Vergognosa e intollerabile iniziativa del sindaco renziano Fassinetti
Il museo a Mussolini a Predappio è un affronto alla Resistenza
Cedevole posizione dell'ANPI locale
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Il sindaco PD di Predappio, Giorgio Frassineti, è tornato con sua grande soddisfazione nuovamente alla ribalta della cronaca “nera”, nel senso di fascista.
Dopo aver aperto nella casa natale di Mussolini un museo apologetico del fascismo, spesso sede di mostre dedicate a Mussolini in maniera acritica ed anzi celebrativa, dopo aver autorizzato la permanenza di ben 3 negozi di paccottiglia fascista (bandiere, manganelli, accendini, calendari, ecc.) e dopo aver sempre garantito le rituali commemorazioni di migliaia di fascisti che ogni anno si recano a Predappio sulla tomba di Mussolini sfilando in parata per le vie del paese, questa volta sente vicina la realizzazione di un progetto al quale sta lavorando da molti anni e che gli conferirebbe la laurea di alfiere del revisionismo storico dandogli una tribuna nazionale, al quale il megalomane sindaco renziano ha dimostrato di ambire: il “museo del fascismo”.
Si tratta dell’ex Casa del fascio di Predappio, che si affaccia sulla piazza del paese, inaugurata nel 1937, 2.400 metri quadrati da tempo ridotta a un palazzo di abbandonato e fatiscente sormontato da una torre alta 40 metri, che lo Stato ha ceduto al Comune di Predappio, che ora è alla ricerca di fondi.
Servono infatti ben 5 milioni di euro per dar vita al “museo del fascismo”, come l’ha definito Frassineti, che come Comune è pronto a stanziare 500 mila euro (e ne ha già spesi 300 mila nel 2007 per la messa in sicurezza), altrettanti li ha garantiti la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì; dalla Regione potrebbero arrivare 2 milioni di euro tramite i fondi europei per le aree con “attrattività turistica”, mentre lo Stato dovrebbe assicurare il resto, e a tal fine si è già recato a Predappio un altro renziano doc, Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, per visionare e valutare il progetto.
Frassineti ha comunque annunciato di voler ricorrere anche al crowfunding
, cioè a una colletta online, ed è ben facile immaginare chi lo finanzierebbe.
I lavori potrebbero partire all’inizio del prossimo anno per arrivare all’apertura entro il 2019, data della scadenza del mandato di Frassineti che vuole a tutti i costi averne riconosciuta la paternità.
Il progetto prevede la realizzazione di un’esposizione multimediale sul ’900, un centro di documentazione, con archivio,
biblioteca e sala video, ma anche spazi ricreativi, sala convegni, bar ristorante, bookshop
e info
turistiche. La torre dovrebbe divenire punto di osservazione. Il richiamo è quantificato in più di 45mila visitatori all’anno.
Quali saranno poi questi “visitatori”, al sindaco, ma anche al Consiglio comunale che lo appoggia, nonché alla regione e al governo, poco importa.
Frassineti come sempre copre la sua opera revisionista con la solita litania del “bisogna fare i conti col passato” e che “il passato non si affronta non parlandone”. Come se la storia non avesse già emesso i suoi incontrovertibili verdetti, ma Frassineti chiarisce bene che l’intento è quello di rendere Predappio “protagonista della narrazione storica del ’900, in modo diverso”. Appunto, diverso. E infatti vorrebbe concentrare lo “studio” del periodo fascista a quello “buono” degli inizi (come se non ci fossero stati gli assassinii, i pestaggi, gli assalti alle Case del Popolo, alle sedi sindacali) che “a scuola non si studia più, ci si limita a parlare degli ultimi due anni del Fascismo, di Salò”.
Ad avallare il progetto del famigerato museo del fascismo in tanti, dal Consiglio comunale di Predappio alla regione Emilia-Romagna tramite l’assessore alla cultura Massimo Mezzetti (Sel), fino al governo nazionale con la visita del vice di Renzi Lotti, e anche l’ANPI, che assieme all’Istituto storico della resistenza di Forlì-Cesena ha “collaborato al progetto – come spiegato dal presidente provinciale ANPI Carlo Sarpieri – e la nostra presenza è volta a garantire che non ci siano aspetti celebrativi”. Come se la condotta tenuta sinora dal sindaco e dal comune nonché le premesse di questo progetto non delineino già abbastanza chiaramente il quadro della situazione.
Tutti comunque, compresa l’ANPI, hanno tenuto a precisare che non si tratterà di museo riservato solo al fascismo, ma a “tutti i fascismi” e a tutti i “totalitarismi”, per loro compreso quindi il comunismo equiparato ancora una volta a fascismo e nazismo, così come sta facendo Atrium, il progetto che coinvolge 11 paesi europei accomunati dall’architettura dei regimi “totalitari” nel “periodo e contesto storico dal 1920 al 1930 dell'Italia fascista agli anni 1950 e 1970 delle società comuniste dell'Europa orientale”.
Il PMLI si oppone decisamente a quest’ennesima opera revisionista, che costituisce un affronto alla Resistenza e una provocatoria equiparazione tra fascismo e comunismo. Quest'ultimo invece, tramite l'Unione Sovietica diretta da Stalin, ha dato un contributo fondamentale alla vittoria sul nazi-fascismo e costituisce il punto di riferimento per tutti coloro che si battono contro oppressione e sfruttamento e vogliono conquistare l'Italia unita, rossa e socialista!
2 marzo 2016