L'Italia di Renzi fornisce le pistole alla polizia del golpista Al-Sisi
Nonostante l'embargo deciso nell'agosto del 2013 dai ministri degli Esteri europei che si sono impegnati a non fornire armi alla dittatura di Al-Sisi e di “sospendere le licenze di esportazione all’Egitto di ogni tipo di materiale che possa essere utilizzato per la repressione interna”, dagli ultimi dati sul commercio estero forniti dall'Istat si evince invece che l'Italia continua ad essere uno dei maggiori fornitori di armi e munizioni per il regime fascista di Al-Sisi: grande amico e alleato del nuovo duce italiano Renzi.
Le tabelle Istat evidenziano che da gennaio a ottobre 2015 l’Italia ha esportato all’Egitto fucili e carabine per 1.364.738 euro. Dal conteggio sono escluse le armi da guerra destinate all’esercito il cui fatturato ammonta a circa 2,5 milioni che ovviamente non possono comparire nel fatturato del commercio con l'estero estero.
Giorgio Beretta, esponente dell'Osservatorio Permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza di Brescia precisa che: “Si tratta di 1.266 fucili spediti tra maggio e giugno, per la gran parte dalle Benelli Armi di Urbino, che fa parte del gruppo Beretta. Escludendo che all’ombra delle piramidi sia scoppiata una passione per il tiro sportivo o per l’attività venatoria, è probabile che il carico sia stato venduto alla polizia e alle forze di sicurezza egiziane”.
Anche nel 2014 il governo e l'industria bellica italiana hanno concluso grandi affari con il governo di Al Sisi. Tra agosto e settembre, 30mila pistole, soprattutto Beretta F92 prodotte dalla fabbrica di Gardone Val Trompia, erano partite dalla provincia di Brescia per rifornire gli apparati di pubblica sicurezza egiziana. Cioè proprio a quei corpi speciali sospettati di aver torturato e poi assassinato al Cairo il giovane ricercatore italiano Giulio Regeni finito con un colpo alla testa magari sparato proprio con un'arma Beretta.
Ciononostante il governo italiano ha autorizzato l’esportazione in Egitto di più di 9 milioni di euro di armi e munizioni: “Oltre alle 30mila pistole del valore di 7 milioni e 800mila euro – precisano ancora all’Opal – ci sono un milione e mezzo di fucili d’assalto”. L’embargo parziale dell’Ue è ancora in corso, ma la nuova vendita del 2015 dimostra che per il governo vendere fucili e carabine alla polizia egiziana è “un affare che non si può rifiutare”. Anche perché il 20 dicembre 2014 Renzi e il ministro degli Esteri Pinotti hanno siglato con il dittatore Al-Sisi un accordo di “cooperazione industriale” che ovviamente include anche il rifornimento di armi e munizioni di ogni genere esattamente come avveniva anche ai tempi di Mubarak e poi di Morsi.
17 febbraio 2016