Per fermare i migranti 5 navi e aerei radar della Nato nell'Egeo
In tempi di "guerre umanitarie" e di operazioni di "imposizione della pace" non è certo strano che per affrontare la questione dei profughi nell'Egeo si autoinviti una struttura militare come quella della Nato; una nuova prova di come l'imperialismo cerchi di camuffare dietro una fraseologia di "pace" operazioni militari, operazioni di guerra o in preparazione di azioni di guerra.
Il 10 febbraio la riunione dei ministri della Difesa dei paesi Nato a Bruxelles decideva di inviare una forza navale nell'Egeo per fermare i migranti. La richiesta era stata avanzata da Ankara che voleva un aiuto alle proprie guardie costiere per contrastare l’immigrazione illegale in Europa. La richiesta era nata due giorni prima nella capitale turca durante l'incontro del primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Il segretario generale della Nato, il danese Jens Stoltenberg, assicurava che di fronte alla “grave preoccupazione” per la crisi dei migranti, la Nato avrebbe “studiato molto seriamente la domanda della Turchia e di altri alleati” per vedere come l’Alleanza “puo’ aiutarli a gestire la crisi”. Avuto il via libera dal governo greco di Alexis Tsipras la Nato metteva in azione il gruppo navale già dispiegato nel Mediterraneo orientale al largo di Cipro, composto da 3 navi, sotto comando tedesco, che dovrebbero diventare almeno 5 e appoggiate dagli aerei radar.
La Nato è pronta “a sostenere e partecipare a un’operazione navale di sorveglianza del Mar Egeo”, dichiarava il segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, al termine della riunione di Bruxelles e precisava che la Nato “non ha il compito di fermare o respingere le barche di rifugiati”, ma l'obiettivo di colpire “la rete criminale che sfrutta povera gente”, un vero e proprio “traffico organizzato”. Le ondate di migranti “sono operazioni di contrabbando organizzato e prenderle di mira è il miglior modo per ottenere il più grande impatto positivo sulla dimensione umanitaria” della crisi, aggiungeva il capo del Pentagono.
È la prima volta che la Nato si impegna ufficialmente in un’operazione che riguarda i rifugiati, finora si era sempre rifiutata ricordando che questo rientrava fra i compiti di polizia o di guardie di frontiera. Adesso invece prende al volo la richiesta della Turchia, sponsorizzata dalla Germania, e schiera le sue navi a due passi dal centro della crisi, in Siria, a fianco della coalizione imperialista a guida Usa.
2 marzo 2016