La Rpd di Corea lancia un missile di lunga gittata a fini pacifici
Condanna dell'ONU imperialista. Intesa Usa e Corea del Sud per lo scudo
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannava “con fermezza” il 7 febbraio il lancio di un razzo effettuato dalla Repubblica popolare democratica di Corea. In una dichiarazione approvata all'unanimità il consiglio sottolineava che il lancio “è una seria violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite” e annunciava in tempi brevi l'adozione di una risoluzione sanzionatoria “in risposta a queste pericolose e serie violazioni” da parte del governo di Pyongyang. Che aveva poche ore prima annunciato il successo della messa in orbita di un satellite per l'osservazione terrestre. Il successo era confermato dal governo di Seul che aveva seguito il lancio e il percorso del razzo vettore lungo una traiettoria di alcune centinaia di chilometri fino a esplodere a sudovest dell'isola sudcoreana di Jeju.
“L'operazione della Corea del Nord non è accettabile” affermava il premier giapponese Shinzo Abe, in riferimento alla messa in orbita del satellite e soprattutto all'uso di un missile vettore a media gittata. E assieme a Usa e Corea Sud chiedeva la convocazione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu che prontamente e all'unanimità condannava il lancio. Che secondo il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, rappresenterebbe una violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sul bando a carico di Pyongyang dell'uso di tecnologie balistiche. In altre parole la Corea del Nord non avrebbe diritto a lanciare missili per nessuna ragione, neanche a scopo pacifico, se lo fa si tratterebbe di una azione “provocatoria”.
Così come dopo il recente esperimento nucleare, alla condanna dell'Onu si è accompagnato i coro di condanna imperialista verso il governo di Pyongyang, il cui torto fondamentalmente è quello di non essere allineato ai paesi imperialisti.
Dava il via la Casa Bianca che condannando “l'azione provocatoria” ribadiva che “gli Stati Uniti sono impegnati alla sicurezza degli alleati nell'area e assumeranno le misure necessarie per difendersi e per difendere gli alleati e rispondere alle provocazioni della Corea del Nord”. Seguiva quella di Mosca che esortava la Corea del Nord, “con cui ha buoni rapporti di dialogo”, sosteneva in una nota il ministero degli Esteri, a riflettere sul fatto che la “contrapposizione all'intera comunità internazionale non risponde agli interessi stessi del paese”.
Sempre con una nota postata online, anche il ministero degli Esteri cinese condannava il lancio del missile nordcoreano sostenendo che “il lancio rimarca uno sviluppo negativo della situazione nella penisola coreana, dato che ha suscitato ansia e preoccupazione su vasta scala nel mondo (sic!)” anche se Pechino riteneva che la Corea del Nord “debba avere il diritto di utilizzo dello spazio a scopi pacifici, limitato ora dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu”.
Allineato anche il governo italiano che col ministro degli Esteri Paolo Gentiloni commentava che “il lancio di un missile a lungo raggio costituisce l'ennesima provocazione da parte della Corea del Nord, che a solo un mese di distanza da un test nucleare è tornata a violare apertamente le risoluzioni del consiglio di sicurezza, mettendo ancora una volta a rischio la pace e la sicurezza internazionali e regionali”. Federica Mogherini, l'alto rappresentante Ue per la politica estera, aggiungeva che la Corea del Nord “deve adempiere ai suoi obblighi internazionali e abbandonare i programmi per lo sviluppo di missili balistici, capacità nucleari e armi di distruzione di massa, in modo completo, verificabile e irreversibile”.
La presidente sudcoreana Park Geun-hye non si accontentava della protesta formale e chiedeva all'onu l'adozione di !pesanti sanzioni” nel più breve tempo possibile. Intanto il governo di Seul decideva di interrompere l'attività nell'area industriale comune di Kaesong, quel complesso industriale co-gestito con il Nord dal quale Pyoongyang avrebbe ricavato quasi 500 milioni di euro dal 2003.
Nel comunicato della Corea del Nord nel quale si annunciava il successo della messa in orbita del satellite “Kwangmyongsong-4” si affermava che il governo di Pyongyang “continuerà il suo programma di lanci satellitari”, rivendicando il diritto allo sviluppo dello spazio a fini pacifici.
Secondo il presidente americano Barack Obama questo diritto non esisterebbe e il 9 febbraio annunciava che gli Stati Uniti prenderanno “tutte le misure necessarie” ad assicurare la difesa della Corea del Sud e degli altri alleati dell'area fra le quali il
dispiegamento nei tempi più rapidi possibili del loro sistema antimissile Thaad in Corea del Sud; una decisione che vede nettamente contraria la Cina che vedrebbe schierati missili americani a due passi dai propri confini.
24 febbraio 2016