Sciopero nazionale indetto da Cgil, Cisl, Uil e Usb
Sciopero e corteo dei lavoratori Ilva per il lavoro e la salute
Circa tremila i lavoratori diretti dell'Ilva e dell'appalto che il 10 febbraio hanno manifestato a Taranto per lo sciopero
nazionale proclamato da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Usb, in concomitanza con la scadenza del bando di “svendita” delle aziende del gruppo ai privati.
Dopo le assemblee davanti allo stabilimento, i lavoratori hanno timbrato nei reparti e sono usciti con gli indumenti di lavoro per raggiungere il ponte di pietra, nella città vecchia. Di qui si è snodato un corteo che ha attraversato via Garibaldi, corso Due Mari e Lungomare, fino alla prefettura, dove si è svolto il sit-in programmato per chiedere al Prefetto che trasmetta al governo “la grave situazione di preoccupazione in cui versano i lavoratori dell'Ilva e del suo indotto-appalto”.
Gli operai hanno marciato compatti rivendicando i propri diritti. "Salute, bonifiche, occupazione. Il lavoro non si tocca", urlavano a gran voce. Presenti i gonfaloni dei comuni di Taranto, Monteparano, Pulsano, San Marzano di san Giuseppe, Crispiano e della Provincia di Taranto. I lavoratori degli stabilimenti di Racconigi, Novi ligure, Marghera e di tutto l'indotto, hanno aderito alle quattro ore di sciopero mentre si svolgeva la manifestazione a Taranto.
Con la manifestazione, hanno affermato i sindacati, “non si sciopera solo per la salvaguardia del posto di lavoro, ma soprattutto per la salvaguardia della salute. Vogliamo bonifiche e ambientalizzazione e intendiamo far vedere, dopo le proteste di Genova, che solo uniti possiamo difendere i nostri diritti”.
Il bando di vendita promosso dal governo Renzi, insieme alla sua fidata ministra Guidi non rende certezza sul futuro dello stabilimento e della città in generale. “I lavoratori chiedono risposte certe sulla strategicità dello stabilimento Ilva di Taranto e della città”, hanno sottolineato i sindacati. Cosa che non hanno assicurato le 29 aziende, multinazionali europee, oltre alle italiane Marcegaglia, Cassa Depositi e prestiti, Arvedi e Eusider, che si sono presentate al bando. A costoro fa gola il gruzzoletto di soldi pubblici, messo a disposizione del governo (300 milioni di prestito ponte e 800 milioni di finanziamenti a perdere), e non certo “la salvaguardia del territorio l'integrità del gruppo e la salvaguardia degli occupati in tutto il territorio nazionale".
Alla manifestazione erano presenti rappresentanti delle istituzioni locali, fra cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e rappresentanti della Confindustria locale; entrambi “dicono” di sostenere le due condizioni imprescindibili che la manifestazione ha posto. Ma mentre i Riva ammucchiavano superprofitti nei loro conti esteri e polveri velenose nel territorio circostante costoro dov'erano? Forse i primi, compreso l'ex governatore Vendola, ad assecondare i padroni locali e i secondi a sostenere i lauti guadagni. Nonostante che i sindacati collaborazionisti abbiano accettato la loro partecipazione perché “è una battaglia comune ed è importante la presenza del presidente della Regione Puglia al fianco dei lavoratori per ottenere finalmente un concreto piano di rilancio, che sappia coniugare la tutela dell’occupazione con quella dell’ambiente assicurando un futuro ai 25mila lavoratori, diretti e dell’indotto, di un polo industriale di primaria importanza per il territorio e per il comparto siderurgico”, i lavoratori questo “interesse” peloso non l'hanno digerito. Infatti, non sono mancati momenti di tensione: alcuni manifestanti hanno aggredito verbalmente il presidente di Confindustria Cesareo invitando l'associazione ad abbandonare la manifestazione.
Le lotte fin qui svolte hanno ottenuto un primo risultato: la mattina del 13 febbraio è stato firmato l'accordo al termine della riunione tra l'azienda e i rappresentanti di Fiom, Fim, Uilm, Usb e Flmu sui contratti di solidarietà. Sono 3.095 i lavoratori dell'Ilva di Taranto che ne godranno a partire dal 3 marzo prossimo. Dopo le consultazioni con i sindacati e le assemblee in fabbrica il numero è stato ridotto di 424 unità rispetto ai 3.519 esuberi temporanei indicati dall'Ilva l'11 gennaio scorso. Lo scorso anno il tetto massimo concordato era di 4.074.
17 febbraio 2016