Oggi a Torino, domani a Roma
A Torino il banco di prova per il partito della nazione
Fassino e il Pd pronti a incassare i voti della destra
Alle prossime elezioni comunali di Torino il Pd ed il suo candidato sindaco Piero Fassino si apprestano a lanciare il partito della nazione, prossimo potenziale “cavallo da corsa” su cui potranno confluire gli interessi della borghesia tanto di destra quanto di “sinistra”. A quanto pare il Pd ha ufficialmente gettato la maschera e, per conquistare l'importante carica di podestà del capoluogo piemontese, ha spalancato le proprie porte a illustri caporioni storici della destra piemontese quali Enzo Ghigo, già deputato, senatore e presidente della regione Piemonte per Forza italia e Michele Vietti, ex-deputato dell'Udc e sottosegretario all'economia del governo Berlusconi. Vista l'incertezza che regna nelle file del centrodestra (ad oggi non è ancora stata ufficializzata nessuna candidatura) è molto probabile che gli appoggi di destra per Fassino aumenteranno e la sua campagna elettorale riceverà un ampio supporto “trasversale”. A Torino il Pd e Fassino, al momento non sono ancora state date comunicazioni ufficiali ma soltanto ipocrite e timide smentite, stanno lavorando per un “fronte comune” con il centrodestra e viste le prossime importantissime scadenze politiche nazionali – il referendum costituzionale il prossimo autunno e le elezioni politiche nel 2018, o nel 2017 in caso di anticipate – l'appuntamento alle elezioni comunali la prossima primavera potrebbe rilevarsi particolarmente rilevante per i suoi potenziali risvolti politici nazionali.
Le difficoltà a “sinistra” per Fassino
La candidatura di Fassino alla carica di podestà per la città di Torino, carica che sta già occupando dal 2011, non nasce sotto i migliori auspici per quanto riguarda la concorrenza elettorale alla sua “sinistra”. Sostanzialmente nessun problema può causargli l'imbroglione arci-revisionista Marco Rizzo che con il suo partitino “comunista” non può che attestarsi su percentuali da “prefisso telefonico”. La candidatura di Rizzo del resto non ha vere e proprie ambizioni elettorali ma quella di lanciare la propria immagine (vergognoso come la città e soprattutto i suoi quartieri popolari siano stati tappezzati con poster a colori su cui troneggia l'immagine dell'imbroglione revisionista Rizzo) e di ingannare le masse popolari ed i sinceri comunisti cercando, carpendone il voto, di contenerne l'astensionismo. Ben diverso il discorso per le altre candidature a “sinistra”. Per la carica di podestà sono scesi in campo l'ex sindacalista riformista della Fiom, ed attuale deputato per Sinistra italiana – Sel, Giorgio Airaudo e Chiara Appendino per il Movimento 5 stelle, partito per il quale siede già come consigliera comunale nella sala rossa. Nonostante la campagna elettorale sia ancora in procinto di partire - fatta eccezione per l'imbroglione Rizzo che sta ostentando una disponibilità di fondi davvero sospetta viste le dimensioni del suo partitino “comunista” - e la situazione politica sia ancora del tutto fluida, le due candidature alla sua “sinistra” si profilano già problematiche per Fassino e per il Pd. La candidatura di Airaudo non sembra abbia possibilità di conquistare l'ambita carica di podestà ma potrebbe determinare un vero e proprio drenaggio di voti per Fassino. L'ex-sindacalista riformista della Fiom a Torino gode di molti supporti, prima di ricoprire incarichi nazionali nella Fiom è stato segretario provinciale torinese, e sulla sua candidatura stanno confluendo gli appoggi dell'intera “sinistra” riformista torinese e italiana. Su “Giorgio Airaudo sindaco – Torino in comune”, questo il nome della sua lista civica trasversale, probabilmente convergeranno i voti non solo, appunto, della “sinistra” riformista ma anche di tutti gli scontenti e delle correnti Pd in contrasto con Renzi. Per bocca di Civati la minoranza-dem è pronta a sostenere la sua candidatura. "Fassina e Sel stanno facendo un percorso per costruire una forza di sinistra. Per me l’importante è lanciare una sfida politica aperta. Se il candidato di Sel a Torino fosse Giorgio Airaudo, noi potremmo anche convergere.” Se l'operazione andasse in porto ciò potrebbe costituire un salasso di voti davvero non da poco per Fassino, già in difficoltà per la concorrenza dei 5 stelle. La giovane Chiara Appendino, candidata grillina alla città della Mole, sta consolidando la propria posizione puntando sulla società civile, forte della propria posizione di “outsider” nelle corrotte istituzioni politiche torinesi e nazionali. Trentuno anni, una laurea alla Bocconi ed un incarico dirigenziale nella ditta del marito, Appendino sembra avere tutti i crismi per essere un'ottima candidata per la carica di podestà di Torino: un curriculum personale assolutamente tranquillizzante per la borghesia cittadina e, nel contempo, l'apparente ed ipocrita intransigenza propria dei grillini. La candidatura della Appendino ha inoltre il vento in poppa di cui gode il Movimento 5 stelle, oscurato solo in minima parte dalle collusioni con la camorra emerse nel comune di Quarto. Non da ultimo Fassino ha sempre avuto, e continua ad avere, un rapporto molto problematico con i 5 stelle, e questo non soltanto da un punto di vista strettamente politico. Memorabile la “profezia” che fece nel 2009 con la sua celebre sfida in cui disse: “Beppe Grillo fondi un partito e vediamo quanti voti prende.” Qualche mese fa – i maligni mormorano sia stato con ciò proprio Fassino a lanciare la candidatura della Appendino – dopo una accesa discussione nella sala rossa, in risposta alle critiche della consigliera Appendino, Fassino ha dichiarato: “ Un giorno si segga lei su questa sedia e vediamo se sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di saper fare.”
Fassino pronto a incassare i voti della destra
In difficoltà a “sinistra” Fassino ed il Pd sembrano avere invece libere prateria a destra. A meno di cinque mesi dalle elezioni il centrodestra non ha ancora ufficializzato alcuna candidatura e non si sa neppure se ci sarà un candidato comune per Forza italia, Fratelli d'Italia e Lega. Le difficoltà che Berlusconi ed i suoi alleati stanno incontrando a livello nazionale sembrano ripercuotersi, in modo ancora più accentuato, anche su Torino. Al momento il candidato più probabile sembra essere il notaio Alberto Morano che sta letteralmente scalpitando per scendere in campo. “Io sono a disposizione. Credo sia venuto il momento di fare qualche cosa per Torino, per la mia città. Sono pronto. Questa volta ho deciso di non girare la testa.” La sua prestigiosa candidatura - Morano è molto apprezzato dalla borghesia torinese e ha accesso diretto a tutti i salotti-bene della città della Mole - non sembra convincere i gotha nazionali del centrodestra e, complici i giochi di potere che stanno proseguendo a ritmo serrato entro Forza italia, sta facendo sfilare molti caporioni di destra che stanno annunciando il proprio appoggio in favore di Fassino. A Torino, almeno per il momento, la situazione non potrebbe essere peggiore, almeno all'apparenza, per il centrodestra. La cosa non ci convince e ci lascia anzi molto perplessi. Noi marxisti-leninisti conosciamo bene i giochi di potere, tutti a danno delle masse, dei corrotti partiti politici borghesi interessati solo al potere e a conquistare posizioni e privilegi. Non ci stupiremmo davvero se i tentennamenti del centrodestra, soprattutto di Berlusconi, su Torino altro non fossero che un tentativo per costruire artificiosamente un ottimo “banco di prova” per il partito nella nazione. Fassino, conteso a “sinistra” dalle forti candidature di Airaudo e di Appendino, in assenza di un candidato condiviso per il centrodestra. Quale migliore occasione per fare convergere i voti della destra moderata sul podestà uscente? Il dichiarato appoggio di alcuni noti esponenti del centrodestra - dall'ex presidente forzista della Regione Piemonte Enzo Ghigo al cattolico Michele Vietti, uomo forte dell'Udc piemontese – non ha scomposto più di tanto Fassino. Senza respingere in alcun modo tale sostegno ha dichiarato ai giornalisti: “Il partito della nazione è una figura giornalistica. Non so che cosa sia, non lo vedo nella politica italiana e in ogni caso a Torino non esiste". Liquidata in quattro parole una situazione che avrebbe necessitato di ben altri approfondimenti ha proseguito affermando: “Le elezioni si fanno con l'obiettivo di raccogliere il consenso elettorale più largo. L'appoggio di alcuni settori del centrodestra è la dimostrazione di come abbiamo governato bene.” Fassino ha sicuramente governato bene, molto bene, per i banchieri, gli industriali e la classe dominante borghese che a Torino ha mantenuto, ed anzi aumentato, i propri privilegi. Non si tratta però solo di questo. La situazione è ben più complessa e, per dirla in gergo popolare torinese “la facenda la spussa
- la faccenda puzza.” Le elezioni per la carica di podestà di Torino potrebbero rientrare in un più ampio gioco politico borghese in cui sperimentare (un proseguo del patto del Nazareno?) una convergenza di centrodestra e centrosinistra e mettere alla prova del voto, e degli inconsapevoli elettori, questo nuovo mostro della corrotta politica borghese, anche e soprattutto in vista degli importantissimi appuntamenti elettorali – referendum costituzionale ed elezioni politiche – ormai prossimi. Per noi marxisti-leninisti non possono esserci dubbi. L'unica scelta per bloccare questa pericolosissima convergenza politica e per delegittimare tutti questi vomitevoli intrallazzi è negare il voto a tutti i partiti borghesi delegittimandone così le corrotte istituzioni. Affinché Torino sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il Socialismo e, il primo passo per la sua conquista, è quello di non votare per il partiti della seconda repubblica neofascista che si contendono la carica di podestà.
3 febbraio 2016