’attuale situazione internazionale e per orientarci sulla complessa e inedita questione dello Stato islamico, sottoposto a bombardamenti di tre coalizioni imperialiste che vogliono avere campo libero in Medio Oriente e spartirselo.
Il pensiero di Lenin non va visto a sé ma considerato assieme a quello di Marx, Engels, Stalin e Mao affinché conservi la sua attualità, eserciti tutta la sua forza proletaria rivoluzionaria e non venga manipolato e rielaborato dai revisionisti di destra e di “sinistra”.
Esso è fondamentale per emanciparci dalla cultura borghese, dal riformismo, dal parlamentarismo e dal costituzionalismo e per cambiare il mondo.
Essere come Lenin, fare come Lenin: questo è il nostro imprescindibile dovere proletario rivoluzionario.
Viva Lenin, il suo pensiero e la sua opera!
Con Lenin per sempre, contro il capitalismo per il socialismo!
Vostro compagno di lotta
Giovanni Scuderi”
Care compagne e cari compagni,
per noi Lenin è una grande bandiera rossa della rivoluzione proletaria, della dittatura del proletariato e dell’internazionalismo proletario, una grande bandiera rossa che non sbiadisce col passare del tempo, perché rimangono intatti, nella sostanza, i presupposti della sua analisi teorica e pratica politica e la necessità della sua applicazione alla nostra situazione specifica.
Egli ci indica chiaramente la via della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre nella lotta per abbattere il capitalismo e l’imperialismo e conquistare l’Italia unita, rossa e socialista.
Per raggiungere questo obiettivo strategico non si può fare a meno di studiare e applicare dialetticamente gli insegnamenti dei 5 Grandi Maestri, essi sono la nostra forza ideologica principale, la nostra cultura, da loro dobbiamo trarre continuamente linfa politica, anche oggi che dobbiamo contrastare il governo del nuovo Mussolini Renzi, la crisi economica capitalistica che si riversa ancora sulle condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse popolari e lavoratrici, e l’ennesima guerra che le potenze imperialiste hanno scatenato in medio oriente dove in questo momento hanno trovato nello stato islamico un ostacolo alle loro mire conquistatrici.
E lo dobbiamo fare a maggior ragione in questo momento storico nel quale il dissesto ideologico, politico e organizzativo causato dalla ultracentenaria predicazione di riformisti, revisionisti e falsi comunisti ha depotenziato, deideologizzato e decomunistizzato le masse.
Per far fare un deciso passo in avanti alla lotta di classe nel nostro Paese occorre costruire un grande, forte e radicato Partito marxista-leninista, e per costruire un tale Partito un ruolo decisivo lo riveste la qualità della militanza marxista-leninista.
Lenin rappresenta una fonte preziosissima di insegnamenti, grazie alla sue dure battaglie per costruire il Partito, darvi una corretta linea, e instillare nei suoi aderenti una corretta concezione della militanza.
Secondo Lenin infatti “Soltanto il partito comunista, se esso è realmente l’avanguardia della classe rivoluzionaria, se comprende nel suo seno i migliori rappresentanti di questa classe, se è composto di comunisti pienamente coscienti e devoti, istruiti e temprati dall’esperienza di una lotta rivoluzionaria accanita, se ha saputo legarsi in maniera indissolubile a tutta la vita della sua classe e, attraverso di essa, a tutta la massa degli sfruttati, e ispirare a questa classe e a questa massa una fiducia completa, solo un tale partito è capace di dirigere il proletariato nella lotta inesorabilmente implacabile, decisiva, suprema, contro tutte le forze del capitalismo”
(1)
Per costruire un tale Partito Lenin condusse una lunga e aspra serie di battaglie, dapprima contro le tendenze economiciste e populiste che avevano una forte influenza nella socialdemocrazia russa e che negavano l'essenza stessa della lotta di classe, riconducendo il tutto a singole battaglie senza però mettere in discussione il sistema politico borghese e negando il ruolo e la funzione del proletariato e del suo Partito.
Dopo la sua costituzione, nel 1898, il Partito operaio socialdemocratico russo rimaneva comunque un insieme di tanti circoli slegati tra di loro e sostanzialmente autonomi ai quali Lenin indicò la via nell’unità politica e organizzativa, così come indicò nella giusta combinazione tra lavoro e legale e lavoro illegale la via d’uscita dal fallimento della rivoluzione democratica borghese del 1905, battendo sia la corrente dei liquidazionisti che quella dei legalitaristi.
Una battaglia ideologica e politica enorme quella di Lenin contro l’anarchismo, il frazionismo, il correntismo e l'individualismo, che minavano continuamente l'unità del Partito mettendone in discussione persino l'esistenza, e dai quali un Partito autenticamente comunista deve necessariamente difendersi se vuol mantenere ferma e salda la propria organizzazione bolscevica e linea marxista-leninista.
Una delle più grandi e importanti battaglie condotte nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo si svolse nel 1903, nel corso del suo II Congresso che era chiamato a decidere sull'adozione del Programma e dello Statuto e sulla nomina degli organismi dirigenti centrali, dove la maggioranza, cioè i bolscevichi, si schierò con le tesi di Lenin sulle caratteristiche e ruolo del militante, la composizione sociale del partito e la struttura organizzativa del partito, mentre i menscevichi, cioè la minoranza uscita dal Congresso, le osteggiarono in tutti i modi, sostenendo la concezione anarchica di voler concedere ad ogni scioperante il titolo di appartenente al Partito.
Esiste infatti una netta linea di demarcazione tra la giusta concezione leninista del Partito come "reparto di avanguardia cosciente e organizzato della classe operaia" e la concezione opportunista anarcoide e trotzkista che lo vorrebbe invece come entità amorfa, disorganizzata e che finisce per cancellare ogni frontiera tra partito e classe e venire meno al compito di elevare le masse intermedie e più arretrate al livello di quelle avanzate e più coscienti.
Proprio su questo punto Lenin ingaggiò una feroce polemica con Martov e i menscevichi che volevano che nello Statuto del Partito venisse cancellata ogni differenza tra coloro che aderivano e coloro che entravano nel Partito, tra gli elementi coscienti e attivi e coloro che davano un aiuto. "Secondo Martov
- scrive Lenin - le frontiere del partito restano assolutamente indeterminate, poiché 'ogni scioperante' può 'dichiararsi membro del Partito'. Quale utilità presenta questo amorfismo? La larga diffusione di un 'appellativo'. Il danno che essa reca è di dar corso all'idea disorganizzatrice della confusione della classe col partito"
. (2) Riferendosi a Trotzki, sostenitore della concezione menscevica, Lenin aggiunge: "Egli ha dimenticato che il partito dev'essere solo il reparto d'avanguardia, il dirigente dell'immensa massa della classe operaia, che lavora tutta (o quasi tutta) 'sotto il controllo e la direzione' delle organizzazioni del partito, ma che non entra tutta, e non deve entrare tutta, nel 'partito'"
.(3)
Nonostante la continua opposizione degli elementi frazionisti e individualisti Lenin fece tutto il possibile per preservare l'unità del Partito evitando dannose scissioni, senza però concedere loro nulla, fino ad arrivare all’espulsione dei peggiori elementi menscevichi sancita alla conferenza di Praga del 1912, ma questa non pose fine alla lotta contro gli elementi alla Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Bucharin e altri che rimasero all’interno del Partito, camuffandosi da marxisti-leninisti e venendo allo scoperto di tanto in tanto, in particolare dopo la morte di Lenin.
Lenin era convinto che “Avendo nelle proprie file dei riformisti, dei menscevichi, non si può vincere nella rivoluzione proletaria, non si può difenderla.”
(4). E che “Il partito è un’unione volontaria, che si disgregherebbe inevitabilmente, dapprima sul piano ideale e poi anche su quello materiale, se non espellesse quei suoi iscritti che predicano concezioni contrarie al partito”.
(5)
Per questo riteneva che il Partito andasse periodicamente epurato, come affermò nel 1921 “Se riusciremo effettivamente ad epurare in questo modo il partito dall'alto in basso «senza riguardi per nessuno», la rivoluzione farà una conquista veramente grande... Per ottenere questo miglioramento bisogna epurare il partito dagli elementi che si staccano dalle masse (per non parlare, s'intende, degli elementi che disonorano il partito agli occhi delle masse). Bisogna epurare il partito dagli imbroglioni, dai burocrati, dai disonesti, dai comunisti incostanti e dai menscevichi che hanno ridipinto la «facciata», ma sono rimasti menscevichi nell'animo.”
(6)
I marxisti-leninisti italiani la pensano come Lenin, e come Stalin, e cioè che “Il partito dei proletari, quale gruppo combattivo di dirigenti, deve in primo luogo essere molto più piccolo della classe dei proletari per il numero dei suoi membri, in secondo luogo deve stare più in alto della classe dei proletari per la sua coscienza ed esperienza, e in terzo luogo deve essere un’organizzazione compatta … Dobbiamo essere estremamente vigilanti e non dimenticare che il nostro partito è una fortezza le cui porte si aprono soltanto a coloro che sono provati. “E’ meglio che dieci elementi che lavorano non si chiamino membri del partito (i veri militanti non vanno a caccia dei gradi!), piuttosto che un solo chiaccherone abbia il diritto e la possibilità di essere membro del partito”.
(7)
Noi vogliamo quindi che "all'appellativo" corrisponda una sostanza, e per questo il termine "bolscevico", che riassume e identifica la concezione leninista del Partito, e che venne aggiunto al nome del Partito di Lenin e Stalin, rappresenta anche il nome del nostro settimanale organo di stampa, sin dalla sua nascita, avvenuta il 15 dicembre del 1969.
La militanza marxista-leninista è uno degli elementi fondamentali e peculiari che caratterizzano un partito autenticamente comunista, e quindi anche del PMLI, i cui membri non sono dei semplici iscritti, ma dei militanti, dei soldati rossi, disciplinati, organizzati, uniti e solidali tra di loro, centralizzati, che combattono ogni giorno, come possono, sotto le bandiere dei Maestri e del PMLI al servizio del proletariato e delle masse contro il capitalismo e per il socialismo.
Il PMLI, come il Partito di Lenin e Stalin, non è un partito d'opinione, dove basta avere la tessera in tasca per professarsi marxista-leninista. Il PMLI non è nemmeno un "partito di massa" dove basta riconoscersi nel socialismo e nel Partito che in Italia lo rappresenta per autodefinirsi un militante marxista-leninista. Il PMLI, come è scritto a chiare lettere nel suo Statuto, all'articolo 1 "è l'avanguardia cosciente e organizzata del proletariato italiano, il Partito politico della classe operaia, che dirige le lotte immediate e parziali e quelle generali e a lungo termine dell'intera classe e delle larghe masse popolari italiane e guida la rivoluzione socialista alla completa vittoria".
Nelle sue file dunque vi prendono posto solo i combattenti d'avanguardia impegnati ogni giorno, ogni momento della loro vita, senza badare a sacrifici personali, per il successo della causa rivoluzionaria.
Il militante marxista-leninista è colui che si muove come un sol uomo col Partito, ne condivide la linea politica, ideologica e organizzativa, lavora attivamente in una delle sue istanze, ne accetta e ne rispetta integralmente lo Statuto, che costituisce la legge suprema del Partito e lo sostiene economicamente. E’ vincolato a precisi doveri che sono fissati dall'articolo 13 dello Statuto del PMLI, tra i quali quello di studiare e praticare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, diffonderlo tra il proletariato e le larghe masse popolari, difendere la linea politica e la struttura organizzativa del Partito, attenersi al centralismo democratico e osservare una ferma disciplina proletaria, pensare, agire e vivere da rivoluzionario, trasformare la propria concezione del mondo, elevare la propria coscienza politica, essere risoluto e coraggioso nella lotta di classe, non temere alcun sacrificio, anteporre gli interessi della rivoluzione a quelli personali, non esitare a dare anche la vita per la causa del proletariato.
I militanti del PMLI devono fare a gara per essere i migliori, imparando dai nostri Maestri e dalle compagne e dai compagni che sono più avanti e più bravi di noi e che si caricano il fardello più pesante del Partito. In particolare i membri operai del Partito devono impegnarsi a fondo a livello ideologico, politico, organizzativo e pratico affinché costituiscano davvero la testa e l'ossatura portante del PMLI.
Dobbiamo sforzarci di acquisire le caratteristiche indicate da Mao nelle 10 citazioni pubblicate sul n° 27 dello scorso anno de “Il Bolscevico”, ciascuna delle quali rappresenta un rosso punto di riferimento.
Da esse impariamo che i marxisti-leninisti sono dei tipi particolari, diversi da tutti gli altri, per gli ideali che li animano, per lo spirito di sacrificio e di dedizione alla causa del proletariato e del socialismo che dimostrano, per il disinteresse personale con cui si dedicano al lavoro politico rivoluzionario, per l'impegno che mettono nello studio e nella risoluzione dei problemi delle masse, per il coraggio che hanno nell'affrontare anche da soli o in pochi le dure battaglie di classe. Come dice Lenin devono “«andare fra tutte le classi della popolazione» come teorici, come propagandisti, come agitatori e come organizzatori...”
(8)
Devono rispecchiare la descrizione che ne ha fatto Stalin nel suo giuramento a Lenin : “Compagni, noi comunisti siamo gente di una fattura particolare. Siamo fatti di una materia speciale. Siamo coloro che formano l'esercito del grande stratega proletario, l'esercito del compagno Lenin. Nulla è più elevato dell'onore di appartenere a questo esercito. Nulla è più elevato dell'appellativo di membro del partito che è stato fondato e diretto dal compagno Lenin. Non a tutti è dato essere membri di un tale partito. Non a tutti è dato sopportare i rovesci e le tempeste che l'appartenenza a un tale partito comporta. I figli della classe operaia, i figli del bisogno e della lotta, i figli delle privazioni inimmaginabili e degli sforzi eroici, - ecco coloro che, innanzi tutto, debbono appartenere a un tale partito. Ecco perché il partito dei leninisti, il partito dei comunisti, si chiama al tempo stesso partito della classe operaia.
Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di tenere alto e serbar puro il grande appellativo di membro del partito. Ti giuriamo, compagno Lenin, che noi adempiremo con onore il tuo comandamento!
(9)
Anche noi ce la metteremo tutta per adempiere a tale giuramento, ma sappiamo che la buona volontà e lo spirito di sacrificio sono necessari, indispensabili,ma che non bastano, decisiva è la qualità dei militanti e dei quadri di base che incide in modo determinante nel lavoro politico sui vari fronti di lotta e in ogni ambito influenzando in maniera positiva o negativa la costruzione e la crescita del Partito e il suo legame con le masse.
Per questo occorre porre l’accento più sulla qualità che sulla quantità, che è l’unico modo per radicare sulla roccia il nostro lavoro rivoluzionario, studiando di più e in modo mirato, difendendo e applicando con maggiore attenzione e risolutezza la linea ideologica, politica e organizzativa del PMLI, lottando contro il liberalismo e impugnando saldamente l'arma della critica e dell'autocritica, impegnandosi ad acquisire la cultura, lo stile e la pratica marxiste-leniniste, dando la priorità alla vita interna del Partito, elevando la combattività interna ed esterna al Partito, avendo una grande fiducia nelle nostre possibilità, nella linea del Partito, nelle nostre proposte e nelle nostre capacità, nonché nelle masse in lotta, concentrandosi nel lavoro di massa in particolare tra il proletariato e gli studenti, privilegiando il megafono alla tastiera.
Solo se miglioriamo il nostro lavoro politico e la qualità dei membri e dei quadri di base del Partito, ispirandoci agli insegnamenti di Lenin e degli altri Maestri, potremo veramente svolgere un ruolo di avanguardia nella situazione politica, sindacale e sociale in cui operiamo e contribuire a dare al Partito anche un corpo da Gigante Rosso. Per contribuire a costruire e sviluppare quel tipo di Partito cioè di cui Marx ed Engels tracciarono le linee fondamentali come reparto d'avanguardia senza il quale il proletariato non può raggiungere la propria liberazione, né nel senso della presa del potere, né nel senso della trasformazione della società capitalista, e che Lenin sviluppò ulteriormente in relazione alle nuove condizioni di lotta del proletariato nel periodo dell'imperialismo, dimostrando che il partito è la forma superiore dell'organizzazione di classe del proletariato, che la dittatura del proletariato può essere realizzata e diretta soltanto attraverso il partito marxista-leninista, e che senza una disciplina di ferro nel partito non possono essere realizzati i compiti della dittatura del proletariato per schiacciare gli sfruttatori e trasformare la società di classe in società socialista.
“La dittatura del proletariato
- afferma Lenin - è una lotta tenace, cruenta e incruenta, violenta e pacifica. Militare ed economica, pedagogica ed amministrativa, contro le forze e le tradizioni della vecchia società. La forza dell’abitudine di milioni e di decine di milioni di uomini è la più terribile delle forze, Senza un partito di ferro, temprato nella lotta, senza un partito che goda la fiducia di tutto quanto vi è di onesto nella sua classe, senza un partito che sappia osservare lo stato d’animo delle masse e influenzarlo, è impossibile condurre con successo una lotta simile”
. (11)
Noi marxisti-leninisti dobbiamo fare nostre la concezione leninista della militanza e del Partito se vogliamo fare la nostra parte anche in relazione alla lotta contro il governo del nuovo Mussolini Renzi, con il quale si sono ulteriormente inasprite le disparità di classe, territoriali, di genere, lavorative e generazionali. E ancor peggio sarà tra qualche anno, quando le controriforme costituzionali, istituzionali ed economiche produrranno le maggiori conseguenze.
Un nero disegno, piduista e neofascista, iniziato da Craxi negli anni '80 del secolo scorso, passando per Berlusconi ma anche dai governi di “centro-sinistra”.
A colpi di fiducia, leggi delega, “patti del Nazareno”, tassello dopo tassello, togliendo diritti ai lavoratori e impoverendo le masse popolari, Renzi si sta dimostrando il più fulgido paladino degli interessi degli industriali, della borghesia, delle banche, dell'Unione Europea, della Bce e dell'imperialismo italiano ed europeo.
Per questo occorre lottare per affossare il Jobs Act, per garantire a tutti, a partire da donne e giovani, il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato, contro la "Buona scuola" e la sua impostazione selettiva e di classe, per garantire anche ai giovani proletari un'istruzione adeguata, contro il "Piano casa", per garantire a tutti il diritto ad un alloggio, contro lo "Sblocca Italia" che devasta il territorio italiano, per creare in tutto il Mezzogiorno una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord.
Contro l’interventismo di Renzi che vede l’Italia impegnata con quasi 6.000 militari in molteplici teatri di guerra, e che spinge per un intervento militare internazionale in Libia guidato dall’Italia, nel quadro più ampio dell’aggressione imperialista allo Stato islamico, che rischia di coinvolgere il popolo italiano in una guerra che serve solo agli interessi dell’imperialismo italiano.
Tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche, antimafiose e antifasciste cui sta a cuore il benessere delle masse popolati devono unirsi per cacciare Renzi, che rappresenta una reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi.
Bisogna mettere in campo una forte e tenace opposizione sociale nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, in tutti gli altri luoghi di lavoro, nei movimenti di lotta, nelle piazze per fermare la controriforma costituzionale e abbattere il governo del nuovo duce Renzi.
Invitiamo gli sfruttati e gli oppressi, soprattutto le operaie e gli operai, le ragazze e i ragazzi più coscienti, informati, avanzati e combattivi a dare le ali al loro futuro combattendo assieme ai marxisti-leninisti contro il capitalismo, per il socialismo. Perché la storia e i fatti dimostrano che solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato, perché
Il nostro è un compito duro e difficile ma se agiremo in base alla parola d’ordine “Studiare, capire, agire, concentrandosi sulle priorità sulla base delle forze che disponiamo” in base al principio “Studio e azione, azione e studio” e se sapremo utilizzare bene i cinque assi che abbiamo in mano, rappresentati dai nostri Maestri, col tempo i risultati certamente arriveranno.
Care compagne e compagni,
facciamo nostre queste parole di Lenin: “Piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile tenendoci con forza per mano. Siamo da ogni parte circondati da nemici e dobbiamo quasi sempre marciare sotto il fuoco. Ci siamo uniti, in virtù di una decisione liberamente presa, allo scopo di combattere i nostri nemici e di non sdrucciolare nel vicino pantano, i cui abitanti, fin dal primo momento, ci hanno biasimato per aver costituito un gruppo a parte e preferito la via della lotta alla via della conciliazione. Ed ecco che taluni dei nostri si mettono a gridare: 'Andiamo nel pantano!'. E, se si incomincia a confonderli, ribattono: 'Che gente arretrata siete! Non vi vergognate di negarci la libertà d’invitarvi a seguire una via migliore?'. Oh, sí, signori, voi siete liberi non soltanto di invitarci, ma di andare voi stessi dove volete, anche nel pantano; del resto pensiamo che il vostro posto è proprio nel pantano e siamo pronti a darvi il nostro aiuto per trasportarvi i vostri penati. Ma lasciate la nostra mano, non aggrappatevi a noi e non insozzate la nostra grande parola della libertà, perché anche noi siamo 'liberi' di andare dove vogliamo, liberi di combattere non solo contro il pantano, ma anche contro coloro che si incamminano verso di esso.”
(13)
Proseguiamo dunque con determinazione, tranquillità e ottimismo rivoluzionario nella nostra Lunga Marcia politica e organizzativa!
Stiamo in cordata, stretti l’uno all’altro sostenendoci reciprocamente!
Spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi!
Facciamo nostri gli insegnamenti di Lenin riguardo ai membri del Partito!
Viva l’unità di piazza del PMLI, PcDI e tutti i sostenitori di Lenin!
Con Lenin per sempre, contro il capitalismo, per il socialismo!
Note
1) Lenin – Tesi sui compiti fondamentali del II Congresso dell’Internazionale comunista 1920
2) Lenin - Un passo avanti e due indietro 1904
3) Lenin - Secondo discorso sullo Statuto del partito, 1903, Opere complete, Vol. 6, pagg. 465-467
4) Lenin – Sulla lotta in seno al Partito socialista italiano
5) Lenin – Organizzazione di Partito e letteratura di Partito 1905.
6) Lenin – L’epurazione del Partito - Opere complete Vol XXVII pp 12-13
7) Stalin – La classe dei proletari e il partito dei proletari 1905
8) Lenin – Che fare
9) Stalin - Discorso pronunciato al II Congresso dei Soviet dell'Urss il 26 gennaio 1924, all'indomani della morte di Lenin.
10) Lenin - Lettera al gruppo dei redattori 1899
11) Lenin - L’estremismo, malattia infantile del comunismo 1921
12) Mao - Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista! 1948
13) Lenin – Che fare
27 gennaio 2016