Accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio
Arrestato il leghista Rizzi, braccio destro di Maroni
Regolamento di conti interno alla Lega
La giunta lombarda deve dimettersi
A soli quattro anni dalle scandalose ruberie del “cerchio magico” di Bossi, un nuovo scandalo giudiziario travolge la Lega Nord in Lombardia e smaschera in un sol colpo sia quel “modello di Regione meglio governata d'Italia” vantato pomposamente dai caporioni neofascisti, razzisti e secessionisti Maroni e Salvini sia quel Sistema sanitario lombardo da sempre indicato come un modello di efficienza, professionalità e buona amministrazione e invece diventato il regno della corruzione, delle ruberie e del malcostume.
La sanità lombarda è stata al centro di recenti inchieste giudiziarie che hanno travolto la giunta Formigoni, il San Raffaele, la fondazione Maugeri e che appena quattro mesi fa hanno portato all’arresto dell’ex assessore berlusconiano alla salute Mario Mantovani, boss della sanità regionale ed ex vice presidente lombardo, coinvolgendo peraltro anche il potente assessore leghista al Bilancio Massimo Garavaglia.
Questa volta è toccato a Fabio Rizzi - uomo di punta del Carroccio lombardo, ex senatore e braccio destro del caporione fascio-leghista, governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni - finire in galera insieme ad altre 20 persone (9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma) tutte accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio per l'ennesima storia di tangenti e corruzione consumata all'ombra del Pirellone.
L'inchiesta avviata dalla procura di Monza chiama doppiamente in causa Maroni (Rizzi è il suo braccio destro e inoltre dal 26 ottobre 2015 a seguito dell' istituzione del nuovo Assessorato al Welfare il governatore leghista ha assunto fra l'altro anche la titolarità delle relative deleghe al Servizio Sanitario regionale, Programmazione sanitaria, Prevenzione sanitaria, Veterinaria, Servizi socio-sanitari, Volontariato, associazionismo e Terzo Settore (ambito socio-sanitario).
Le indagini riguardano gli appalti truccati per oltre 400 milioni di euro e il vergognoso mercimonio che ruota intorno all'esternalizzazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie.
Una torta di ben 18 miliardi di euro all’anno per far funzionare 200 ospedali, centri di ricerca, cliniche, fondazioni e residenze su cui Rizzi e il suo collaboratore Mario Valentino Longo hanno costruito un vasto sistema di corruttele: in cambio di laute mazzette spingevano i pazienti bisognosi di cure odontoiatriche a “scegliere” le prestazioni a pagamento presso studi e cliniche private compiacenti invece di quelle carenti e inadeguate del servizio sanitario nazionale.
Grazie all'intervento politico di Rizzi e Longo, a vincere gli appalti milionari era quasi sempre Maria Paola Canegrati titolare del gruppo imprenditoriale Odonto Quality che opera con diverse imprese nel settore della sanità e in particolare nell’esternalizzazione dei servizi odontoiatrici.
I contratti di appalto prevedevano non solo le forniture per l’allestimento dei laboratori ma anche la gestione delle liste di attesa per le visite e gli interventi in un regime di sostanziale monopolio privato in mano alla Canegrati. Un sistema che macinava profitti lucrando sulla pelle dei pazienti costretti a sborsare fior di quattrini in cambio di cure e protesi di scarsa qualità: “fatte col culo”, come dice in una intercettazione Stefano Garatti, dirigente e supervisore dell’azienda ospedaliera di Desio e Vimercate, finito agli arresti.
Una condotta truffaldina, scrivono nell'ordinanza di custodia cautelare il procuratore aggiunto Luisa Zanetti e il sostituto Manuela Massenz, connotata da “elevata pericolosità sociale di tutti i soggetti coinvolti, ciascuno nella propria funzione incuranti degli interessi pubblici sacrificabili in ragione del proprio interesse personale a discapito della salute pubblica”.
I favori venivano pagati non solo con mazzette ma anche con altre utilità fra cui assunzioni di parenti e amici degli amici e finte consulenze da 5 mila euro al mese.
Partecipi dell’associazione a delinquere anche le compagne di Rizzi e Longo, destinatarie delle “consulenze” ma soprattutto cointestatarie di quote di società fittizie disseminate tra Panama, Dubai e Lussemburgo, dove, secondo l'accusa, venivano “lavate” le "mazzette".
“Hanno fatto del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze – scrive tra l'altro il Giudice per le indagini preliminari (Gip) Emanuela Corbetta - non esitando a intimidire facendo valere la loro posizione, chi appare recalcitrante alle loro pretese”.
Rizzi, che dopo l’esperienza di senatore leghista a Roma era tornato a casa per diventare consigliere regionale, secondo l’accusa, si è fatto pagare dalla Canegrati anche 50 mila euro per la campagna elettorale del 2013. Proprio quella in cui Maroni per conquistare il Pirellone prometteva “legalità” e “trasparenza”, voglia di “fare pulizia” e “voltare pagina” dopo la scandalosa stagione Formigoni asserendo con faccia di bronzo: “Io non ho debiti con nessuno né compagnie di alcun tipo da sostenere però bisogna evitare di sbagliare e ricadere negli errori che hanno portato agli scandali”. Proprio lui che brandendo la ramazza aveva promesso di ripulire la Lega dagli scandali bossiani e il Pirellone dagli scandali formigoniani.
Invece è andata a finire che Maroni a soli tre anni dalla sua elezione è coinvolto in uno scandalo che analogo se non peggiore dei precedenti.
E mentre le indagini proseguono, in via Bellerio volano già gli stracci e la resa dei conti fra le varie fazioni leghiste tenta di indurre Bossi ad ammettere: “Temo che venga coinvolto anche Roberto Maroni... gli arresti e la presunta questione morale sono un problema perché fanno perdere voti”.
Invece di trarre le dovute conclusioni e sloggiare dal Pirellone insieme alla sua banda di corrotti e corruttori, Maroni cerca di prendere le distanze dal “mariuolo” Rizzi e ribatte: “Sono molto incazzato per quello che è successo, fermo restando la presunzione di innocenza e la fiducia nella magistratura. Non vogliamo coprire nessuno, non abbiamo nessuno da difendere, chiunque abbia sbagliato mi risponderà. La Regione é parte offesa”.
In realtà l'arresto di Rizzi è soltanto l'ultimo capitolo di una lunga e interminabile catena di ruberie avvenute all'ombra del Pirellone e che va da Poggiolini a Poggi Longostrevi, dalla clinica degli orrori Santa Rita a Formigoni e Mantovani, tanto per citare i casi più eclatanti.
Altro che: "Chi sbaglia non merita il partito" come continua a ripetere Salvini.
In appena due decenni la Lega Nord è passata dal cappio agitato in parlamento in piena Tangentopoli alle manette di San Vittore.
Segno evidente che la corruzione invece di diminuire è aumentata sempre di più e ora dilaga in tutto il Paese e in tutti i partiti del regime neofascista.
Da “Mafia Capitale” alla Lombardia, dalla Sicilia all'Emilia-Romagna, alla Puglia, non passa settimana senza che nuovi scandali e nuove ruberie non vadano ad allungare l'interminabile catena di inchieste giudiziarie che coinvolgono tutti i partiti di destra e di “sinistra” e l'intero sistema istituzionale, politico e amministrativo, dal parlamento fino alle segreterie nazionali dei partiti, dal più importante dei consigli regionali fino al meno noto dei consigli comunali come è successo nelle settimane scorse nel comune di Quarto governato dal Movimento 5 Stelle.
A dimostrazione che non si tratta di casi isolati, di "anomalie" in un corpo fondamentalmente "sano", ma di un intero sistema che è fondato sulla corruzione e sul ladrocinio delle risorse pubbliche. E che nessun partito del regime neofascista se ne può proclamare estraneo. Perfino i partiti falsi comunisti e il M5S, in proporzione al potere che hanno acquisito in alcune amministrazioni pubbliche, sono rimasti coinvolti in questo marcio sistema capitalista che è in grado di corrompere chiunque, anche chi vi entra con le migliori intenzioni.
È il marcio sistema capitalistico a nutrire la corruzione nel suo ventre e la diffonde come una peste a tutti i livelli. Un sistema che è dunque irriformabile e che va spazzato via se veramente si vuole mettere fine alla corruzione.
Ecco perché alle prossime elezioni occorre non votare i partiti borghesi al servizio del capitale e delegittimare la istituzioni rappresentative borghesi con l'astensione.
24 febbraio 2016