Terzo sciopero generale in Grecia contro lo scempio sulle pensioni
Nel mirino il governo Tsipras e la sua politica di lacrime e sangue

 
La Grecia è rimasta paralizzata dallo sciopero generale di 24 ore indetto per il 4 febbraio dai principali sindacati del settore pubblico e privato, il primo sciopero generale unitario del 2016 e il terzo da novembre, indetto da tutti i sindacati greci contro la riforma delle pensioni presentata all’inizio di gennaio dal governo di Alexis Tsipras.
L'esecutivo costituito dall'alleanza tra Syriza, la formazione di Tsipras, e il partito di destra Anel con una risicata maggioranza in parlamento cerca di far passare fra le altre misure ordinate dall'Unione europea (Ue) quella che porterà al taglio dal 15 al 30% delle pensioni e il contemporaneo aumento dell' 0,5% dei contributi da versare da parte dei lavoratori. Questi tagli fanno parte delle misure che realizzeranno il taglio di circa 1,8 miliardi di euro all'anno, pari all'1% del pil, in cambio della concessione da parte della Ue di 86 miliardi. Un aspetto della politica di lacrime e sangue per i lavoratori e pensionati greci che il governo Tsipras si è impegnato a imporre al paese per portare a casa gli aiuti finanziari della Ue, così come avevano fatto i precedenti governi a guida socialista o di destra.
Diverse manifestazioni si sono svolte in tutto il paese, le principali nella capitale Atene dove i lavoratori sono sfilati da piazza Panepistimio a piazza Syntagma, di fronte alla sede del parlamento, nel corteo organizzato dai sindacati dei lavoratori pubblici e privati Adedy e Gsee e in un corteo autonomo organizzato dal Pame, il sindacato legato al partito revisionista Kke. Alle proteste, che hanno bloccato tutti i trasporti pubblici compresi i voli e i traghetti per le isole, hanno partecipato anche gli aderenti al sindacato dei professionisti, artigiani e commercianti (Gsevee) e quelli di avvocati, notai, camionisti, benzinai e medici.
Alle manifestazioni per lo sciopero generale del 4 febbraio hanno partecipato anche gli agricoltori che erano mobilitati già da una decina di giorni contro i tagli alle pensioni e l'aumento dei contributi e che avevano bloccato autostrade e i valichi di confine con la Bulgaria e la Turchia. E che sono rimasti in piazza anche nei giorni successivi.
Il 12 febbraio quasi un migliaio di agricoltori provenienti da Creta manifestavano di fronte al ministero dell'Agricoltura al grido di "non ci piegheranno", lanciavano pietre e pomodori contro le finestre del ministero e fronteggiavano le cariche della polizia con scontri che si estendevano lungo le strade principali verso il centro della città.

17 febbraio 2016