Milano
Sala, votato dalla destra, vince le primarie PD
Majorino, Balzani e Iannetta lo sosterranno rivendicando un posto in giunta. Pisapia sottoscrive l'appello a unirsi attorno al beniamino della borghesia
Redazione di Milano
Domenica 7 febbraio si è conclusa come da copione la sceneggiata delle votazioni primarie del PD che ha ufficializzato la candidatura a neopodestà di Milano dell’amministratore delegato di EXPO spa, Giuseppe Sala, già designata dal nuovo duce Renzi e fortemente voluta dalla grande borghesia cittadina e nazionale.
Hanno partecipato al voto 60mila residenti, 7mila in meno rispetto a cinque anni fa. Quasi 25mila hanno votato per Sala, primo col 42% dei consensi; seguono la piddina attuale vicesindaco e assessore al Bilancio Francesca Balzani (34%), l’assessore PD alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino (23%) e il presidente dell’associazione sportiva Uisp Milano Antonio Iannetta (0,73%).
Majorino, Balzani e Iannetta, a caccia di voti per rivendicare un posto nella futura giunta a guida PD, hanno assolto bene al loro ruolo di copertura a sinistra della candidatura predesignata dall’alto di Sala. Con un sapiente gioco delle parti hanno attratto a sé (con programmi “di sinistra” farciti con fantasmagoriche promesse) la maggioranza della base e degli elettori del PD - che certo non simpatizza per il prescelto di Renzi – finendo col garantire la vittoria del loro falso avversario con una maggioranza relativa. A giochi fatti, tutti insieme allegramente, hanno lanciato l’appello: “e adesso tutti uniti per Beppe Sala!”; appello, ovviamente, sottoscritto anche dal neopodestà uscente, l'arancione Giuliano Pisapia.
Dal canto loro i potenti sostenitori di Sala hanno comunque dovuto garantirgli una maggioranza di voti alle primarie, seppur relativa. Per fare questo è stato necessario muovere “pacchetti di voti” sicuri, più probabilmente legati a clientelari voti di scambio che mossi da sincere convinzioni politiche. Oltre ai fedelissimi renziani (per scelta o per “obbligo”) tra gli iscritti e i simpatizzanti PD, a votare Sala ci sono contingenti di elettori provenienti da destra: gli ex berlusconiani che fanno capo al plurinquisito e intrallazzatore della cosiddetta P3 Denis Verdini (il quale ha dichiarato ufficialmente il suo “endorsement”); gli affiliati e i clienti della potente lobby politico-affaristica cattolica di Comunione e Liberazione (della quale è socio fondatore Fiorenzo Tagliabue che con la sua società di comunicazione guida le strategie elettorali di Sala); elettori democristiani del Centro Democratico dell’ex assessore al Bilancio Bruno Tabacci dietro il quale si cela laclerico-fascista Opus Dei tramite Giuseppe Garofano (già condannato a 3 anni di reclusione, ai tempi di tangentopoli nel processo Enimont, per finanziamento illecito ai partiti quand’era presidente di Montedison, ed oggi presidente della holding
di partecipazioni industriali “Alerion”) ed Ettore Gotti Tedeschi (già coinvolto - insieme agli altri vertici dello IOR che presiedeva - in un'indagine della Procura di Roma per supposta violazione delle norme antiriciclaggio), ambedue dichiarati sostenitori di Sala.
Ha destato forti sospetti di voto di scambio, inoltre, l’anomala alta affluenza di cittadini cinesi residenti nella zona di Via Paolo Sarpi guidati in gruppo e istruiti a dovere da attivisti connazionali. L’indicazione di voto campeggiava da giorni sul sito in lingua cinese “huarenjie.com”: “i cinesi di Milano devono tirar fuori la loro forza” in sostegno di Sala, invito corredato da una foto in posa del candidato prescelto e dalla cartina della città con i seggi dove andare a votarlo. Il fatto che molti di loro non avessero nemmeno una basilare consapevolezza per motivare il voto è stato anche rilevato da vari servizi giornalistici come quello del 7 febbraio, edizione delle 13.30 del tg “La7”, che ha persino sorpreso un votante cinese mentre fotografava col cellulare la carta d’identità e il talloncino della scheda che, assieme alla foto (fatta in cabina, ovviamente) della scheda col voto espresso, può fungergli da prova documentale per riscuotere il “premio” pattuito.
Sala ha provato a carpire anche i voti dell’elettorato di sinistra, strizzando l’occhio a quello giovanile anzitutto, quando, alla festa di chiusura della sua campagna per le primarie, ha esibito una maglietta con l’effige di “Che” Guevara (icona mai scomoda per la borghesia) promettendo di “tirarla fuori quando, a giugno, sarò sindaco della città”. Riteniamo però che sarà difficile che i giovani cedano ai suoi ammiccamenti dato il trattamento che Sala ha riservato a molti di loro durante l’EXPO sfruttandoli a gratis o per quattro soldi, senza diritti, per brevi periodi e senza alcuna prospettiva lavorativa futura.
Ai fatti le primarie si sono dimostrate una sceneggiata per dare visibilità al principale partito della “sinistra” borghese e legittimità al suo candidato neopodestà. In esse non sono entrati i bisogni e gli interessi degli operai, dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, delle donne e dei pensionati milanesi, bensì quelli della grande borghesia nazionale e cittadina.
Per noi marxisti-leninisti c'è una sola scelta di classe per bloccare questa pericolosissima convergenza politica interborghese pro-Sala e per delegittimare i vomitevoli intrallazzi per sostenerlo (destinati a estendersi con l'avvicinarsi delle elezioni comunali), negare il voto a tutti i partiti in lizza per Palazzo Marino e quindi delegittimare le corrotte e antipopolari istituzioni borghesi e chi le sostiene.
Affinché Milano sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo e il primo passo in tale direzione è quello di astenersi, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco.
10 febbraio 2016